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Sere01
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Torno da un concerto diretto da tale Marc Albrecht che ha diretto l'ouverture dall'Olandese volante, la fantasia scozzese di Bruch (con Bell solista) e la seconda di Schumann.

Mi è sembrato un bravo direttore anche se non molto fantasioso. Bell anche è stato bravo.

La cosa che proprio non mi è piaciuera è la fantasia di Bruch. Veramente noiosa, con questi temi con cui non ci fa nulla di nulla. E dire che è uno dei pezzi più famosi. Molto meglio il primo concerto per violino.

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L'altro giorno ho ascoltato l'orchestra Respighi di Latina suonare il concerto per violino all'antica di Respighi appunto (solista Davide Alogna) e la 4.a di Brahms.

Il solista è stato bravo, tra l'altro si sta occupando personalmente dell'edizione dello spartito, quindi sentiva molto il pezzo.

Il concerto in sé però mi è sembrato un esercizio di stile carino nei primi 2 movimenti, ma complessivamente inutile.

La 4.a di Brahms non ha bisogno di commenti :hi:. L'esecuzione mi è piaciuta solo nel terzo movimento, gli altri erano resi poco organicamente.

Comunque bisogna riconoscere che organizzano concerti interessanti anche come solisti che invitano: al prossimo canterà Stefania Bonfadelli.

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L'altro giorno ho ascoltato l'orchestra Respighi di Latina suonare il concerto per violino all'antica di Respighi appunto (solista Davide Alogna) e la 4.a di Brahms.

Il solista è stato bravo, tra l'altro si sta occupando personalmente dell'edizione dello spartito, quindi sentiva molto il pezzo.

Alogna ha anche registrato il Concerto con l'Orchestra Sinfonica di Sanremo, il cd è uscito qualche mese fa su Amadeus, insieme ad altri pezzi di Respighi per violino e pianoforte (Davide Alogna e Irene Veneziano).

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Molto brevemente due righe sul concerto dell'orchestra di Santa Cecilia col programma in cartellone in questi giorni.


Ossia


I concerti per orchestra di Malipiero, dove Pappano, che forse ha scoperto dell'esistenza di questa stupenda pagina dalla recente incisione di La Vecchia con la fu Orchestra sinfonica di Roma, si è dimostrato perfetto. Posso solo immaginare cosa sarebbe l'opera sinfonica di Malipiero sotto la sua bacchetta, se è sempre così ispirato. Ma vi dirò che già questi Concerti per orchestra sono all'altezza se non superiori per fantasia, concisione, estro, a alcune sinfonie del maestro veneto. In certi momenti si vola con i colombi sopra San Marco, sulle acque della laguna, si seguono i liberi imprevedibili giri sull'ala del turbine intelligente direbbe Gould e prima di lui Baudelaire.


La quarta di Schumann, che non mi è piaciuta per niente. Noia. Colpa soprattutto del fatto che non mi puoi mettere dopo il libero politematismo di Malipiero la forma-sinfonia sia pure romanticizzata e sinceramente un po' squadrata di Schumann. Mi sono un po' riscosso al momento della famosa transizione prima del finale, ma solo perché ricordavo come la fa Furtwaengler.


Seconda e conclusiva parte della serata, il concerto per violino di Brahms, eseguito con un po' più di freschezza e passione dall'orchestra, ma niente di che. Una lettura direi standard, buona per tutte le stagioni.


Ma la vera star era Janine Jansen, in lungo verde smeraldo.


