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Cosa state ascoltando ? Anno 2023


Madiel

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grandissimo.

Poi:

 

I. Gaillarde II. Pavane 'Belle qui tiens ma vie' III. Scène du bouquet IV. Lesquercarde V. Madrigal VI. Passepied VII. Vieille Chanson (avec mandoline) VIII. Final. Reprise de la gaillarde. 

Più che neoclassico, questo balletto è neorinascimentale (come poteva esserlo un pezzo del 1880 eh), assomiglia molto alle Arie e danze antiche di Respighi. Molto interessante per capire cosa stava succedendo in Francia dopo l'870.

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On 23/2/2023 at 23:02, Majaniello dice:

Anche a me ultimamente gira i video dell'amico giappo! :lol:

Scruta di nascosto il web e ai poveretti che passano per il suo canale rifila Medtner e Racchio! :cat_lol:

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10 ore fa, Madiel dice:

Scruta di nascosto il web e ai poveretti che passano per il suo canale rifila Medtner e Racchio! :cat_lol:

... e Sorabji soprattutto :cat_lol: :cat_trance:

Mad ti dedico questo breve video solo perchè viene distrutto Mozart:

e poi ascolto

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Horowitz suonava Clementi come Beethoven, non a torto secondo me (range dinamico ampio, pedale generoso, sforzati ecc). A parte un certo compiaciuto colorismo nei piano, tipicamente horowitziano, direi che sono esecuzioni notevoli, stranamente poco inclini al sentimentalismo per venire dal re dei pianisti romantici. 

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E' qualche giorno che ascolto questo concerto, ma ho atteso a scrivere qualcosa, perchè all'inizio non ne venivo proprio a capo. In realtà è un concerto molto "classico", almeno nella sua macrostruttura, che cita e omaggia più volte Beethoven (Nona, 32 variazioni, Chiaro di Luna, Les Adieux... ) e persino Chopin (nel turbinoso ed enigmatico finale della sonata "funebre"). Siamo negli anni '70, nel periodo schoenberghiano di Ginastera, ma al solito la serie è un pretesto per vagare in maniera più o meno libera, tant'è che a voler frammettare la scrittura essa sembra composta da passaggi molto classici, pianisticamente parlando. Questo è prima di tutto un concerto per pianoforte, rare volte l'orchestra ingaggia un vero contrappunto, limitandosi spesso a barrire nel primo movimento come in un eco primitivista, a completare l'atmosfera con raffinate percussioni nel secondo, e a riprendere a barrire nel finale; è forse questo l'aspetto che meno sopporto, dato che invece la scrittura pianistica è sempre brillante, creativa, imprevedibile. Quanto all'esecuzione, ha ragione Hurwitz nel dire che è eccellente, specialmente per la grande prova del pianista Wang (ma si chiamano tutti così lì?!).   

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7 ore fa, Majaniello dice:

... e Sorabji soprattutto :cat_lol: :cat_trance:

Mad ti dedico questo breve video solo perchè viene distrutto Mozart:

 

E' un dato di fatto storico, più che una distruzione di Mozart. Mozart avrebbe dovuto vivere fino al 1825, chissà come si sarebbe sviluppato il suo linguaggio. Secondo me, a quel tempo sarebbe finito tra gli autori reazionari.

Ricambio con

Copland: Concerto per pianoforte e orchestra

G. Ohlsson, pianoforte; San francisco Symphony, MT Thomas

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Wolfy mi ha fatto venire in testa un musicista coltissimo e influentissimo oggi non molto ricordato, di cui è uscita pochi anni fa una "ediscion" di quasi 12 ore di musica:

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ascolto qualcuna delle belle sinfonie, in quello stile di transizione, a me molto gradito, tra barocco e classicismo. 

21 ore fa, Madiel dice:

Ricambio con

Copland: Concerto per pianoforte e orchestra

G. Ohlsson, pianoforte; San francisco Symphony, MT Thomas

Questo da riascoltare, non credo che mi abbia mai conquistato, non è di per sè difficile, ma è spiazzante, sarà che mi aspetto tutte le volte una Rhapsody in blue, invece è musica molto più elusiva e colta (nel senso di riferimenti europei), il jazz sembra scomposto e ricomposto. Una specie di Gershwin meets Stravinsky. Ma quest'edizione com'è? 

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8 ore fa, Majaniello dice:

Wolfy mi ha fatto venire in testa un musicista coltissimo e influentissimo oggi non molto ricordato, di cui è uscita pochi anni fa una "ediscion" di quasi 12 ore di musica:

56659845_10157334479744595_1999722144358

ascolto qualcuna delle belle sinfonie, in quello stile di transizione, a me molto gradito, tra barocco e classicismo. 

