SaintJust Inviato Maggio 16, 2015 Segnalazione Condividi Inviato Maggio 16, 2015 Colgo l'occasione per parlare brevemente del ciclo di musica contemporanea che si è tenuto di recente al mio conservatorio. In programma, per tre giorni, musica di Boulez, Berio e Stockhausen. Il primo giorno è toccato all'unico compositore ancora vivente. Il primo brano eseguito è stata la celebre "Prima Sonata" per pianoforte, a seguire "Incises" e per finire la celebre "Sonatina" per flauto e pianoforte. A differenza degli altri due, conoscono bene l'impatto di Boulez dal vivo. Boulez dal vivo è un autore molto nervoso ("Sur Incises") e cerebrale ("Marteau") ma, allo stesso tempo, titanico (le Notazioni per orchestra). Ecco, i brani eseguiti sono tendenti verso il rabbioso ed nevrotico. Se la prima "Sonata", dopo due minuti, non riesce più a stupirti per il suo costante alternarsi di registri e di figurazioni (a me ha dato l'idea di seguire quasi in ABA a livello percettivo, non so se mi spiego ecco), mi ha piacevolmente stupito l'assoluta schiettezza e violenza percussiva (quasi Bartokiana) di "Incises" che, addirittura, Boulez ha accantonato forse perché troppo poco "seriale". Mi ha fatto uno strano effetto poter riconoscere le cellule che poi comporranno il ben più mastodontico "Sur l'Incises" per tre pianoforti, tre arpe e tre percussioni. La "Sonatina" è un brano che mi è piaciuto abbastanza, decisamente meno prevedibile a posteri rispetto alla prima sonata. Ironia della sorte, però, l'esecuzione a livello tecnico non ha paragonata: la "Sonata No.1" è stata eseguita con molta perizia da un professionista già navigato e consapevole (sebbene un o' freddino). L'esecuzione di "Incises" ha peccato, secondo me me, di un po' di inesperienza del pianista (in effetti molto giovane), che ha rischiato sempre di trasformare le parti concitate in un virtuosismo un può vuoto e solamente virtuosistico.La "Sonatina" è stata eseguita un po' in modo confusionario, con il timbro del solista solitamente un po' troppo sporco e troppo sgraziato nei fff. Va detto che, trovare esecuzioni di livello di Boulez è rarissimo, poiché spesse volte gli esecutori non sanno ben dosare le puntigliose richieste dinamiche del pierino. Il concerto di Berio, invece, mi ha discretamente annoiato. In programma ben quattro sequenze: per Arpa, Trombone, Fagotto e Violoncello. Ecco qua i miei problemi con il Berio dal vivo: è fastidiosamente noioso. Se Boulez, almeno, è un carro armato che ti investe e, con la sua rabbia, ti umilia e ti annichilisce, Berio si prende troppo tempo per dire delle cose francamente abbastanza noiose. Tuttavia, mi è sembrato il concerto con gli esecutori più consapevoli e preparati (complici il fatto che erano tutti docenti di conservatorio). Il momento più coinvolgente è stata naturalmente la sequenza per trombone, eseguita per altro con il giusto spirito goliardico e teatrale che il brano deve avere. Sostanzialmente, l'esecutore deve parlare ed emettere suoni dentro allo strumenti, assumendo anche pose buffe simili ad un pagliaccio. Ha riscosso molto successo. Buona la sequenza per Arpa, un filino abbastanza prolissa. Acusticamente e percettivamente da però sensazioni abbastanza piacevoli. Buona tecnicamente l'esecuzione della sequenza per violoncello ma, sinceramente, il brano è proprio modesto e noioso. Le intenzioni di Berio erano quelle di riprendere anche dei ritmi indiani da far suonare al violoncellista battendo le dita sulla cassa armonica. Idea carina, ma abbastanza retorica, perché Berio tende poi a complicare, ripetersi ed ad annoiare incredibilmente. Invece, la sequenza per "fagotto" di circa venti minuti, eseguita con la doppia respirazione circolare, è stata tipo la morte. Complimenti di cuore all'esecutore, perché il brano mi pare un "vertice" assoluto ma... è stata una sofferenza. Non è musica che neanche ti permette di annoiarti o di distrarti, perché è talmente molesta da attirare su di sé sempre l'attenzione. 20 minuti che non riavrò più indietro. Sebbene piovesse a dirotto, non mi sono "risparmiato" certo il concerto con la sola musica di Stockhausen. In programma un po' di Klavierstuck: I, II, III, IV, VII, XII, XIV e XVI. Hanno eseguito questi brani i solisti selezionati dal Divertimento Ensemble per un concorso dedicato ai giovani. Posso dire che questo è stato il concerto più divertente dei tre. A differenza di Boulez e Berio, la musica di Stockhausen ha un forte impatto dal vivo. Forse perché non è "incazzato" come il primo e non è intellettuale come il secondo. Stockhausen, sebbene nei primi Klavierstuck fino al XI sia in pieno periodo di dogmatismo d'avanguardia, riesce a far "risuonare" la sua musica, giocando in modo più diretto con la percezione e "risonanze" (cosmiche ). Se i primi dal I-IV sono rigidamente seriali e potrebbero stare benissimo in un recital accanto alle Notations di Boulez (considerando però che le 12 Notazioni per pianoforte di Boulez sono dei gioiellini), dal