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Cosa state ascoltando ? Anno 2023


Madiel

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47 minuti fa, Majaniello dice:

Addirittura... l'ho citato in forum negli anni passati almeno un altro paio di volte. Io lo conosco perchè si trova in questa vecchia raccolta EMI più volte ristampata, assieme ai concerti suonati dal Cicco:

Non siate così severi con Camomillo!

E chi se lo ricordava! :D Ecco, i bruttini concerti per pianoforte... che accoppiata... 

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Bach: Partita n.3 BWV 827

M. Behringer, clavicembalo

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On 3/1/2023 at 17:51, glenngould dice:

Questo cofanetto ce l'ho, pensa un po'.

Non ci crederai, ma avendo saputo che Ciccolini era stato un grande interprete dei concerti per pianoforte, avevo deciso l'acquisto. Devo decidermi ad ascoltarlo...forse che Camille sarà la rivelazione di questo 2023? :cat_angelic:

Non sono così severo come Madiel sui concerti, almeno il 2 (quello coi temi più belli) e il 4 (quello formalmente più interessante) mi piacevano. Gli altri sinceramente non li ricordo. Ciccolini raccontò di averli studiati per la prima volta per l'incisione Emi, in un tempo molto ristretto. Poi in effetti diventarono un must del suo repertorio. Oggi quei concerti sono fin troppo sovraesposti, ogni tanto incidono un'integrale, saranno pure carini ma mi sembra esagerato.

Forse è che Camomillo è un autore potenzialmente molto attuale, sarà pure muffoso e accademico, ma il suo essere gradevole e intelligente, poco spiazzante ma in un certo senso "smart", il suo mantenersi sempre in superficie, le trovo qualità più adatte al mondo di oggi rispetto a Brahms, Bruckner o Mahler (NB: non ho detto che SS è meglio di Bruckner, attenzione). Giordano una volta usò il termine "stregoneria" per descrivere la sua musica, ecco per me era una specie di Liszt in salsa classicista (tra l'altro mi pare fossero molto amici i due). 

°°°°

A proposito di 800 pre-neoclassicista, il quintetto per fiati di Rimsky che ho conosciuto un po' di tempo fà grazie a @Ives e che è diventato uno dei miei pezzi preferiti del barbuto:

@Madiel questo lo conosci?

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1 ora fa, Majaniello dice:

Non sono così severo come Madiel sui concerti, almeno il 2 (quello coi temi più belli) e il 4 (quello formalmente più interessante) mi piacevano. Gli altri sinceramente non li ricordo. Ciccolini raccontò di averli studiati per la prima volta per l'incisione Emi, in un tempo molto ristretto. Poi in effetti diventarono un must del suo repertorio. Oggi quei concerti sono fin troppo sovraesposti, ogni tanto incidono un'integrale, saranno pure carini ma mi sembra esagerato.

Forse è che Camomillo è un autore potenzialmente molto attuale, sarà pure muffoso e accademico, ma il suo essere gradevole e intelligente, poco spiazzante ma in un certo senso "smart", il suo mantenersi sempre in superficie, le trovo qualità più adatte al mondo di oggi rispetto a Brahms, Bruckner o Mahler (NB: non ho detto che SS è meglio di Bruckner, attenzione). Giordano una volta usò il termine "stregoneria" per descrivere la sua musica, ecco per me era una specie di Liszt in salsa classicista (tra l'altro mi pare fossero molto amici i due). 

°°°°

A proposito di 800 pre-neoclassicista, il quintetto per fiati di Rimsky che ho conosciuto un po' di tempo fà grazie a @Ives e che è diventato uno dei miei pezzi preferiti del barbuto:

@Madiel questo lo conosci?

No, non conosco nulla del Rimsky-Korsakov da camera!

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31 minuti fa, Madiel dice:

No, non conosco nulla del Rimsky-Korsakov da camera!

In effetti è la produzione meno nota di questo compositore, ma credo sia di indubbia qualità (tra l'altro, oltre quel quintetto, ha composto diversi quartetti e un sestetto per archi, oltre ad un trio per piano rimasto incompiuto).

 

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1 ora fa, il viandante del sud dice:

In effetti è la produzione meno nota di questo compositore, ma credo sia di indubbia qualità (tra l'altro, oltre quel quintetto, ha composto diversi quartetti e un sestetto per archi, oltre ad un trio per piano rimasto incompiuto).

 

Il sior Viandante ce la mette tutta... :cat_lol: Proverò qualcosa, in fondo RK è un compositore che riascolto sempre con piacere.

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3 ore fa, Endymion dice:

questo mi piace! In dedica a chi gradisce.