E io ve lo dico, poi fate come vi pare, forse è l'acustica dell'Auditorium, forse era stanca, forse era emozionata, forse che ne so io, ha un suono piccino picciò. Proprio una cosina che fa tenerezza. L'attacco del violino nel primo movimento, dopo la lunga intro orchestrale, non l'ho letteralmente sentito. E ce la metteva tutta a far schizzare il tappo dalla bottiglia di champagne del finale, l'Allegro giocoso (o gioioso non ricordo ok ho controllato giocoso) ed era quasi comico perché esibiva una gestualità piena di romantico trasporto - si piega, si torce, fa smorfie, si immerge - e col suo lungo e diresti poderoso braccio rivestito di pelle lattea produceva al contrario una cavatina stentata, un suonino filiforme, un bebè settimino, che stavi sempre lì a sperare dai, dai, fatti sentire, non farti sempre coprire dall'orchestra (che non suonava troppo forte, e aggiungo che non ero lontano, ero in galleria poco dopo le prime avanti) insomma sapete la montagna che partorisce il topolino? So di spezzare molti cuori qui in forum, ma fate una cosa, non date retta alle mie parole, ma se vi capita, andate a ascoltarla live. Magari io sono sordo. Magari a voi sembrerà un fenomeno, e devo dire che il pubblico si è spellato le mani e un cretino dietro di me urlava bravoooooo (cretino perché urlava nel mio orecchio, non perché gli era piaciuta l'esecuzione, sia chiaro, forse ora sono ancora più sordo a causa sua).


Uscendo, invece, due anziani signori mi pareva fossero d'accordo sul fatto che l'orchestra la copriva. Non ho capito se pensassero che fosse colpa di Pappano, a me sembra evidente che la Jansen non ha potenza di suono.


Insomma sono molto molto deluso.


Anche perché, se pure avesse suonato con un'intensità adeguata a una sala da concerto e non a un salottino, vi dico che l'interpretazione, pure quella, mi pare, è pallidina come le sue carni e i suoi occhi.


E invece altro commento raccolto in sala: "che personalità".


Sì, capirai.


Addavenì Ginette Neveu.


Ho detto la mia, vengo in pace. Ci sono rimasto male anche io, che volete.


Mi pare che si replichi fino a martedì (oggi no), se ci andate, vedete un po' che ve ne pare.


Lunedì c'è la diretta rai3 e me la riascolto, per verifica.


Vabbè, buonanotte. Stavo andando a letto prima ma questa coltellata ve la dovevo raccontare.


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So di spezzare molti cuori qui in forum

ma... non credo ci siano fan veri e propri della Jansen qui dentro... vogliamo solo portarcela a letto (nei sogni)! ma magari tu hai altri gusti :D

Volendo dare una spiegazione seria:

a ) la ragazza non sa suonare con l'orchestra (che può anche essere), ma è un problema di molti artisti giovani (oddio dopo 10 anni di carriera... ma tutto può essere). Ricordo il famosi masterclass di Bolet che, nonostante vertano sui concerti del Racchio, sono molto interessanti. In essi il pianista torna più volte a redarguire i giovani volenterosi artisti sull'uso del piano e del pianissimo... della serie "bello, ma in concerto, se suoni così, non ti sentiranno mai". E' ovvio quindi che il concerto vive di equilibri diversi e quindi, in fondo, anche di compromessi interpretativi rispetto alla "cameretta" di studio, e quindi allo studio di registrazione (Karajan docet). Al contrario, io che seguivo l'opera, mi sono spesso imbattuto in discussioni dove si parlava di presunta "cattiva fonogenia" di alcuni cantanti, che sul disco apparivano fiacchi e poveri di armonici mentre live, a detta di testimoni, facevano faville. Lessi un saggio sulla storia del disco dove si parlava proprio del fatto che ad un certo punto gli interpreti, allo scopo di riprodurre il suono dei dischi per un pubblico che si aspettava la performance che aveva conosciuto tra le mura domestiche (i primi dischi, registrati con molti compromessi) cominciarono a suonare/cantare diversamente anche dal vivo, il che sarebbe uno dei fenomeni (non il solo) che spiegherebbe l'inversione di tendenza degli ultimi 100 anni, ma il discorso si farebbe infinito.