VII Stockhausen inizia a giocare con i suoni del pianoforte, che concepisce di più come grandi sistemi planetari, a cui girano attorno dei piccoli pianeti e satelliti. Il VII dal vivo fa la sua porca figura, poiché riesce a creare un'atmosfera di incredibile fascino. Senza esserlo direttamente (come in futuro), pare proprio musica astronomica. Faccio i miei complimenti poi per il coraggio al Divertimento ed al Conservatorio per il coraggio. Si è scelto di toccare i Klavierstuck meno noti, ovvero quelli dopo XI (di cui esistono rare edizioni discografiche). Che dire del Klavierstuck XII? Ormai siamo negli ottanta (ovvero il periodo Licht) e la mescalina, in Stockhausen, ha fatto effetto. Ormai era partito per la tangente, ed era irrecuperabile. Questo Klavierstuck XII è un brano decisamente particolare, che fa ampio uso di gestualità non più rigidamente seriali ed affini: si lascia andare ad amplissimi gesti che non mancano occasione di accarezza l'ascoltatore con anche piacevoli passaggi melodici ed armonici. Nel Klavierstuck XII, oltre che alla parte su tastiere, l'esecutore è chiamato contare ad alta voce, emettere suoni con la bocca, battere sul legno e sulla cordiere ed... a mandare baci al pubblico. Devo fare anche i complimenti alla pianista che, nell'interpretazione, è riuscita anche a dare un certo senso di erotismo che ha reso scorrevole e piacevole l'esperienza dell'ascolto (ricordandoci che è un brano comunque che supera abbondantemente i venti minuti). Un po' così l'esecuzione del Klavierstuck XIV, che sostanzialmente è una copia "in minore" del XII (infatti dura solo cinque minuti). Avrei preferito, magari, l'inserimento del Klavierstuck IX, che è un assoluto capolavoro. Pazienza. Poi, hanno cercato di giocare ancora più in alto inserendo il Klavierstuck XVI, per pianoforte con sintetizzatore registrato. Un brano decisamente curioso che, purtroppo, credo di non aver ben capito. Avrei bisogno di riascoltarlo ma, comunque, è stato abbastanza suggestivo (anche se mi aspettavo di più). Cita Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione ...
giobar Inviato Maggio 17, 2015 Segnalazione Condividi Inviato Maggio 17, 2015 la sequenza per "fagotto" di circa venti minuti, eseguita con la doppia respirazione circolare, è stata tipo la morte. Complimenti di cuore all'esecutore, perché il brano mi pare un "vertice" assoluto ma... è stata una sofferenza. Non è musica che neanche ti permette di annoiarti o di distrarti, perché è talmente molesta da attirare su di sé sempre l'attenzione. 20 minuti che non riavrò più indietro. :rofl: Nemmeno Webern sarebbe riuscito a esprimere in appena tre righe una serie così efficace di variazioni sul tema "non m'è piaciuta per niente!". Bravo! Cita Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione ...
giordanoted Inviato Maggio 17, 2015 Segnalazione Condividi Inviato Maggio 17, 2015 Colgo l'occasione per parlare brevemente del ciclo di musica contemporanea che si è tenuto di recente al mio conservatorio. In programma, per tre giorni, musica di Boulez, Berio e Stockhausen. Il primo giorno è toccato all'unico compositore ancora vivente. Il primo brano eseguito è stata la celebre "Prima Sonata" per pianoforte, a seguire "Incises" e per finire la celebre "Sonatina" per flauto e pianoforte. A differenza degli altri due, conoscono bene l'impatto di Boulez dal vivo. Boulez dal vivo è un autore molto nervoso ("Sur Incises") e cerebrale ("Marteau") ma, allo stesso tempo, titanico (le Notazioni per orchestra). Ecco, i brani eseguiti sono tendenti verso il rabbioso ed nevrotico. Se la prima "Sonata", dopo due minuti, non riesce più a stupirti per il suo costante alternarsi di registri e di figurazioni (a me ha dato l'idea di seguire quasi in ABA a livello percettivo, non so se mi spiego ecco), mi ha piacevolmente stupito l'assoluta schiettezza e violenza percussiva (quasi Bartokiana) di "Incises" che, addirittura, Boulez ha accantonato forse perché troppo poco "seriale". Mi ha fatto uno strano effetto poter riconoscere le cellule che poi comporranno il ben più mastodontico "Sur l'Incises" per tre pianoforti, tre arpe e tre percussioni. La "Sonatina" è un brano che mi è piaciuto abbastanza, decisamente meno prevedibile a posteri rispetto alla prima sonata. Ironia della sorte, però, l'esecuzione a livello tecnico non ha paragonata: la "Sonata No.1" è stata eseguita con molta perizia da un professionista già navigato e consapevole (sebbene un o' freddino). L'esecuzione di "Incises" ha peccato, secondo me me, di un po' di inesperienza del pianista (in effetti molto giovane), che ha rischiato sempre di trasformare le parti concitate in un virtuosismo un può vuoto e solamente virtuosistico.La "Sonatina" è stata eseguita un po' in modo confusionario, con il timbro del solista solitamente un po' troppo sporco e troppo sgraziato nei fff. Va detto che, trovare esecuzioni di livello di Boulez è rarissimo, poiché spesse volte gli esecutori non