 

Ottima sinfonia, che ebbe una vita travagliata e tardiva esecuzione che venne del tutto ignorata dai critici. Pensa che oggi la studiano a livello accademico e la analizzano nelle monografie (in particolare in una tedesca dell'accademia di Monaco uscita ai primi duemila) come se fosse un classico contemporaneo. Tutto sommato, nonostante sia abbastanza originale per gli anni in cui fu concepita (primi settanta), la Coates non si è mai distaccata da questo prototipo e nel corso della sua vita lo ha riproposto in numerose varianti. In effetti, le sinfonie se sono ascoltate insieme sembrano concepite in un unico blocco, eppure tra la prima e l'ultima passano quasi cinquant'anni. I principi costruttivi e il mondo espressivo sono sempre i medesimi, caratterizzati da glissandi inesorabili, minimalismo meditabondo, estrema parsimonia del materiale, estraneazione, ricerca timbrica su registri fissi e qualche citazione (musica popolare americana dell'800, Ives, Handel, Mozart), ma pare che l'autrice stia imparando a dare vita al suo mondo interiore sinfonia dopo sinfonia.

Ricambio con

 

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On 4/1/2023 at 22:34, Majaniello dice:

Non sono così severo come Madiel sui concerti, almeno il 2 (quello coi temi più belli) e il 4 (quello formalmente più interessante) mi piacevano. Gli altri sinceramente non li ricordo. Ciccolini raccontò di averli studiati per la prima volta per l'incisione Emi, in un tempo molto ristretto. Poi in effetti diventarono un must del suo repertorio. Oggi quei concerti sono fin troppo sovraesposti, ogni tanto incidono un'integrale, saranno pure carini ma mi sembra esagerato.

Forse è che Camomillo è un autore potenzialmente molto attuale, sarà pure muffoso e accademico, ma il suo essere gradevole e intelligente, poco spiazzante ma in un certo senso "smart", il suo mantenersi sempre in superficie, le trovo qualità più adatte al mondo di oggi rispetto a Brahms, Bruckner o Mahler (NB: non ho detto che SS è meglio di Bruckner, attenzione). Giordano una volta usò il termine "stregoneria" per descrivere la sua musica, ecco per me era una specie di Liszt in salsa classicista (tra l'altro mi pare fossero molto amici i due).

Sicuramente SS non è un autore che vuole "imporsi" all'ascoltatore, che vuole far passare chissà quali messaggi complessi, è più l'artigiano che propone il piatto del giorno che il filosofo che pontifica sui massimi sistemi. Il Primo concerto è un calco gradevole di Mendelssohn. Il Terzo mi pare quello più accademico e meno conosciuto. Il Quarto e il Quinto i più belli e più elaborati dal punto di vista formale (forma ciclica del Quarto) e timbrico-ritmico-coloristico (le inflessioni arabeggianti ed esotiche tipiche del suo ultimo periodo). Sono concerti un pò spara-note, ci vuole un interprete bravo a non fare effetto-macchina da scrivere. Per il Secondo, che inizia con un pseudo-Bach e finisce con una tarantella, c'è l'imbarazzo della scelta (Rubinstein, Entremont, Gilels, Casadesus, Freire...). A me piacciono questi:

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On 4/1/2023 at 22:34, Majaniello dice:

A proposito di 800 pre-neoclassicista, il quintetto per fiati di Rimsky che ho conosciuto un po' di tempo fà grazie a @Ives e che è diventato uno dei miei pezzi preferiti del barbuto:

Ah, addirittura! Lo ascolto spesso, devo dire, ho questo CD, nonostante non sia un appassionato di Rimsky:

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Ma la finestra dei messaggi non è un pò troppo ampia rispetto al solito? @Madiel

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Giacomo Puccini, Suor Angelica, K. Opolais, L. Braun, WDR Rundfunkchor Koln, WDR Sinfonieorchester Koln, Andris Nelsons

Suor-Angelica-Nelsons.jpg

Pollice verso. Non so perché, ma avevo grandi aspettative per questa incisione visto quello che si legge in rete, anche se le lodi non sono affatto unanimi. Infatti viste le perplessità seguite all'ascolto, ho aperto il nostro amato/odiato Classics Today e devo dire che questa volta il sito di Hurwitz c'ha azzeccato.