b ) l'uso meno intensivo del vibrato - non sono tecnico ma fin qua c'arrivo - provoca un volume ridotto del suono. Heifetz ti stracciava l'anima col vibrato, Perlman pure, ma meno, oggi si è capito che bisogna caricare meno il suono in quel modo, anche nel repertorio ottocentesco (quella che alcuni in disco chiamano "freddezza" o "piattezza"). Non mi stupirei se la Faust (secondo me di gran lunga superiore alla Jansen, e molto più estrema nell'approccio tecnico) facesse lo stesso effetto live. Se dietro hai un'orchestrona che suona ancora "all'antica" è ovvio che o ti adegui o vieni sommerso. Proprio Brahms richiedeva compagini più ridotte e, a giudicare dalla complessità delle voci nella sua musica, una nitidezza possibile solo con un uso più accorto del vibrato. Si ascoltino i grandi risultati dell'integrale sinfonica di Berglund (non un bau-bau micio-micio fanatico hip qualunque). Insomma penso che sia una questioni di equilibri.

Non è una difesa di ufficio della gnocca (che in quanto gnocca si difende da sola), mi pare solo che, involontariamente, tu abbia sollevato una questione interessante.

PS: in effetti uno dei migliori Schumann sinfonici l'ho ascoltato da Furtwangler! non per la mole di suono e l'eroismo esasperato, ma per la gestione della pulsazione... le generazioni odierne, che secondo me hanno capito come suonare Beethoven, non hanno capito che Schumann è n'altra storia, e lo suonano uguale. A farsi un giro nei forum, tra le integrali recenti è molto quotato Barenboim (!!), anche da gente non necessariamente passatista. La strada secondo me è quella di Pletnev su Beethoven, solo che il pianista-direttore ha sbagliato autore, in quel caso.

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Due soli chiarimenti o come dice Spinoza scolii:

La Faust, citata da Maja, l'ho sentita proprio l'anno scorso a Santa Cecilia nel concerto di Beethoven, ero anche più lontano in galleria, ma si sentiva chiaro e forte.

Poi, quando dico che la Jansen ha il suono piccolo, intendo anche quando l'orchestra tace. Quindi non è un discorso di masse orchestrali ecc, proprio non "corre" si direbbe in gergo operistico. È chiuso, non sfogato.

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ma... non credo ci siano fan veri e propri della Jansen qui dentro... vogliamo solo portarcela a letto (nei sogni)! ma magari tu hai altri gusti :D

Volendo dare una spiegazione seria:

a ) la ragazza non sa suonare con l'orchestra (che può anche essere), ma è un problema di molti artisti giovani (oddio dopo 10 anni di carriera... ma tutto può essere). Ricordo il famosi masterclass di Bolet che, nonostante vertano sui concerti del Racchio, sono molto interessanti. In essi il pianista torna più volte a redarguire i giovani volenterosi artisti sull'uso del piano e del pianissimo... della serie "bello, ma in concerto, se suoni così, non ti sentiranno mai". E' ovvio quindi che il concerto vive di equilibri diversi e quindi, in fondo, anche di compromessi interpretativi rispetto alla "cameretta" di studio, e quindi allo studio di registrazione (Karajan docet). Al contrario, io che seguivo l'opera, mi sono spesso imbattuto in discussioni dove si parlava di presunta "cattiva fonogenia" di alcuni cantanti, che sul disco apparivano fiacchi e poveri di armonici mentre live, a detta di testimoni, facevano faville. Lessi un saggio sulla storia del disco dove si parlava proprio del fatto che ad un certo punto gli interpreti, allo scopo di riprodurre il suono dei dischi per un pubblico che si aspettava la performance che aveva conosciuto tra le mura domestiche (i primi dischi, registrati con molti compromessi) cominciarono a suonare/cantare diversamente anche dal vivo, il che sarebbe uno dei fenomeni (non il solo) che spiegherebbe l'inversione di tendenza degli ultimi 100 anni, ma il discorso si farebbe infinito.