sanno ben dosare le puntigliose richieste dinamiche del pierino. Il concerto di Berio, invece, mi ha discretamente annoiato. In programma ben quattro sequenze: per Arpa, Trombone, Fagotto e Violoncello. Ecco qua i miei problemi con il Berio dal vivo: è fastidiosamente noioso. Se Boulez, almeno, è un carro armato che ti investe e, con la sua rabbia, ti umilia e ti annichilisce, Berio si prende troppo tempo per dire delle cose francamente abbastanza noiose. Tuttavia, mi è sembrato il concerto con gli esecutori più consapevoli e preparati (complici il fatto che erano tutti docenti di conservatorio). Il momento più coinvolgente è stata naturalmente la sequenza per trombone, eseguita per altro con il giusto spirito goliardico e teatrale che il brano deve avere. Sostanzialmente, l'esecutore deve parlare ed emettere suoni dentro allo strumenti, assumendo anche pose buffe simili ad un pagliaccio. Ha riscosso molto successo. Buona la sequenza per Arpa, un filino abbastanza prolissa. Acusticamente e percettivamente da però sensazioni abbastanza piacevoli. Buona tecnicamente l'esecuzione della sequenza per violoncello ma, sinceramente, il brano è proprio modesto e noioso. Le intenzioni di Berio erano quelle di riprendere anche dei ritmi indiani da far suonare al violoncellista battendo le dita sulla cassa armonica. Idea carina, ma abbastanza retorica, perché Berio tende poi a complicare, ripetersi ed ad annoiare incredibilmente. Invece, la sequenza per "fagotto" di circa venti minuti, eseguita con la doppia respirazione circolare, è stata tipo la morte. Complimenti di cuore all'esecutore, perché il brano mi pare un "vertice" assoluto ma... è stata una sofferenza. Non è musica che neanche ti permette di annoiarti o di distrarti, perché è talmente molesta da attirare su di sé sempre l'attenzione. 20 minuti che non riavrò più indietro. Sebbene piovesse a dirotto, non mi sono "risparmiato" certo il concerto con la sola musica di Stockhausen. In programma un po' di Klavierstuck: I, II, III, IV, VII, XII, XIV e XVI. Hanno eseguito questi brani i solisti selezionati dal Divertimento Ensemble per un concorso dedicato ai giovani. Posso dire che questo è stato il concerto più divertente dei tre. A differenza di Boulez e Berio, la musica di Stockhausen ha un forte impatto dal vivo. Forse perché non è "incazzato" come il primo e non è intellettuale come il secondo. Stockhausen, sebbene nei primi Klavierstuck fino al XI sia in pieno periodo di dogmatismo d'avanguardia, riesce a far "risuonare" la sua musica, giocando in modo più diretto con la percezione e "risonanze" (cosmiche ). Se i primi dal I-IV sono rigidamente seriali e potrebbero stare benissimo in un recital accanto alle Notations di Boulez (considerando però che le 12 Notazioni per pianoforte di Boulez sono dei gioiellini), dal VII Stockhausen inizia a giocare con i suoni del pianoforte, che concepisce di più come grandi sistemi planetari, a cui girano attorno dei piccoli pianeti e satelliti. Il VII dal vivo fa la sua porca figura, poiché riesce a creare un'atmosfera di incredibile fascino. Senza esserlo direttamente (come in futuro), pare proprio musica astronomica. Faccio i miei complimenti poi per il coraggio al Divertimento ed al Conservatorio per il coraggio. Si è scelto di toccare i Klavierstuck meno noti, ovvero quelli dopo XI (di cui esistono rare edizioni discografiche). Che dire del Klavierstuck XII? Ormai siamo negli ottanta (ovvero il periodo Licht) e la mescalina, in Stockhausen, ha fatto effetto. Ormai era partito per la tangente, ed era irrecuperabile. Questo Klavierstuck XII è un brano decisamente particolare, che fa ampio uso di gestualità non più rigidamente seriali ed affini: si lascia andare ad amplissimi gesti che non mancano occasione di accarezza l'ascoltatore con anche piacevoli passaggi melodici ed armonici. Nel Klavierstuck XII, oltre che alla parte su tastiere, l'esecutore è chiamato contare ad alta voce, emettere suoni con la bocca, battere sul legno e sulla cordiere ed... a mandare baci al pubblico. Devo fare anche i complimenti alla pianista che, nell'interpretazione, è riuscita anche a dare un certo senso di erotismo che ha reso scorrevole e piacevole l'esperienza dell'ascolto (ricordandoci che è un brano comunque che supera abbondantemente i venti minuti). Un po' così l'esecuzione del Klavierstuck XIV, che sostanzialmente è una copia "in minore" del XII (infatti dura solo cinque minuti). Avrei preferito, magari, l'inserimento del Klavierstuck IX, che è un assoluto capolavoro. Pazienza. Poi, hanno cercato di giocare ancora più in alto inserendo il Klavierstuck XVI, per pianoforte con sintetizzatore registrato. Un brano decisamente curioso che, purtroppo, credo di non aver ben capito. Avrei bisogno di riascoltarlo ma, comunque, è stato abbastanza suggestivo (anche se mi aspettavo di più). Ammappa che programmone ambizioso. Ma che conservatorio è? Cita Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione ...