Dunque com'è questa Suor Angelica? Ecco, immaginate un Boulez redivivo sul podio - con tutti i limiti del direttore francese esaltati all'ennesima potenza - e avrete la risposta. Si dice spesso che per affrontare quest'opera non bisogna eccedere in sentimentalismo, di cui il patetico libretto di Forzano è già ampiamente pregno. Temo che Nelsons abbia preso questa affermazione un po' troppo alla lettera, per cui la partitura viene totalmente prosciugata da qualsiasi parvenza di pathos: trattasi di una sequela di suoni - bellissimi, d'accordo – ma privi del benché minimo trasporto, tant'é che sembra quasi che il direttore lettone non sappia nemmeno plasmare una frase, una melodia degna di questo nome. I tempi sono piuttosto stretti, quasi inesorabili, non c'é respiro, o per spararla grossa, non c'è musica.

Ho ascoltato l'opera con la partitura davanti gli occhi; certamente i dettagli orchestrali emergono in maniera mirabile, tuttavia di tanto in tanto i bilanciamenti strumentali lasciano piuttosto perplessi: p.e. perché le percussioni così in evidenza nel finale, quasi che l'estasi della protagonista sia accompagnata da una banda paesana in cui cassa e piatti la fanno da padrone?

I cantanti danno l'impressione di essere spaesati, e, ad esser buoni, mi sembra abbiano ben poco dire. La bellissima protagonista - nonché moglie del direttore lettone - forse è capitata lì per caso. Non credo canti male - le analisi le lascio fare agli amici del Forum che ne capiscono più di me riguardo alla vocalità - ma mi pare abbastanza fuori parte, e il timbro non è che sia proprio dei più gradevoli. Lioba Braun, ossia la Zia principessa, sembra non abbia nemmeno contezza di ciò che proferisce e la linea di canto non è delle più ferme. Da mediocri a decenti le parti di contorno.

Sinceramente da Nelsons - direttore da cui ho sentito belle cose, anche se non è così amato in Forum - mi aspettavo una lettura di tutt'altro genere, non un ghiacciolo simile. Adesso devo rimettere sul piatto Pappano - che ha un'Angelica così così, ma cavoli, che direzione! - per riprendermi da questo ascolto...

in dedica a @Wittelsbach, @Majaniello, @Pinkerton, @Ives, @superburp, @glenngould, @Madiel e a chiunque gradisca...

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20 ore fa, Ives dice:

Ah, addirittura! Lo ascolto spesso, devo dire, ho questo CD, nonostante non sia un appassionato di Rimsky:

Temi molto belli e ben fatto anche a livello costruttivo, ma temo sia una rarità nella sua produzione, anche se il sestetto per archi che citava viandante si muove più o meno in questo solco, ha come questo una sezione fugata che è anche più estesa e una tarantella (anzi un saltarello!) molto divertente. 

L'unico Rimsky orchestrale che ogni tanto ascolto si trova tutto in questo cd, tutti pezzi da 5-15 minuti pieni di motivi memorabili e orchestrati con la ben nota sapienza del nostro:

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Scheherazade mi ha stufato da un po' (e poi troooppo lungo), le sinfonie non mi dicono niente. Probabilmente il meglio lo dà nelle opere, ma non ho mai approfondito. 

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CD5 con i concerti del classicismo viennese e dunque quello famoso di Haydn, poi M. Haydn, L. Mozart e Hummel. Atmosfera aerea, festiva e luminosa della tromba di Friedrich, sempre salace e mai banale nell'esecuzione. Sul podio Haselbock e Marriner praticamente perfetti, leggeri e vivaci come devono essere queste pagine. @Snorlax in controdedica per Puccini/Nelsons di cui non sapevo nemmeno l'esistenza...

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2 ore fa, Majaniello dice:

L'unico Rimsky orchestrale che ogni tanto ascolto si trova tutto in questo cd, tutti pezzi da 5-15 minuti pieni di motivi memorabili e orchestrati con la ben nota sapienza del nostro: Scheherazade mi ha stufato da un po' (e poi troooppo lungo), le sinfonie non mi dicono niente. Probabilmente il meglio lo dà nelle opere, ma non ho mai approfondito. 

Pensa che Scheherazade la conosco solo diretta da Kondrashin (e forse Karajan), non ho proprio approfondito ulteriormente e non l'ascolto quasi mai. Tengo anche io il Capriccio e qualche altro pezzo come l'Overture per la Pasqua russa che è molto bella. Ho provato con le opere liriche anni fa, soprattutto Sadko e La Favola dello Zar, ma non ne ho tratto grandi spunti: un romanticismo in salsa liberty e un pò decotto e rivestito di colori sgargianti e preziosismi (seppur fantasiosi e innovativi) che dopo un pò procurano effetto saturazione. Aggungiamo pure, a parziale discolpa di Rimsky, che non amo molto l'idioma russo...😒

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Disco eccellente con due concerti eclettici e molto godibili: il concerto di Surinach ha delle influenze stravinskiane forse più nel ritmo, perchè la costruzione ricorderebbe di più un Shostakovich in preda ad arditezze armoniche, ma calate questi riferimenti all'interno dell'idioma catalano, per capirci. Più elegante e misurato il concerto di Montsalvatge, un po' Proko un po' Racchio un po' Villa-Lobos... poi, interpreti di lusso che si presentano da soli. 