b ) l'uso meno intensivo del vibrato - non sono tecnico ma fin qua c'arrivo - provoca un volume ridotto del suono. Heifetz ti stracciava l'anima col vibrato, Perlman pure, ma meno, oggi si è capito che bisogna caricare meno il suono in quel modo, anche nel repertorio ottocentesco (quella che alcuni in disco chiamano "freddezza" o "piattezza"). Non mi stupirei se la Faust (secondo me di gran lunga superiore alla Jansen, e molto più estrema nell'approccio tecnico) facesse lo stesso effetto live. Se dietro hai un'orchestrona che suona ancora "all'antica" è ovvio che o ti adegui o vieni sommerso. Proprio Brahms richiedeva compagini più ridotte e, a giudicare dalla complessità delle voci nella sua musica, una nitidezza possibile solo con un uso più accorto del vibrato. Si ascoltino i grandi risultati dell'integrale sinfonica di Berglund (non un bau-bau micio-micio fanatico hip qualunque). Insomma penso che sia una questioni di equilibri.

Non è una difesa di ufficio della gnocca (che in quanto gnocca si difende da sola), mi pare solo che, involontariamente, tu abbia sollevato una questione interessante.

PS: in effetti uno dei migliori Schumann sinfonici l'ho ascoltato da Furtwangler! non per la mole di suono e l'eroismo esasperato, ma per la gestione della pulsazione... le generazioni odierne, che secondo me hanno capito come suonare Beethoven, non hanno capito che Schumann è n'altra storia, e lo suonano uguale. A farsi un giro nei forum, tra le integrali recenti è molto quotato Barenboim (!!), anche da gente non necessariamente passatista. La strada secondo me è quella di Pletnev su Beethoven, solo che il pianista-direttore ha sbagliato autore, in quel caso.

Non è questione di vibrato o di orchestra ecc... è questione che oggi non si sa più suonare. I grandi passavano le giornate intere a capire come ottenere il suono con la pressione delle dita (sulla corda o sul tasto) in modo da farlo correre in sala. Oggi semplicemente i musicisti si concentrano sul fattore tecnico e cercano di trovare più espedienti possibili per impressionare con il risultato indicato da Giordano e a scapito della qualità del suono.

Difetto che può essere attutito in sala di registrazione mettendo il microfono vicino: in ogni caso l'esperto e l'audiofilo incallito se ne accorgono subito.

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Molto brevemente due righe sul concerto dell'orchestra di Santa Cecilia col programma in cartellone in questi giorni.

Ossia

I concerti per orchestra di Malipiero, dove Pappano, che forse ha scoperto dell'esistenza di questa stupenda pagina dalla recente incisione di La Vecchia con la fu Orchestra sinfonica di Roma, si è dimostrato perfetto. Posso solo immaginare cosa sarebbe l'opera sinfonica di Malipiero sotto la sua bacchetta, se è sempre così ispirato. Ma vi dirò che già questi Concerti per orchestra sono all'altezza se non superiori per fantasia, concisione, estro, a alcune sinfonie del maestro veneto. In certi momenti si vola con i colombi sopra San Marco, sulle acque della laguna, si seguono i liberi imprevedibili giri sull'ala del turbine intelligente direbbe Gould e prima di lui Baudelaire.

La quarta di Schumann, che non mi è piaciuta per niente. Noia. Colpa soprattutto del fatto che non mi puoi mettere dopo il libero politematismo di Malipiero la forma-sinfonia sia pure romanticizzata e sinceramente un po' squadrata di Schumann. Mi sono un po' riscosso al momento della famosa transizione prima del finale, ma solo perché ricordavo come la fa Furtwaengler.

Seconda e conclusiva parte della serata, il concerto per violino di Brahms, eseguito con un po' più di freschezza e passione dall'orchestra, ma niente di che. Una lettura direi standard, buona per tutte le stagioni.

Ma la vera star era Janine Jansen, in lungo verde smeraldo.