Rinaldino Inviato Maggio 17, 2015 Segnalazione Condividi Inviato Maggio 17, 2015 Ammappa che programmone ambizioso. Ma che conservatorio è? Il Verdi di Milano PS: scherzavo Cita Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione ...
SaintJust Inviato Maggio 17, 2015 Segnalazione Condividi Inviato Maggio 17, 2015 Ammappa che programmone ambizioso. Ma che conservatorio è? Novara. Va detto, per onore della cronaca, che il giorno prima di Boulez hanno eseguito "Serenata per un Satellite", "Viola e "Y despuses" di Maderna. Cita Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione ...
giordanoted Inviato Maggio 17, 2015 Segnalazione Condividi Inviato Maggio 17, 2015 Urca. Ieri ho visto Eschenbach con l'orchestra di Santa Cecilia. Visto e ascoltato.Programma:Ouverture dal Flauto Magico eSinfonia concertante per viola e violino di MozartSinfonia n 5 in re min di ShostakovichOrchestra ottimaSolisti discretiEschenbach il più grande direttore che abbia mai visto dal vivo.Stupendo in particolare il Largo della Concertante.Ma tutto indimenticabile. I pianissimo (o pianissimi?) così sospesi e tesi, i tremoli in ppp della Quinta, eseguiti come per magia.E quando invece c'era da tirare fuori la brutalità e l'aggressività, come nell'ultimo movimento, raramente ho sentito tanta convinzione nei musicisti.Naturalmente questo genio non è stato invitato nella prossima stagione. Ci saranno invece due concerti di Orozco-Estrada, la pippa mista. Cita Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione ...
Guest zeitnote Inviato Maggio 19, 2015 Segnalazione Condividi Inviato Maggio 19, 2015 Finalmente!! Zimerman ha confermato il suo concerto ad Imola per venerdì prossimo. Il programma prevede tutto Schubert con le due grandi sonate D959 e D960, che - a quanto mi risulta - il pianista polacco non ha mai inciso. Sarà una sorpresa, quindi, ascoltarlo in questo repertorio assai periglioso, irto di insidie riguardo alle scelte espressive. Una delle mie 959 (recenti) preferite resta quella di Grigory il Grande: >https://www.youtube.com/watch?v=wWVyj9IFCB4 Cita Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione ...
enricoshark Inviato Maggio 21, 2015 Segnalazione Condividi Inviato Maggio 21, 2015 Ieri sera sono andato alla Scala a sentire la Turandot. Era la prima volta che vedevo quest'opera dal vivo e devo dire che è stata veramente un'esperienza magnifica.Cantanti ottimi, ottime le scene e la caratterizzazione dei personaggi. L'esecuzione della musica è stata veramente magistrale, e si veniva proprio trasportati da essa attraverso le emozioni e lo "scioglimento" del cuore di Turandot. L'unica cosa di cui sono rimasto un po' dispiaciuto sono stati i fischi/buh di disappunto quando è salito sul palco. Non so per quale motivo, forse per la scelta del finale di Berio invece che di quello di Alfano. Cita Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione ...