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22 ore fa, Snorlax dice:

Giacomo Puccini, Suor Angelica, K. Opolais, L. Braun, WDR Rundfunkchor Koln, WDR Sinfonieorchester Koln, Andris Nelsons

Suor-Angelica-Nelsons.jpg

Pollice verso. Non so perché, ma avevo grandi aspettative per questa incisione visto quello che si legge in rete, anche se le lodi non sono affatto unanimi. Infatti viste le perplessità seguite all'ascolto, ho aperto il nostro amato/odiato Classics Today e devo dire che questa volta il sito di Hurwitz c'ha azzeccato.

Dunque com'è questa Suor Angelica? Ecco, immaginate un Boulez redivivo sul podio - con tutti i limiti del direttore francese esaltati all'ennesima potenza - e avrete la risposta. Si dice spesso che per affrontare quest'opera non bisogna eccedere in sentimentalismo, di cui il patetico libretto di Forzano è già ampiamente pregno. Temo che Nelsons abbia preso questa affermazione un po' troppo alla lettera, per cui la partitura viene totalmente prosciugata da qualsiasi parvenza di pathos: trattasi di una sequela di suoni - bellissimi, d'accordo – ma privi del benché minimo trasporto, tant'é che sembra quasi che il direttore lettone non sappia nemmeno plasmare una frase, una melodia degna di questo nome. I tempi sono piuttosto stretti, quasi inesorabili, non c'é respiro, o per spararla grossa, non c'è musica.

Ho ascoltato l'opera con la partitura davanti gli occhi; certamente i dettagli orchestrali emergono in maniera mirabile, tuttavia di tanto in tanto i bilanciamenti strumentali lasciano piuttosto perplessi: p.e. perché le percussioni così in evidenza nel finale, quasi che l'estasi della protagonista sia accompagnata da una banda paesana in cui cassa e piatti la fanno da padrone?

I cantanti danno l'impressione di essere spaesati, e, ad esser buoni, mi sembra abbiano ben poco dire. La bellissima protagonista - nonché moglie del direttore lettone - forse è capitata lì per caso. Non credo canti male - le analisi le lascio fare agli amici del Forum che ne capiscono più di me riguardo alla vocalità - ma mi pare abbastanza fuori parte, e il timbro non è che sia proprio dei più gradevoli. Lioba Braun, ossia la Zia principessa, sembra non abbia nemmeno contezza di ciò che proferisce e la linea di canto non è delle più ferme. Da mediocri a decenti le parti di contorno.

Sinceramente da Nelsons - direttore da cui ho sentito belle cose, anche se non è così amato in Forum - mi aspettavo una lettura di tutt'altro genere, non un ghiacciolo simile. Adesso devo rimettere sul piatto Pappano - che ha un'Angelica così così, ma cavoli, che direzione! - per riprendermi da questo ascolto...

in dedica a @Wittelsbach, @Majaniello, @Pinkerton, @Ives, @superburp, @glenngould, @Madiel e a chiunque gradisca...

Mah, Nelsons è un direttore così insignificante, a mio modesto avviso s'intende, e mai capito, lo ribadisco, l'interesse verso di lui da parte di critica e media. Mai sentito niente di memorabile, né dal vivo e tanto meno in disco. Vabbeh, giusto oggi leggevo un tizio che scrive per un giornalone nazionale che si disperava per il pensionamento dell'ottantenne Barenboim.... :unsure:

 

1 ora fa, Majaniello dice:

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Disco eccellente con due concerti eclettici e molto godibili: il concerto di Surinach ha delle influenze stravinskiane forse più nel ritmo, perchè la costruzione ricorderebbe di più un Shostakovich in preda ad arditezze armoniche, ma calate questi riferimenti all'interno dell'idioma catalano, per capirci. Più elegante e misurato il concerto di Montsalvatge, un po' Proko un po' Racchio un po' Villa-Lobos... poi, interpreti di lusso che si presentano da soli. 

Invece, mai sentito i pezzi in questione! 

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1 ora fa, Madiel dice:

Invece, mai sentito i pezzi in questione! 

Quante cose ti sto facendo scoprire in questi giorni eh?! B)

Ora, questo lo conosci per forza:

e c'è anche il commentone di Hurwitz:

It's ridicoulous that nobody knows it!