Questo da riascoltare, non credo che mi abbia mai conquistato, non è di per sè difficile, ma è spiazzante, sarà che mi aspetto tutte le volte una Rhapsody in blue, invece è musica molto più elusiva e colta (nel senso di riferimenti europei), il jazz sembra scomposto e ricomposto. Una specie di Gershwin meets Stravinsky. Ma quest'edizione com'è? 

E' il tipico pezzo degli anni trenta prima della svolta retorica di El Salon México, quando Copland univa il suo gusto per le architetture scabre alle influenze pop, ma le riviveva a modo suo senza ancora pensare troppo al gusto del pubblico.  L'esecuzione è eccellente, secondo me è una delle migliori in circolazione per questo Concerto, estroversa e raffinatissima nei dettagli con un Ohlsson magistrale, il tutto unito a una incisione molto dinamica e naturale. A dirla tutta, anche gli altri pezzi che accompagnano sono diretti a dovere, uno dei dischi migliori che ho mai sentito di MTT e di Copland.

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Mi dicono dalla regia che il pianista del disco di Ginastera è UNA pianista:

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evidentemente le Wang sono tutte gnocche....

Questo disco invece è stroncato da Urvizzo, che gli mette 4 addirittura. Proverò con MTT.

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1 ora fa, Majaniello dice:

Mi dicono dalla regia che il pianista del disco di Ginastera è UNA pianista:

american_piano_concertos.jpg

evidentemente le Wang sono tutte gnocche....

Questo disco invece è stroncato da Urvizzo, che gli mette 4 addirittura. Proverò con MTT.

Certo che è donna, non si capisce dal nome ? :cat_lol: Mai visto questo cd, mai neanche sentito nominare il direttore!

 

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1 ora fa, Madiel dice:

Certo che è donna, non si capisce dal nome ? :cat_lol: Mai visto questo cd, mai neanche sentito nominare il direttore!

 

Come quando un neoiscritto in forum con un nick strambo mette una foto femminile come avatar, partono a raffica le domande "ma sei donna?" :cat_lol:

°°°°

Bellissimi questi preludi op. 19 di Clementi, non tanto sul piano musicale (sembrano poco più che improvvisazioni) quanto su quello "mimetico": il nostro infatti imita perfettamente lo stile dei maggiori pianisti della sua epoca, dalla costruzione melodica ai vizi tecnici e armonici, sono davvero delle parodie perfette se si conoscono gli originali. Haydn idiomatico, pieno di sorprese e interruzioni, Kozeluch più elegante, geometrico, ma armonicamente imprevedibile, Mozart insolente, teatrale e scatenato con scale e bassi albertini, Sterkel aereo e pre-schubertiano, Vanhal più inquieto e sturm, e infine lo stesso Clementi, che si autoimita, con tanto di famigerate terze parallele per le quali era diventato famoso tra gli addetti ai lavori. Divertentissimo e anche illuminante sul piano storico, come punto di vista informato sui fatti. 

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Wagner

Wesendonck Lieder (arr. Mottl)

Birgit Nilsson - soprano

London Symphony Orchestra

Sir Colin Davis

Nel giro di soli tre anni (tra il 1971 e il 1974) Davis incise per la Philips (e sempre con la LSO) ben due edizioni dei Wesendonck Lieder. Questa è la meno famosa delle due, forse perchè la Nilsson ha accento alquanto gelido e rimessa in circolazione solo nei box dedicati alla cantante. Più celebre quella con una stupenda Jessye Norman, dal timbro vellutatissimo, spesso indicata tra i riferimenti discografici e con l'americana acconciata alla Gloria Gaynor nelle copertine originali:

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Il mio riferimento contemporaneo, di quella che è forse la miglior Isolda di oggi, Nina Stemme, un fiume di voce e di intelligenza interpretativa:

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Ma anche questo classico non va dimenticato, nei suoi molteplici abbinamenti (anche con la Sesta di Bruckner diretta da Klemperer):

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4 ore fa, il viandante del sud dice:

Ci diamo alla bella musica, finalmente! :cat_lol: Ricambio con questo, che credo sia nelle tue corde

Pedrollo è ricordato solo per essere stato il maestro di Maderna e per questa tardissima composizione risalente al 1960, ma scritta in un terso stile lirico e malinconico, direi romantico, decisamente fuori moda per quel periodo. Un tempo era un pezzo piuttosto eseguito e nel repertorio di celebri oboisti, oggi sta un po' scomparendo dalla circolazione.