superburp Inviato Maggio 21, 2015 Segnalazione Condividi Inviato Maggio 21, 2015 Urca. Ieri ho visto Eschenbach con l'orchestra di Santa Cecilia. Visto e ascoltato. Programma: Ouverture dal Flauto Magico e Sinfonia concertante per viola e violino di Mozart Sinfonia n 5 in re min di Shostakovich Orchestra ottima Solisti discreti Eschenbach il più grande direttore che abbia mai visto dal vivo. Stupendo in particolare il Largo della Concertante. Ma tutto indimenticabile. I pianissimo (o pianissimi?) così sospesi e tesi, i tremoli in ppp della Quinta, eseguiti come per magia. E quando invece c'era da tirare fuori la brutalità e l'aggressività, come nell'ultimo movimento, raramente ho sentito tanta convinzione nei musicisti. Naturalmente questo genio non è stato invitato nella prossima stagione. Ci saranno invece due concerti di Orozco-Estrada, la pippa mista. Ho dimenticato di commentare quel concerto. Concordo con quanto hai scritto, bellissima esperienza. Mi è piaciuto molto anche il bis dei solisti: primo movimento dal - mi pare - primo duetto per violino e viola di Mozart. Un pezzo che pensavo fosse minore, ma che mi è molto piaciuto, per niente banale. Chissà se kraus e gli altri mozartiani lo conoscono. Invece sono curioso e spaventato al tempo stesso dal prossimo concerto. L'ottava di Bruckner diretta da Pappano... Chissà! Cita Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione ...
giordanoted Inviato Maggio 21, 2015 Segnalazione Condividi Inviato Maggio 21, 2015 Invece sono curioso e spaventato al tempo stesso dal prossimo concerto. L'ottava di Bruckner diretta da Pappano... Chissà! Non ci vado, temo la fracassonata à la Pappano, ma se tu vai facci sapere le tue impressioni! Cita Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione ...
superburp Inviato Maggio 21, 2015 Segnalazione Condividi Inviato Maggio 21, 2015 Non ci vado, temo la fracassonata à la Pappano, ma se tu vai facci sapere le tue impressioni! Sicuramente andrò, è comunque la mia prima ottava di Bruckner dal vivo. Ma già mi son messo l'anima in pace . Cita Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione ...
giordanoted Inviato Maggio 21, 2015 Segnalazione Condividi Inviato Maggio 21, 2015 Sicuramente andrò, è comunque la mia prima ottava di Bruckner dal vivo. Ma già mi son messo l'anima in pace . ahahahahahah Cita Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione ...
dejure Inviato Maggio 21, 2015 Segnalazione Condividi Inviato Maggio 21, 2015 Finalmente!! Zimerman ha confermato il suo concerto ad Imola per venerdì prossimo. Il programma prevede tutto Schubert con le due grandi sonate D959 e D960, che - a quanto mi risulta - il pianista polacco non ha mai inciso. Sarà una sorpresa, quindi, ascoltarlo in questo repertorio assai periglioso, irto di insidie riguardo alle scelte espressive. Una delle mie 959 (recenti) preferite resta quella di Grigory il Grande: Che onore! Tanta invidia Cita Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione ...
Flaux Inviato Maggio 22, 2015 Segnalazione Condividi Inviato Maggio 22, 2015 Ieri sera sono andato alla Scala a sentire la Turandot. [...] L'unica cosa di cui sono rimasto un po' dispiaciuto sono stati i fischi/buh di disappunto quando è salito sul palco. Non so per quale motivo, forse per la scelta del finale di Berio invece che di quello di Alfano. Benvenuto in forum! Io l'ho vista in diretta Tv e non mi è piaciuta... la scelta del finale non è così rilevante, è proprio la messa in scena/costumi che secondo me non evocavano nulla di magico e in un'opera anche l'occhio vuole la sua parte. Ma i fischi erano rivolti al direttore d'orchestra? Cita Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione ...
enricoshark Inviato Maggio 22, 2015 Segnalazione Condividi Inviato Maggio 22, 2015 Grazie per il benvenuto Si, i fischi erano rivolti al direttore. L'unico che è stato "contestato" è stato lui. Un personaggio che non mi è piaciuto molto è il padre, che sembrava un po' un hippie. Purtroppo poi non sono proprio un grande esperto, sono semplicemente un ragazzo che ascolta musica classica fin da quando era piccolo, non ho l'orecchio assoluto. Cita Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione ...