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23 ore fa, Snorlax dice:

Giacomo Puccini, Suor Angelica, K. Opolais, L. Braun, WDR Rundfunkchor Koln, WDR Sinfonieorchester Koln, Andris Nelsons

Suor-Angelica-Nelsons.jpg

Pollice verso. Non so perché, ma avevo grandi aspettative per questa incisione visto quello che si legge in rete, anche se le lodi non sono affatto unanimi. Infatti viste le perplessità seguite all'ascolto, ho aperto il nostro amato/odiato Classics Today e devo dire che questa volta il sito di Hurwitz c'ha azzeccato.

Dunque com'è questa Suor Angelica? Ecco, immaginate un Boulez redivivo sul podio - con tutti i limiti del direttore francese esaltati all'ennesima potenza - e avrete la risposta. Si dice spesso che per affrontare quest'opera non bisogna eccedere in sentimentalismo, di cui il patetico libretto di Forzano è già ampiamente pregno. Temo che Nelsons abbia preso questa affermazione un po' troppo alla lettera, per cui la partitura viene totalmente prosciugata da qualsiasi parvenza di pathos: trattasi di una sequela di suoni - bellissimi, d'accordo – ma privi del benché minimo trasporto, tant'é che sembra quasi che il direttore lettone non sappia nemmeno plasmare una frase, una melodia degna di questo nome. I tempi sono piuttosto stretti, quasi inesorabili, non c'é respiro, o per spararla grossa, non c'è musica.

Ho ascoltato l'opera con la partitura davanti gli occhi; certamente i dettagli orchestrali emergono in maniera mirabile, tuttavia di tanto in tanto i bilanciamenti strumentali lasciano piuttosto perplessi: p.e. perché le percussioni così in evidenza nel finale, quasi che l'estasi della protagonista sia accompagnata da una banda paesana in cui cassa e piatti la fanno da padrone?

I cantanti danno l'impressione di essere spaesati, e, ad esser buoni, mi sembra abbiano ben poco dire. La bellissima protagonista - nonché moglie del direttore lettone - forse è capitata lì per caso. Non credo canti male - le analisi le lascio fare agli amici del Forum che ne capiscono più di me riguardo alla vocalità - ma mi pare abbastanza fuori parte, e il timbro non è che sia proprio dei più gradevoli. Lioba Braun, ossia la Zia principessa, sembra non abbia nemmeno contezza di ciò che proferisce e la linea di canto non è delle più ferme. Da mediocri a decenti le parti di contorno.

Sinceramente da Nelsons - direttore da cui ho sentito belle cose, anche se non è così amato in Forum - mi aspettavo una lettura di tutt'altro genere, non un ghiacciolo simile. Adesso devo rimettere sul piatto Pappano - che ha un'Angelica così così, ma cavoli, che direzione! - per riprendermi da questo ascolto...

in dedica a @Wittelsbach, @Majaniello, @Pinkerton, @Ives, @superburp, @glenngould, @Madiel e a chiunque gradisca...

Grazie Snorlax e complimenti per la spigliata recensione.

La Opolais mi ricorda molto la Tebaldi nella fonazione delle intensità piene, voluminosa ma un po' dura e lievemente "indietro". Il timbro non è altrettanto pregiato e questo si evidenzia nelle intensità attenuate che risultano flebili e falsettistiche.

Né deriva uno squilibrio dinamico che, accanto a un "legato" alterno, compromette la linea di canto.

 

 

 

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4 ore fa, Majaniello dice:

Quante cose ti sto facendo scoprire in questi giorni eh?! B)

A dire il vero sapevo dell'esistenza di quelle incisioni, ma non le ho mai sentite :cat_lol:

Hurvizzo è ancora fissato con il Concerto di Chavez, senz'altro interessante ma non credo sia di riferimento... 

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18 ore fa, Majaniello dice:

Disco eccellente con due concerti eclettici e molto godibili: il concerto di Surinach ha delle influenze stravinskiane forse più nel ritmo, perchè la costruzione ricorderebbe di più un Shostakovich in preda ad arditezze armoniche, ma calate questi riferimenti all'interno dell'idioma catalano, per capirci. Più elegante e misurato il concerto di Montsalvatge, un po' Proko un po' Racchio un po' Villa-Lobos... poi, interpreti di lusso che si presentano da soli. 

Anche di questo c'è il commentone hurwizziano tra i suoi Faves (edizione Eloquence con Albeniz e Turina):

Bel disco, come anche il concerto di Chavez, ingiustamente dimenticato.

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