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Cosa state ascoltando ? Anno 2022


Madiel
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Modest MUSSORGSKY
Sei canti russi
(orchestrazione di Igor Markevitch)

Galina Vishnevskaya, soprano
Orchestra sinfonica accademica di stato dell'URSS
Igor Markevitch 

Come spesso succede con le numerose orchestre russo-sovietiche, è difficile recuperarne l'esatta identità perché cambiano nome più spesso dei gerarchi nazisti fuggiti in Argentina. Il disco parla di una fantomatica orchestra sinfonica russa, ma un po' di ricerche in rete portano a identificarla in quella sopraindicata, da ultimo (dopo qualche altra fantasiosa ridenominazione) intitolata alla memoria del pluriennale direttore Evgeni Svetlanov. 
Ad ogni modo, ascolto bellissimo, con una orchestrazione adattissima ai pezzi e una Vishnevskaya favolosa.

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1 ora fa, glenngould dice:

Uno deve provare un po' di tutto nella vita...ho capito che Szymanowski non è nelle mie corde.

Quanto a Gergiev, il cd era in offerta:rolleyes:

E' stranissimo lo scarso successo che ha Szymanowski, anche nel forum dico. Avrebbe tutte le carte in regola per essere un compositore gettonato... ho riascoltato non moltissimo tempo fa la sinfonia concertante (la 4), e ho fatto caso a come sia terribilmente straussiano l'avvio (e non solo)... avete presente Don Quixote? certo il tema è un po' più esotico, ma la costruzione è molto simile, ad un certo punto irrompe una tromba che sembra quasi una citazione! eppure quella è un'opera tarda di Szyma, quando alla musica tedesca e russa aveva aggiunto quella francese tra le influenze. In mezzo c'è anche qualche wagnerata/scriabinata residua neanche tanto nascosta. A me piace a momenti, a volte tantissimo o poco anche in una stessa opera! non è un compositore che mi respinge anche se non è amore, ho lo stesso rapporto controverso con Henze, credo che fondamentalmente partano da riferimenti lontani dai miei ma li elaborano in una maniera classica (aridaje) che mi piace. Sono compositori che hanno un'aura "fuffosa" ma la realizzano con una scrittura solida e complessa.

°°°

Dai nuovi acquisti di @Madiel, un compositore che sponsorizza da tempo:

 

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6 ore fa, Majaniello dice:

E' stranissimo lo scarso successo che ha Szymanowski, anche nel forum dico. Avrebbe tutte le carte in regola per essere un compositore gettonato... ho riascoltato non moltissimo tempo fa la sinfonia concertante (la 4), e ho fatto caso a come sia terribilmente straussiano l'avvio (e non solo)... avete presente Don Quixote? certo il tema è un po' più esotico, ma la costruzione è molto simile, ad un certo punto irrompe una tromba che sembra quasi una citazione! eppure quella è un'opera tarda di Szyma, quando alla musica tedesca e russa aveva aggiunto quella francese tra le influenze. In mezzo c'è anche qualche wagnerata/scriabinata residua neanche tanto nascosta. A me piace a momenti, a volte tantissimo o poco anche in una stessa opera! non è un compositore che mi respinge anche se non è amore, ho lo stesso rapporto controverso con Henze, credo che fondamentalmente partano da riferimenti lontani dai miei ma li elaborano in una maniera classica (aridaje) che mi piace. Sono compositori che hanno un'aura "fuffosa" ma la realizzano con una scrittura solida e complessa.

°°°

Dai nuovi acquisti di @Madiel, un compositore che sponsorizza da tempo:

 

Direi piuttosto, scarso successo in forum, perché a giudicare dalle esecuzioni e dal numero sempre costante di incisioni nel tempo non è mai uscito di repertorio. Per me un genio, l'ho sempre affermato.