SaintJust Inviato Maggio 24, 2015 Segnalazione Condividi Inviato Maggio 24, 2015 Considerazioni varie su CO2 di Battistelli.-Il fiore all’occhiello della produzione è naturalmente il comportato tecnico. L’dea registica è molto forte, cerca di creare degli ottimi contrasti tra narrato e messa in scena, con un discreto garbo direi. L’idea dello schermo 3D è interessante e creare una certa profondità spaziale alla scena che è un fattore considerevole, poiché sembra di assistere a dei quadri. Non trovo dei veri punti deboli neanche nei costumi e nelle scenografie virtuali. Certo, potevano risparmiarsi i serpenti di gomma, questo sì.-Il libretto credo che sia il più grande problema dell’opera. La struttura narrativa, per intenderla in soldoni, è abbastanza simile a quelle delle opere di Philip Glass nella “Portrait Trilogy”: episodi casuali messi insieme secondo un intento narrativo ed argomentativo comune. E’ un’operazione drammaturgica che, da una parte, mi sento di lodare assolutamente per il coraggio, dall’altro c’è anche da dire che non tutti gli “episodi funzionano”, anzi. Direi con tranquillità che gli episodi più belli siano quelli che coinvolgono il coro ed il corpo di ballo presente: la scena dell’aeroporto, la scena degli uragani, la scena ambientato a Kyoto e quella al supermarket sono originali, appaganti e drammaturgicamente perfette. Male, invece, le scene “singole”, ma non perché siano orchestrate e “pensate” male. Semplicemente, sono prive di mordente ed allungano troppo il brodo e la cosa certa è che questa pecca non va a nozze con l’assoluta neutralità della musica: incolore il dialogo tra gli scienziati e gli angeli, deludente quello nell’Eden (in cui l’unica cosa interessante e coraggiosa è stato mettere un controtenore a fare il diavolo tentatore), terribilmente non riuscita la parte della commemorazioni alle vittime dello Tsunami ed il finale semplicemente anticlimatico e tirato troppo per le lunghe. Il libretto ha, detto questo, due problemi:1) E’ troppo didascalico. In certi momenti pare veramente di trovarsi di fronte ad una lezione di storia o a catechismo. La regia torna insistentemente sui dati “tecnici” che vengono forniti allo spettatore (tabelle, statistiche eccetera) ma, le butta un po’ lì senza darle troppa importanza narrativa (e ciò tradisce le ispirazione dello stesso libretto). Insomma, è un’opera da “spiegone”, come in certi film che mettono in bocca a personaggi lo svelamento dell’intreccio di turno.2) Si ha la costante impressione che, appunto, novanta minuti per questa lezione siano troppi. Anche perché la ciccia che viene messa in bocca ai vari personaggi sarebbe risolvibile con neanche la metà delle battute (il momento solistico del controtenore e di “Gaia”).-La musica. In realtà non sarebbe un “punto negativo”, attenzione. Più che altro colpisce il fatto che non c’è veramente quel momento che ti faccia dire “wow”. Un organico ricco di suggestioni con ampio utilizzo dell’elettronica non basta da “solo” a creare momenti memorabili. Tutt’altro. Musicalmente, per gli amanti del generi, diciamo che ci troviamo nel grande mondo del “polistilismo” contemporaneo: Battistelli coniuga varie tecniche ampiamente studiate ed utilizzate, senza mai andare oltre al classico compitino. Ci sono anche delle banalità ogni tanto che sono sintomo sicuramente di una musica non particolarmente ispirata: il gamelan per evocare fasti antichi ed orientali, l’accenno di musica bandistica nella scena del supermercato, l’utilizzo tribale nelle percussioni nelle parti che avevano a che fare con i “miti” ecc… Segnalo, non perché sia particolarmente interessante, anche un solo di basso elettrico poco dopo la metà dello spettacolo (90 minuti secchi), tuttavia non ha la forza trascinante e “bestiale” del famoso dolo in Professor Bad Trip di Romitelli tra basso e violoncello. Ecco qui il problema della musica: si limita ad essere un commento alla “lezione”. Cita Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione ...
kraus Inviato Maggio 25, 2015 Segnalazione Condividi Inviato Maggio 25, 2015 Ho dimenticato di commentare quel concerto. Concordo con quanto hai scritto, bellissima esperienza. Mi è piaciuto molto anche il bis dei solisti: primo movimento dal - mi pare - primo duetto per violino e viola di Mozart. Un pezzo che pensavo fosse minore, ma che mi è molto piaciuto, per niente banale. Chissà se kraus e gli altri mozartiani lo conoscono. Conosco, conosco Per la precisione dal 1993, quando ho acquistato il volume dei duo e dei trii per archi della Philips. I duetti per violino e viola sono oltretutto esercizi di stile, perché Mozart rifece il verso a Michael Haydn per consentirgli di chiudere un ciclo di 6 duetti per Colloredo. Michael era ammalato e riuscì a scriverne solo quattro, sicché Mozart compose per l'ultima volta nella sua vita qualcosa per l'odiato arcivescovo. Il tempo di mezzo del KV 424 è probabilmente "le pezz mieux" dei sei movimenti scritti da Mozart per questa sparuta formazione: >https://www.youtube.com/watch?&v=q-ZXlX5MjC0 Cita Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione ...
Guest zeitnote Inviato Maggio 26, 2015 Segnalazione Condividi Inviato Maggio 26, 2015 Krystian Zimerman è un pianista immenso. L'altra sera ha sottoposto le due ultime grandi sonate (D959 E D960) di Schubert ad un trattamento pazzesco. La fluidità onirica del fraseggio combinata all'indugio espressivo su certe pause come a voler demarcare i contorni delle cellule tematiche, quasi fossero delle piccole isole di suono, facevano sembrare queste sonate delle rapsodie, ma senza il senso di pastiche che tale forma sovente comporta. Poi colpiva l'irruenza degli sbalzi dinamici (i forte facevano risuonare lo Steinway di una cascata di armonici per un bel po'), come se portassero con sé un messaggio romanticamente affermativo : "Sì, dopo due mesi di malattia eccomi qua a suonare Schubert!". Incredibile! Cita Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione ...