E io ve lo dico, poi fate come vi pare, forse è l'acustica dell'Auditorium, forse era stanca, forse era emozionata, forse che ne so io, ha un suono piccino picciò. Proprio una cosina che fa tenerezza. L'attacco del violino nel primo movimento, dopo la lunga intro orchestrale, non l'ho letteralmente sentito. E ce la metteva tutta a far schizzare il tappo dalla bottiglia di champagne del finale, l'Allegro giocoso (o gioioso non ricordo ok ho controllato giocoso) ed era quasi comico perché esibiva una gestualità piena di romantico trasporto - si piega, si torce, fa smorfie, si immerge - e col suo lungo e diresti poderoso braccio rivestito di pelle lattea produceva al contrario una cavatina stentata, un suonino filiforme, un bebè settimino, che stavi sempre lì a sperare dai, dai, fatti sentire, non farti sempre coprire dall'orchestra (che non suonava troppo forte, e aggiungo che non ero lontano, ero in galleria poco dopo le prime avanti) insomma sapete la montagna che partorisce il topolino? So di spezzare molti cuori qui in forum, ma fate una cosa, non date retta alle mie parole, ma se vi capita, andate a ascoltarla live. Magari io sono sordo. Magari a voi sembrerà un fenomeno, e devo dire che il pubblico si è spellato le mani e un cretino dietro di me urlava bravoooooo (cretino perché urlava nel mio orecchio, non perché gli era piaciuta l'esecuzione, sia chiaro, forse ora sono ancora più sordo a causa sua).

Uscendo, invece, due anziani signori mi pareva fossero d'accordo sul fatto che l'orchestra la copriva. Non ho capito se pensassero che fosse colpa di Pappano, a me sembra evidente che la Jansen non ha potenza di suono.

Insomma sono molto molto deluso.

Anche perché, se pure avesse suonato con un'intensità adeguata a una sala da concerto e non a un salottino, vi dico che l'interpretazione, pure quella, mi pare, è pallidina come le sue carni e i suoi occhi.

E invece altro commento raccolto in sala: "che personalità".

Sì, capirai.

Addavenì Ginette Neveu.

Ho detto la mia, vengo in pace. Ci sono rimasto male anche io, che volete.

Mi pare che si replichi fino a martedì (oggi no), se ci andate, vedete un po' che ve ne pare.

Lunedì c'è la diretta rai3 e me la riascolto, per verifica.

Vabbè, buonanotte. Stavo andando a letto prima ma questa coltellata ve la dovevo raccontare.

Ho avuto la stessa impressione: stavo in galleria 7 (a lato quindi) e si sentiva pochissimo, soprattutto l'attacco.

In compenso, ho visto per tutto il tempo la sua splendida schiena :D

Ps: il bis che ha fatto, sai cosa fosse?

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Ho avuto la stessa impressione: stavo in galleria 7 (a lato quindi) e si sentiva pochissimo, soprattutto l'attacco.

In compenso, ho visto per tutto il tempo la sua splendida schiena :D

Ps: il bis che ha fatto, sai cosa fosse?

Bach, un brano da una sonata o partita per violino solo ma non saprei dirti quale!

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Io per stasera ho la doppia opzione. Se ci sono ancora biglietti "last minute" (lo scoprirò dopo le 15.00) andremo al concerto dello Hagen Quartet a Bologna, altrimenti Belcea Quartet a Imola.

In bocca al lupo per gli Hagen allora, ho ascoltato i Belcea martedì e li ho trovati abbastanza incolori (però il Webern dei Cinque movimenti per quartetto d'archi op. 5 è molto bello). Suonano sempre Mozart, Webern e Brahms?

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Due soli chiarimenti o come dice Spinoza scolii:

La Faust, citata da Maja, l'ho sentita proprio l'anno scorso a Santa Cecilia nel concerto di Beethoven, ero anche più lontano in galleria, ma si sentiva chiaro e forte.

Poi, quando dico che la Jansen ha il suono piccolo, intendo anche quando l'orchestra tace. Quindi non è un discorso di masse orchestrali ecc, proprio non "corre" si direbbe in gergo operistico. È chiuso, non sfogato.

E allora è la ragazza che c'ha il braccino debole, che te devo dì :D

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Allora, torno dal concerto della Jansen con Pappano.

I concerti di Malipiero li devo risentire, non è un pezzo immediato. Purtroppo mi son ricordato solo oggi che dovevo ripassarlo e non ho avuto tempo.