Lewis continua a essere un mistero per me, nel senso che è un grande compositore ma resta totalmente sconosciuto anche nel suo paese. Viene proprio snobbato, eppure esiste una cospicua bibliografia universitaria e una buona parte delle sue opere in cd. Caratteristico il lirismo mai esasperato in una confezione timbrica raffinatissima, adoro il suo caleidoscopio di suoni e la sua capacità di variare anche i dettagli più minuti del discorso: dopo molte avventure torna sempre a qualche base solida, spesso anche a un accordo tonale. A volte sembra che abbia adattato certe regole accademiche a un discorso astratto, ma la struttura dei pezzi è sempre limpida, un autore che non vuole ingannare l'ascoltatore con sciocchezze d'effetto o citazioni alla moda. Pare sia passato dal neoclassicismo coplandiano degli inizi all'avanguardia astrattista tralasciando la dodecafonia in ogni sua forma e ignorando Varèse, Cage o l'elettronica. Si avvicina un po' a Carter per via della polifonia arborescente, ma senza l'estremismo costruttivista del più celebre collega, preferisce concentrarsi sull'aspetto lirico e coloristico (certi suoi lavori hanno un non so che di "vibrante", per esempio proprio quello che stai ascoltando). Sono più che certo, dalla conoscenza di alcune opere, che il suo vero ideale fosse il barocco e nello specifico il suo modello Bach. Come personaggio era abbastanza singolare, pare fosse un ottimo insegnante e s'impegnò soprattutto nella carriera accademica un po' a scapito della fama di compositore - anche se era conosciuto in certi ambienti americani. Per fortuna, prima di morire precocemente per un tumore fece in tempo a incidere le sue opere maggiori per orchestra (era anche un ottimo direttore), ho tutti i dischi registrati negli anni ottanta. Quest'ultimo è recente, una rarità perché credo sia l'unico uscito dopo la scomparsa di Lewis nel 1996 e viene a colmare l'assenza del repertorio da camera. Negli USA tralasciano gli artisti di razza per preferire schifezze minimal o neoromantiche, senza senso proprio.

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8 ore fa, Madiel dice:

Direi piuttosto, scarso successo in forum, perché a giudicare dalle esecuzioni e dal numero sempre costante di incisioni nel tempo non è mai uscito di repertorio. Per me un genio, l'ho sempre affermato.

Hai ragione, nel mondo esterno è un autore ben considerato, anzi aggiungo che le registrazioni storiche sono poche a confronto di quelle più recenti, come se abbia avuto una riscoperta commerciale... i concerti per violino ad esempio sono diventati mainstream che manco il concerto di Brahms. 

8 ore fa, Madiel dice:

la struttura dei pezzi è sempre limpida, un autore che non vuole ingannare l'ascoltatore con sciocchezze d'effetto

L'essenza del vero neoclassico.

8 ore fa, Madiel dice:

preferisce concentrarsi sull'aspetto lirico e coloristico (certi suoi lavori hanno un non so che di "vibrante", per esempio proprio quello che stai ascoltando). Sono più che certo, dalla conoscenza di alcune opere, che il suo vero ideale fosse il barocco e nello specifico il suo modello Bach.

Io non ci avrei mai pensato, ma in effetti è una caratteristica comune con Bach (e con altri compositori che apprezzo), l'equilibrio tra struttura e lirismo, che è come dire tra parte razionale e parte emotiva (tanto per essere banali). 

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Gramola99150.jpg

Questo Liszt con strumenti antichi si deve alla passione di Haselbock, organista prima ancora che direttore, e appassionato del Liszt organistico.
C'è dentro, sostanzialmente, l'intera opera orchestrale.
Per ora ho lasciato indietro Dante e Faust, e ho sentito vari poemi sinfonici: per l'esattezza, Preludi, Orfeo, Quel che si sente sulla montagna, Hunnenschlacht e Hungaria.
E che ne dico? In certi casi, la novità del suono di quest'orchestra non è stata sufficiente a darmi un'interpretazione appagante: sui Preludi la concorrenza è fin troppo agguerrita, da Solti fino al vulcanico Golovanov. Ho riscontrato momenti di poca fantasia anche nel resto. Il poco considerato Hunnenschlacht, che prevede anche una parte per organo, parte molto sottotono, ma riesce anche a trovare buoni momenti di grinta. Sentirò anche il resto.