superburp Inviato Maggio 26, 2015 Segnalazione Condividi Inviato Maggio 26, 2015 Sicuramente andrò, è comunque la mia prima ottava di Bruckner dal vivo. Ma già mi son messo l'anima in pace .Sorpresa! È stata una bell'ottava, sia per tempi che per fraseggio. Stavolta non posso lamentarmi di Pappano. A voler cercare il pelo nell'uovo, avrei preferito dinamiche più differenziate (tutti i fortissimo orchestrali erano a "squarciagola" per esempio), però la sostanza c'era e quindi me ne torno molto soddisfatto a casa.P.S.: Avrei però voluto sentire il parere di sua brucknerità giordano. Cita Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione ...
superburp Inviato Maggio 30, 2015 Segnalazione Condividi Inviato Maggio 30, 2015 Ieri sera al teatro di Latina c'era la serata balletto, con Le boeuf sur le toit, Pavane di Fauré e El amor brujo. Il balletto non è un genere che mi attira, ma non potevo perdermi Le boeuf dal vivo, è uno dei pezzi che preferisco. Mi sono sembrate buone esecuzioni, mentre non mi pronuncio sulle coreografie non essendo appunto il mio genere. Cita Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione ...
giordanoted Inviato Maggio 30, 2015 Segnalazione Condividi Inviato Maggio 30, 2015 Sorpresa! È stata una bell'ottava, sia per tempi che per fraseggio. Stavolta non posso lamentarmi di Pappano. A voler cercare il pelo nell'uovo, avrei preferito dinamiche più differenziate (tutti i fortissimo orchestrali erano a "squarciagola" per esempio), però la sostanza c'era e quindi me ne torno molto soddisfatto a casa.P.S.: Avrei però voluto sentire il parere di sua brucknerità giordano.Mi pare che abbiano registrato il concerto per Radio3 se trovo il podcast lo ascolto e ti dico la mia! Cita Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione ...
giobar Inviato Giugno 22, 2015 Segnalazione Condividi Inviato Giugno 22, 2015 Ho assistito ieri sera a un bel recital di Rodolfo Leone, ventiquattrenne pianista italiano, arrivato secondo all'ultimo concorso Busoni (con primo premio non assegnato). Che dire? Fa piacere vedere sul palco un giovane serio, preparato e coraggioso. Il programma non era dei più facili e popolari. Una suite di Handel, una sonata di Clementi e la Hammerklavier di Beethoven. Handel, onestamente, mi è parso poco a fuoco, una specie di stuzzichino un po' insipido. Formidabile invece la sonata in si minore op. 40 n. 2 di Clementi. E' un autore che in genere mi piace molto poco (eufemismo). Eppure, sarà stato un contagio beethoveniano dell'autore, sarà stata l'ispirazione di questa specifica opera, sarà stato il piglio da condottiero del pianista (che, di suo, ci mette la sua figura da corazziere), Leone ha restituito un pezzo appassionante, vivo, intensissimo e con momenti assolutamente trascinanti. Bravissimo. Nella Hammerklavier si notano l'inesperienza e la necessità di ulteriori rifiniture. Nella sostanza, le mani e la testa "hanno" la sonata, e questo è già un gran risultato per un ventiquattrenne che ha sbalordito buona parte del pubblico (costituito da veri appassionati che, a parte un telefonino dimenticato e subito spento, non hanno fatto sentire una sola caramella o un solo colpo di tosse): tutti sapevano, o si sono resi conto, che l'op. 106 è un mostro e che per un pianista così giovane è un'impresa il semplice fatto di portarla a termine senza danni, a memoria. Molto bello il primo tempo, quello su cui evidentemente Leone ha riflettuto di più, perché ne esce sbalzata in modo vivo la splendida architettura, illuminata a ripetizione dal tema-fanfara. un po' sfuocati sia lo scherzo che, soprattutto l'adagio. Quest'ultimo è stato preso forse troppo lentamente e il pianista non ha ancora sviluppato la capacità di mantenere viva la tensione con un pezzo così lungo. Un po' troppo meccanica la fuga, che comunque è stata resa in modo spettacolare. Consola sapere che Leone sta ancora studiando e che dunque potrà migliorare e approfondire le sue scelte interpretative. Cita Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione ...