La quarta di Schumann non mi è piaciuta. Il primo movimento è quello andato meglio, il resto mi è parso il solito Pappano che riesce a non esaltare le parti migliori (il passaggio tra terzo e quarto movimento tirato via così) e a far finire tutto a tarallucci e vino: i suoi finali sono sempre delle corse tendenti al virtuosismo tecnico dell'orchestra che rendono i temi abbastanza ridicoli (vedi anche il finale del concerto di Brahms).

La Jansen, venendo al problema riscontrato da giordano, mi è sembrata in effetti un po' esile di suono, ma non sempre. Se vuole riesce a tenere testa all'orchestra, quindi sembrerebbe una sua scelta. O forse le riesce faticoso suonare troppo forte per troppo tempo? Più che altro ho notato che passa dal forte al piano senza tante sfumature, come se avesse solo un paio di livelli di dinamica.

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Guest zeitnote

In bocca al lupo per gli Hagen allora, ho ascoltato i Belcea martedì e li ho trovati abbastanza incolori (però il Webern dei Cinque movimenti per quartetto d'archi op. 5 è molto bello). Suonano sempre Mozart, Webern e Brahms?

No, solo Mozart con i quartetti: 458, 464 e 465! Il 464 è un vero è proprio gioiello e non stupisce che fosse il preferito di Beethoven. Hagen eccezionali per affiatamento, qualità del suono, interpretazione. Un concerto memorabile.

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La Jansen, venendo al problema riscontrato da giordano, mi è sembrata in effetti un po' esile di suono, ma non sempre. Se vuole riesce a tenere testa all'orchestra, quindi sembrerebbe una sua scelta. O forse le riesce faticoso suonare troppo forte per troppo tempo? Più che altro ho notato che passa dal forte al piano senza tante sfumature, come se avesse solo un paio di livelli di dinamica.

Mai sentita dal vivo la Jansen, però, esistono artisti che funzionano meglio in sale più piccole e raccolte (la Bartoli, per esempio, la cui voce indulge in trilli talmente impalpabili e lievi da esaurirsi in un sospiro, udibile fino alla seconda fila di ascoltatori ma - grazie a dio - un artista non si giudica solamente dal volume della voce o dalla potenza di suono che riesce a far scaturire dallo strumento).

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ma - grazie a dio - un artista non si giudica solamente dal volume della voce o dalla potenza di suono che riesce a far scaturire dallo strumento).

E' vero, ma allora lo stesso artista o le istituzioni operistiche o concertistiche che lo accolgono devono cambiare atteggiamento oppure deve cambiare l'approccio dell'ascoltatore/appassionato. Mi spiego. Se la Jansen (o chi per lei) non ha un adeguato volume di suono, non può pretendere di fare il concerto di Brahms con un'orchestrona in una sala grandissima o non può pretenderlo chi la invita. Se proprio vuole fare (o si vuole da lei) il concerto di Brahms, dovrà suonare con un'orchestra e in una sala più piccole, oppure si dovrà accettare che il suo suono venga amplificato. In linea di principio, io non avrei nulla contro l'amplificazione, se ben realizzata: perché rinunciare alla bravura di un musicista dal suono piccolo in una sala grande? Ma so che non tutti sono d'accordo e in ambito operistico/vocale chi la pensa così rischia una fatwa.

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Io per primo. Mi chiedo come si possa pretendere di fare i musicisti se il suono che si offre é pallido e inespressivo

Non si parla di pallore e inespressività! Si parla di un artista bravo ma con volume di suono modesto. Si critica la Bartoli perché non si sente nei grandi teatri, ma secondo me è una vera e propria cazXXXa, perché il volume sonoro è soltanto una componente del canto e davanti ad altri pregi passa - secondo me - necessariamente in secondo, terzo, quarto piano. Tu stesso, credo,saresti d'accordo a definire stupido chi dicesse che la grafica di Durer è brutta perché le sue raffinatezze incisorie non si vedono da lontano e, davanti all'impossibilità di avvicinarti a una sua incisione, gradiresti - pur di vederla comunque e di apprezzarne la bellezza - qualche sistema di amplificazione dell'immagine.