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Il concerto n. 2 di Medtner è il più neoclassico dei tre, a partire dai titoli dei movimenti (Toccata, Romanza, Divertimento). La forma ciclica un po' arzigogolata del primo concerto, strutturalmente davvero complesso con le sue continue rielaborazioni e riesposizioni interne del materiale (cercatevi il video su youtube di un tizio che ne ha fatto un'analisi grafica "a colori" sullo spartito) cede il passo ad una macrostruttura più canonica, dove però non mancano le licenze interne; la forma-sonata del primo movimento ad esempio si poggia su tre temi i cui sviluppi si avvicendano di continuo lungo la durata del brano, ricco come al solito di contrappunti e pure di parti fugate. Almeno in questo caso, il russo rispedisce al mittente le critiche che lo vogliono autore di temi poco memorabili, giacchè il materiale qui è incisivo e accattivante; certo, se si cerca la lunga melodia alla Rachmaninov si resta delusi, qui i riferimenti non sono Chopin e Tchaikovsky ma Beethoven e Brahms, i temi quindi sono brevi, quadrati, più adatti a sviluppi verticali che ai tormentati flussi di note di racchia memoria. Insomma, la presunta somiglianza fra i due è davvero più esteriore che sostanziale (anche sotto il profilo armonico i due amici suonano piuttosto diversi, con Medtner molto meno incline all'uso un po' compiaciuto dei cromatismi); io si capisce per che squadra tifo.

Quanto all'esecuzione, a me piace molto nonostante la tiepida rece di Classicstoday, sarà che è la prima che ho conosciuto, questa di Madge, già ottimo interprete di Godowsky e Busoni e di diversi moderni (e pure di Sorabij, a quanto dice Madiel), perchè è una via di mezzo molto credibile tra classicismo e romanticismo. Altrove ho letto magnificare Demidenko, che sposta la sua lettura verso un'aggressività e un pathos che trovo fastidiosamente eccessivi. Esiste anche una registrazione di Hamelin, eccellente come sempre ma, a mio gusto, dal tocco un po' algido (questa si sente da dio però). La parte orchestrale realizza un discreto accompagnamento (per essere la Arthur Rubinstein Orchestra dico :D ), peccato solo la registrazione un po' confusa rispetto alle due Hyperion già citate. 

@il viandante del sud controdedica all'ottimo Schulhoff (ma che, ci siamo scambiati i gusti musicali? :lol: ) e a Snorlino @Snorlax 

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21 ore fa, Madiel dice:

Ci diamo alla bella musica, finalmente! :cat_lol: Ricambio con questo, che credo sia nelle tue corde

Pedrollo è ricordato solo per essere stato il maestro di Maderna e per questa tardissima composizione risalente al 1960, ma scritta in un terso stile lirico e malinconico, direi romantico, decisamente fuori moda per quel periodo. Un tempo era un pezzo piuttosto eseguito e nel repertorio di celebri oboisti, oggi sta un po' scomparendo dalla circolazione.

Schulhoff è nei miei interessi già da tempo, ma ora ho iniziato ad approfondire :D

Pedrollo, ce l'ho! (come le vecchie figurine. Grazie, gradisco). Conosco solo quel pezzo effettivamente, non credo sia molto presente su cd.

4 ore fa, Majaniello dice:

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Il concerto n. 2 di Medtner è il più neoclassico dei tre, a partire dai titoli dei movimenti (Toccata, Romanza, Divertimento). La forma ciclica un po' arzigogolata del primo concerto, strutturalmente davvero complesso con le sue continue rielaborazioni e riesposizioni interne del materiale (cercatevi il video su youtube di un tizio che ne ha fatto un'analisi grafica "a colori" sullo spartito) cede il passo ad una macrostruttura più canonica, dove però non mancano le licenze interne; la forma-sonata del primo movimento ad esempio si poggia su tre temi i cui sviluppi si avvicendano di continuo lungo la durata del brano, ricco come al solito di contrappunti e pure di parti fugate. Almeno in questo caso, il russo rispedisce al mittente le critiche che lo vogliono autore di temi poco memorabili, giacchè il materiale qui è incisivo e accattivante; certo, se si cerca la lunga melodia alla Rachmaninov si resta delusi, qui i riferimenti non sono Chopin e Tchaikovsky ma Beethoven e Brahms, i temi quindi sono brevi, quadrati, più adatti a sviluppi verticali che ai tormentati flussi di note di racchia memoria. Insomma, la presunta somiglianza fra i due è davvero più esteriore che sostanziale (anche sotto il profilo armonico i due amici suonano piuttosto diversi, con Medtner molto meno incline all'uso un po' compiaciuto dei cromatismi); io si capisce per che squadra tifo.

Quanto all'esecuzione, a me piace molto nonostante la tiepida rece di Classicstoday, sarà che è la prima che ho conosciuto, questa di Madge, già ottimo interprete di Godowsky e Busoni e di diversi moderni (e pure di Sorabij, a quanto dice Madiel), perchè è una via di mezzo molto credibile tra classicismo e romanticismo. Altrove ho letto magnificare Demidenko, che sposta la sua lettura verso un'aggressività e un pathos che trovo fastidiosamente eccessivi. Esiste anche una registrazione di Hamelin, eccellente come sempre ma, a mio gusto, dal tocco un po' algido (questa si sente da dio però). La parte orchestrale realizza un discreto accompagnamento (per essere la Arthur Rubinstein Orchestra dico :D ), peccato solo la registrazione un po' confusa rispetto alle due Hyperion già citate. 