@Ives (ricordo le tue retrospettive sul compositore) @Majaniello @Snorlax @giobar

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1 ora fa, Wittelsbach dice:

Gramola99150.jpg

Questo Liszt con strumenti antichi si deve alla passione di Haselbock, organista prima ancora che direttore, e appassionato del Liszt organistico.
C'è dentro, sostanzialmente, l'intera opera orchestrale.
Per ora ho lasciato indietro Dante e Faust, e ho sentito vari poemi sinfonici: per l'esattezza, Preludi, Orfeo, Quel che si sente sulla montagna, Hunnenschlacht e Hungaria.
E che ne dico? In certi casi, la novità del suono di quest'orchestra non è stata sufficiente a darmi un'interpretazione appagante: sui Preludi la concorrenza è fin troppo agguerrita, da Solti fino al vulcanico Golovanov. Ho riscontrato momenti di poca fantasia anche nel resto. Il poco considerato Hunnenschlacht, che prevede anche una parte per organo, parte molto sottotono, ma riesce anche a trovare buoni momenti di grinta. Sentirò anche il resto.

@Ives (ricordo le tue retrospettive sul compositore) @Majaniello @Snorlax @giobar

Ultimamente ti diverti a taggarmi nella musica che detesto :D per me Liszt orchestrale vade retro, con la sola eccezione della versione orchestrale del primo Mephisto Waltz e poco altro (Orpheus ad esempio)... Curiosità, questi sono tra i pochi dischi hip lodati da Hurwitz, di solito come si sa ben poco generoso verso questo tipo di operazioni. 

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8 ore fa, Majaniello dice:

Hai ragione, nel mondo esterno è un autore ben considerato, anzi aggiungo che le registrazioni storiche sono poche a confronto di quelle più recenti, come se abbia avuto una riscoperta commerciale... i concerti per violino ad esempio sono diventati mainstream che manco il concerto di Brahms. 

Però sono capolavori e meritano!

8 ore fa, Majaniello dice:

L'essenza del vero neoclassico.

In effetti, chissà se in gioventù è stato neoclassico, ci scommetto!

2 ore fa, Wittelsbach dice:

Cambiamo genere...

61rNvBphlbL.jpg

Questo lo dedico a @Madiel

Nessuna furberia, è la boiata che sembra

E questa roba cos'è ? :huh: E bravo Wittelsbach, sei riuscito a stupirmi!

Ricambio ed estendo al brasilero @Snorlax l'ascolto di questo cd appena arrivato

Guarnieri: Chôros, Vol. 2 - 8.574403 | Discover more releases from Naxos

I choros di Guarnieri sono tutti bellissimi, che qualità di scrittura sempre presente! Ho l'imbarazzo della scelta, forse il mio preferito del cd è quello per viola, che presenta un carattere più drammatico. Per ora sono alle prese con un pezzo popolaresco, Flor de Tremembé, che suona come un'orchestrina  brasiliana di strada ed è simpaticissimo nella sua vacuità apparente (da notare il bel canone che apre il pezzo!)

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14 minuti fa, Majaniello dice:

Ultimamente ti diverti a taggarmi nella musica che detesto :D per me Liszt orchestrale vade retro, con la sola eccezione della versione orchestrale del primo Mephisto Waltz e poco altro (Orpheus ad esempio)... Curiosità, questi sono tra i pochi dischi hip lodati da Hurwitz, di solito come si sa ben poco generoso verso questo tipo di operazioni. 

Per carità, mi riallacciavo a una tua antica riflessione: è musica che richiede imperativamente un approccio più anticonformista per riuscire davvero, per cui sostenevi la "giustezza" di chiavi di lettura come quelle di Golovanov, in effetti molto bella.

 

@Madiel tutta la serie brasilera Naxos è già in predicato di ascolto.

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10 minuti fa, Wittelsbach dice:

Per carità, mi riallacciavo a una tua antica riflessione: è musica che richiede imperativamente un approccio più anticonformista per riuscire davvero, per cui sostenevi la "giustezza" di chiavi di lettura come quelle di Golovanov, in effetti molto bella.

 

@Madiel tutta la serie brasilera Naxos è già in predicato di ascolto.

Si si lo so era una battuta :P credo che anche Furtwangler avrebbe fatto una bella figura (ha fatto solo I Preludi per ciò che mi risulta)... Karajan no però, pur essendo un grande wagneriano è troppo educato, raffinato, tecnico, almeno questa è la mia percezione. Credo che quella sia musica pensata per deragliare, o quantomeno per essere sempre al limite. 