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Non si parla di pallore e inespressività! Si parla di un artista bravo ma con volume di suono modesto. Si critica la Bartoli perché non si sente nei grandi teatri, ma secondo me è una vera e propria cazXXXa, perché il volume sonoro è soltanto una componente del canto e davanti ad altri pregi passa - secondo me - necessariamente in secondo, terzo, quarto piano. Tu stesso, credo,saresti d'accordo a definire stupido chi dicesse che la grafica di Durer è brutta perché le sue raffinatezze incisorie non si vedono da lontano e, davanti all'impossibilità di avvicinarti a una sua incisione, gradiresti - pur di vederla comunque e di apprezzarne la bellezza - qualche sistema di amplificazione dell'immagine.

Certo d'accordissimo ma uno strumento a corde é i grado di sprigionare un volume sonoro indipendentemente dal fatto che chi lo suoni sia forzuto o meno. La voce e il timbro vocale pertengono ad una sfera completamente diversa. Si può suonare fortissimo ma sforzare il suono col risultato uguale e contrario: Le ultime file sentono poco e sentono gracchiare (o rumore metallico se trattasi di pianoforte). Lo stesso dicasi per il piano: Suonare piano o pianissimo nel modo giusto permette a chi ti ascolta di sentirti anche dall'ultima fila della piccionaia della scala. Viceversa se suoni piano e male non ti sente nessuno. Queste sono considerazioni che dovrebbero costituire oggetto di studio fin dai primissimi anni di conservatorio. Sono perplesso che star internazionali siano sotto contratto nelle maggiori etichette discografiche non avendo certe qualità che definirei propedeutiche per il concertismo ad alti livellu

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Certo d'accordissimo ma uno strumento a corde é i grado di sprigionare un volume sonoro indipendentemente dal fatto che chi lo suoni sia forzuto o meno. La voce e il timbro vocale pertengono ad una sfera completamente diversa. Si può suonare fortissimo ma sforzare il suono col risultato uguale e contrario: Le ultime file sentono poco e sentono gracchiare (o rumore metallico se trattasi di pianoforte). Lo stesso dicasi per il piano: Suonare piano o pianissimo nel modo giusto permette a chi ti ascolta di sentirti anche dall'ultima fila della piccionaia della scala. Viceversa se suoni piano e male non ti sente nessuno. Queste sono considerazioni che dovrebbero costituire oggetto di studio fin dai primissimi anni di conservatorio. Sono perplesso che star internazionali siano sotto contratto nelle maggiori etichette discografiche non avendo certe qualità che definirei propedeutiche per il concertismo ad alti livellu

Non ci siamo capiti: al di là delle legittime critiche all'interpretazione, nessuno, nessuno ha detto che la Jansen ha suonato male e che gracchiava ma soltanto che si sentiva poco e spesso era coperta dall'orchestra. A parte questo, se è vero che gli strumenti ad arco sviluppano di per sé un certo volume di suono (e lo so a mie spese, avendo alcuni principianti o semi principianti nella mia prole...), è altrettanto vero, però, che ci sono grandi differenze soprattutto fra i violinisti e mentre molti si impongono dovunque, altri - senza suonare male e senza gracchiare! - in qualche circostanza soccombono o comunque hanno un volume sonoro inferiore.

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Non voglio essere polemico, però per me se il suono del violino si sente poco non è un dato secondario, adesso lasciamo perdere la Jansen, dico in generale, se un musicista ha suono non sufficientemente potente e non ripiega su un repertorio cameristico o sulle incisioni, ma vuole esibirsi in grandi sale da concerto, qualche problema tecnico deve porselo. A rigore non suona "brutto" né "male", ma una deficienza, una carenza, c'è.