@il viandante del sud controdedica all'ottimo Schulhoff (ma che, ci siamo scambiati i gusti musicali? :lol: ) e a Snorlino @Snorlax 

Gracias anca a ti, eh, sai com'è, ciuccede :D Se ti piace Medtner, consiglio la sua sonata "vento della notte".

Ora un classico:

 

 

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11 ore fa, il viandante del sud dice:

Pedrollo, ce l'ho! (come le vecchie figurine. Grazie, gradisco). Conosco solo quel pezzo effettivamente, non credo sia molto presente su cd.

In effetti è un pezzo scritto bene, anche se in uno stile neoclassico antiquato e un po' nostalgico. Non credo si potranno recuperare altri pezzi di Pedrollo, almeno per inquadrarlo storicamente, perché sembra, da quanto scrivono on line, che gran parte della sua opera sinfonica sia rimasta inedita e poi andata smarrita. Sarebbe interessante capire come mai.

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___

 

Kölner Philharmonie Cologne, 29th April 2017

Charles Ives : 4th Symphony (1920)
01:03 I. Prelude: Maestoso
04:45 II. Comedy: Allegretto
16:20 III. Fugue: Andante moderato con moto
23:37 IV. Finale: Very slowly - Largo maestoso

WDR Sinfonieorchester
WDR Rundfunkchor
Peter Eötvös, Conductor
Mariano Chiacchiarini, Conductor

Charles Ives Society Performance Edition, based on the Critical Edition, 2011, realized and edited by Thomas M. Brodhead

-

Con certi interpreti e direzioni le opere regalano la freschezza limpidezza dei loro gioco intelligenza...

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In effetti MTT fa cose sostanzialmente diverse da Lenny... mi ha colpito in particolare il primo movimento, meno teso e frammentario, più coeso e molto più nostalgico, da ampi spazi, quasi cinematografico, bello! Ohlsson è un pianista che conosco bene, e fa quel che mi aspettavo, attento nella dinamica e preciso nel ritmo, però mi sarebbe piaciuto uno swing più autenticamente jazzy, specie nel secondo movimento; ci voleva un pianista alla Earl Wild. Inezie, perchè è una registrazione top in effetti. Ora finisco il disco. 

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31 minuti fa, Majaniello dice:

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In effetti MTT fa cose sostanzialmente diverse da Lenny... mi ha colpito in particolare il primo movimento, meno teso e frammentario, più coeso e molto più nostalgico, da ampi spazi, quasi cinematografico, bello! Ohlsson è un pianista che conosco bene, e fa quel che mi aspettavo, attento nella dinamica e preciso nel ritmo, però mi sarebbe piaciuto uno swing più autenticamente jazzy, specie nel secondo movimento; ci voleva un pianista alla Earl Wild. Inezie, perchè è una registrazione top in effetti. Ora finisco il disco. 

Disco tutto bello, come ti dicevo l'altro giorno mi piace questo Copland trattato con piglio analitico, ma anche viscerale (sentire le Variations). Un Copland che appare per quello che era, cioè in linea con le correnti musicali di quegli anni.

---

Primo ascolto. Pagina a tratti disinvolta e scanzonata, ma anche piuttosto dissonante (il 2° movimento), con momenti di accademia abbastanza crudi (sentire i due movimenti conclusivi intitolati Canons, di carattere drammatico, e Jeu fugué)

Milhaud: Trio à cordes n° 1 (1948)

Trio Albert Roussel

 

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Nella mia ricognizione un po' casuale tra i concerti per pianoforte mi sono imbattuto nel concerto di Henselt. Ci sono concerti, come quelli di Beethoven, che non sono mai usciti dal repertorio e lo sono tutt'ora, altri, come quelli di Mozart, che sono stati dimenticati per un secolo e poi riscoperti, e poi c'è il caso del concerto di Henselt, battezzato da Clara Schumann nel 1844 e suonato praticamente da tutti o quasi i più grandi pianisti dell'800 (Liszt, Tausig, Rubinstein, von Bulow, Busoni, Rachmaninov...) poi scomparso nel nulla all'inizio del secolo scorso. Tra l'altro è difficile pure trovare delle registrazioni, questa è vecchia e probabilmente oop, una recente è quella Hyperion dell'onnipresente Hamelin. Il concerto è genericamente drammatico e genericamente brillante all'occorrenza, complessivamente abbastanza noioso se non fosse per la parte di pianoforte altamente virtuosistica, che probabilmente lo rendeva attraente ai virtuosi dello strumento.  

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