SaintJust Inviato Giugno 28, 2015 Segnalazione Condividi Inviato Giugno 28, 2015 Stamattina, alle ore 11, ho partecipato alla lezione-concerto tenuta da Lachenmann al Museo del Novecento. In programma, l'esecuzione integrale del breve ciclo"Ein Kinderspiel". Visto che sono andato con il mio babbo, ci siamo recati abbastanza presto al museo per poter prendere i posti (concerto gratuito) e per curiosare le opere esposte. Ci becchiamo, nella sala al quarto piano, un omone di un metro e novanta crucco che confabula amichevolmente accanto al musicologo Luciano Pestalozza. Dopo una breve introduzione di Sandro Gorli, Lachenmann prende la parola. Anche se le immagini li riprendono sempre o quasi con uno sguardo severo da trombone d.o.c., in realtà pare decisamente una persona simpatica e semplice, complice anche il fatto che il suo italiano maccheronico ha fatto più volte strappare un sorriso alla sala. Lachenmann parte ricordando il concerto dell'anno scorso per il progetto Pollini alla scala, in cui ricevette gli insulti ed i fischi da parte del pubblico. Su questo "spiacevole" fatto Lachenmann ci scherza su ridendo, poiché si rende perfettamente conto che la sua proposta è una delle poche nel mondo della musica contemporanea ad essere ancora controversa. Eppure, a sentire la spiegazione dei suoi piccoli brani, Lachenmann non perde occasione per dire che, in realtà, la sua musica si basa sullo stesso materiale che si sono sempre da Palestrina e Beethoven ma presentate in modo differente, secondo la sua visione. Lachenmann sostiene che la sua musica sia un'esperienza solamente "d'ascolto", in cui il compositore ricerca e nasconde le sonorità e melodie tra gli armonici e piccoli spifferi degli strumenti, giocando quindi ad un livello percettivo con l'ascoltatore.Lachenmann, inoltre, è una persona veramente onesta: lui considera questa raccolta quasi didattica scritta per sua figlia degli anni ottanta, per farla avvicinare appunto ad esperienze d'ascolto differenti. Infatti i primi Kinderspiel non sono altro che questo: melodie popolari famose in Germania tolte dal loro ambiente naturale di registro e spostate da un'estremità all'altra del pianoforte, scale maggiori e minori spezzate, scale pentatoniche ed un brano da lui scherzosamente chiamato "cinese ubriaco" (ha ammesso di averlo scritto per sua figlia che è mezza giapponese ma in realtà è un brano che a lui non piace per niente!) e giochi acustici con i cluster. Ecco, gli ultimi Kinderspiel sono quelli dal vivo più interessanti, poiché il brano è costruito su un effetto acustico ricercato dal compositore: un cluster di 10 note per creare dei "crescendo" e dei cluster nella zona acutissima del pianoforte. Ed è qui che esce fuori la magia dell'ascolto della musica di Lachenmann, che si esplica solamente ascoltandolo dal vivo: l'orecchio è sempre impegnato alla ricerca dei suoni. Ed il bello è che Lachenmann si è tirato fuori da qualsiasi voglia "tecnicismo" da scienziato di laboratorio, rifiutando sempre e comunque l'estrema intellettualizzazione del suono che, anziché essere creato o/e costruito artificialmente, va ricercato nell'ordinario ascoltando "in modo diverso". Le esecuzioni della raccolta sono state due: la prima da parte di Lachenmann stesso (che, diciamola, si sente lontano un miglio che non è un pianista "capace") e la seconda da parte della affidabile Maria Grazia Bellocchio che ha mostrato ben più sicurezza e padronanza. Molto dolce è stato il bacio sulla testa che Lachenmann ha dato alla pianista di Bergamo, visibilmente felice della riuscita di questo incontro. Cita Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione ...
superburp Inviato Luglio 8, 2015 Segnalazione Condividi Inviato Luglio 8, 2015 Domenica scorsa in una chiesa vicino casa mia, si è tenuto un concerto per coro, organo e ottoni.Organista Di Lenola (nonché maestro del Coro Pontino, Antiphonal lo conosci?), ottoni della banda Rozsini di Latina e poi appunto il Coro Pontino, quello dell'arcidiocesi di Gaeta (dove cantano un'amica mia e di mia moglie col ragazzo) ed un coro romano.Hanno eseguito pezzi strumentali per organo e ottoni (Nimrod di Elgar ed un pezzo sacro di Widor molto appariscente, ma per me un po' poco sacro) e poi musica sacra di Elgar, de Boeck, Dupré, Bruckner, Liszt e Bossi.Mi son piaciuti soprattutto Bruckner (Ecce sacerdos magnus), Dupré (O salutaris hostia, mentre un altro pezzo suo non mi è piaciuto) e il pezzo di Bossi (Westminster hymn) dopo un inizio così così ha chiuso bene.Insomma, un concerto interessante. Bravi anche i musicisti, malgrado l'acustica infelice della chiesa (è di quelle moderne a forma di "conchiglia", però ha un bell'organo perché voluto da un frate in fase di costruzione). Cita Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione ...
giordanoted Inviato Luglio 13, 2015 Segnalazione Condividi Inviato Luglio 13, 2015 Domani a Caracalla ascolterò questa soprano nel ruolo di Butterfly. Speriamo bene. Vi dirò. Oltre alla bellezza, si nota una certa impostazione vocale alla slava. Vi risparmio una sua Donna Elvira insentibile. Pinkerton è Angelo Villari, anch'egli a me ignoto. >https://www.youtube.com/watch?v=DR2kUIpqa_4 Cita Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione ...
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