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Non voglio essere polemico, però per me se il suono del violino si sente poco non è un dato secondario, adesso lasciamo perdere la Jansen, dico in generale, se un musicista ha suono non sufficientemente potente e non ripiega su un repertorio cameristico o sulle incisioni, ma vuole esibirsi in grandi sale da concerto, qualche problema tecnico deve porselo. A rigore non suona "brutto" né "male", ma una deficienza, una carenza, c'è.

Ma infatti siamo d'accordo. É una carenza. Se il violino non si sente, così come ogni altro strumento che abbia le caratteristiche per farsi sentire, vuol dire che chi lo suona non lo sta facendo bene. Come fai a dire "non si sentiva, ma nessuno ha detto che non ha suonato male"?

Non so se rendo l'idea, forse é un concetto tecnico, ma é come uno scrittore che cerca di pubblicare un romanzo ed é uno sgrammaticato.

Insomma la resa sonora, essendo un aspetto avulso dalle qualità fisiche specifiche del soggetto (quindi tutti lo possono far suonare in egual misura), é un presupposto fondamentale per far musica se per tale intendiamo quella basata su suoni e silenzi e prodotta con strumenti acustici.

Il resto é circo o esibizione

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E' vero, ma allora lo stesso artista o le istituzioni operistiche o concertistiche che lo accolgono devono cambiare atteggiamento oppure deve cambiare l'approccio dell'ascoltatore/appassionato. Mi spiego. Se la Jansen (o chi per lei) non ha un adeguato volume di suono, non può pretendere di fare il concerto di Brahms con un'orchestrona in una sala grandissima o non può pretenderlo chi la invita. Se proprio vuole fare (o si vuole da lei) il concerto di Brahms, dovrà suonare con un'orchestra e in una sala più piccole, oppure si dovrà accettare che il suo suono venga amplificato. In linea di principio, io non avrei nulla contro l'amplificazione, se ben realizzata: perché rinunciare alla bravura di un musicista dal suono piccolo in una sala grande? Ma so che non tutti sono d'accordo e in ambito operistico/vocale chi la pensa così rischia una fatwa.

Appunto, se c'è un "difetto" nel volume sonoro, si può optare per sale più piccole, ma anche il direttore deve intervenire sull'orchestra (archi soprattutto, nel concerto brahmsiano) e sui volumi e il solista ne beneficia senza dubbio. Guarda, come me sfondi una porta aperta, io sono per riconsiderare (come ormai è prassi nel mondo) tutti gli organici dei compositori romantici, escluso Berlioz che concepiva quasi sempre per grande orchestra: Brahms in fondo utilizza l'orchestra beethoveniana, quindi fiati non raddoppiati e meno archi, così come hanno fatto (o stanno facendo) in disco e dal vivo fior di direttori quali Chailly, Berglund, Mackerras, Haitink. Forse, Pappano è di diverso avviso, non so, o è di quelli che, parafrasando una famosa pubblicità, dice "ho la sala grande e ci vuole un'orchestra grande".

Toh, guardate chi spunta su YT! Proprio la bella Jansen con un'orchestra da camera (guarda caso) e Haitink (che è una vecchia volpe della direzione, meglio oggi a 80 anni che quando ne aveva 40):

>https://www.youtube.com/watch?v=lJ1xKctJpQM

Poi conta pure l'acustica della sala, qui siamo al Concertgebouw quindi in paradiso...

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E' giusto quello che avevo pensato durante il concerto: i contrabbassi erano 8, i violoncelli 8 o 9 e ho contato 15 violini primi (i secondi e le viole facevo più fatica a contarli dato che erano sotto di me). Ridurli avrebbe certamente aiutato la Jansen.



Un concerto che era andato anche peggio da questo punto di vista era il concerto per violoncello di Dvoràk con Dindo, dove il solista era quasi inudibile. Una quota di colpe la posso anche dare all'acustica della sala (in platea sarà andata meglio), però un problema tale non l'avevo mai riscontrato (un anno fa ho sentito il concerto triplo di Beethoven e il violoncello si sentiva - anche se lì è spesso nel registro acuto -).


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