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Leone SINIGAGLIA
Concerto in la maggiore per violino e orchestra op. 20

Laura Marzadori
Orchestra Città di Ferrara
Marco Zuccarini

Il concerto, ad un primissimo ascolto, sembra molto interessante. Però meriterebbe un'interpretazione e una registrazione più adeguate. Solista brava ma in qualche momento incerta. Orchestra avventurosa e poco incisiva. Registrazione nebbiosa.

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19 ore fa, Wittelsbach dice:

 

@Ives (ricordo le tue retrospettive sul compositore) @Majaniello @Snorlax @giobar

Grazie. Io sul Liszt dei poemi, come esecuzioni, vado controccorrente. E' vero che i grandi interpreti sono quelli che aprono strade, ma ci vogliono anche i guidatori esperti e sicuri. Mi piace Haitink, checchè se ne dica, perchè appunto mette ordine e non sbraca, in una musica un pò disordinata, raramente geniale e intrisa di retorica. Su tutto regna la trasparenza imposta dal direttore olandese, sia dove ci sono forza e gloria, sia dove ci sono tenerezza e malinconia. Si ode tutto: ogni singola nota, non per scrupolo analitico ma come premessa alla resa espressiva del più piccolo dettaglio all'interno di una visione d'insieme compatta, classica, profonda, virile, magnificamente plastica. E la LPO è in stato di grazia. Solti fa casino, Karajan troppo laccato, Golovanov pazzoide. Masur che fa l'integrale mai sentito. Ricambio con:

Liszt

Totentanz

Brendel/LPO/Haitink

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ab67616d0000b273aaba9e02d95d12582d0793b0

Appena inserita su Spotify, ascolto a volo d'uccello. L'oratorio (ma sovente e non a torto messo in scena, a proposito vedere lo spettacolo storico ed esemplare a Glyndebourne di Sellars diretto William Christie negli anni '90) è un capolavoro assoluto e uno dei vertici della musica barocca. Mai Handel ha scritto musica tanto bella, complessa ed emozionante, tanto per i solisti quanto per il coro. Un testamento fondamentale. Lo studio di registrazione è solo il punto d'approdo di una lunga tournèe in giro per l'Europa (ospitati anche alla Scala in forma di concerto dove quest'opera approdava per la prima volta, direi vergognosamente) del giovane e dotatissimo russo (dirige dal cembalo) con il suo ristretto ensemble di strumenti antichi. Quello che emerge e che differisce dai suoi colleghi inglesi (si senta il pur originalissimo McCreesh), è la pulsione serratissima e interna che il direttore imprime alle pagine handeliane e alla narrazione tutta, una evidente e scoperta teatralità, una timbrica favolosa e aggressiva (forse sovente con strappi un pò troppo ruvidi e minacciosi che a qualcuno potrebbero non piacere) cornice di uno struggente lirismo, sempre con decisa prevalenza degli archi, mobilissimo continuo (liuto usato moltissimo) e nitidezza nell'articolare i piani strumentali. Il cast vocale è tutto all-stars come si faceva una volta in casa DG. I cinque personaggi principali sono alle prese con una scrittura vocale ardua tanto per le note in sè quanto per l'accento che debbono infondere loro. Nessun inglese tranne John Chest, oltremodo spavaldissimo nella parte di Valens (ma è bravo a rimanere un passo indietro dalla macchietta di cattivo). La Oropesa è tra i soprani più quotati al mondo, timbro molto bello, dizione chiarissima e stupendamente omogenea nella linea di canto. Non raggiunge le vette emozionali della Gritton, ma è un bel sentire. La DiDonato spadroneggia nel ruolo di Irene, la cristiana che contempla la tragica vicenda e a cui Handel affida pagine di dolcezza lancinante (la cullante "Bane of virtue" o la celebre "As with rosy steps the mourn") affrontate con sicurezza e profonda conoscenza del ruolo. Il controtenore è un giovanissimo astro del canto francese. Manca un pò di acuti che sono spesso fissi e il personaggio è tratteggiato sommariamente, ma possiede un registro centrale bello solido e pastoso e nei duetti con la Oropesa dà il meglio di sè. Ingaggiato per il difficile ruolo di Septimius il baritenore Spyres, artefice di assolute prodezze vocali, ma anche lui generico nell'intepretare il ruolo, sembra voglia timbrare il cartellino e poco altro: grande padronanza delle colorature, bellissimo timbro, accento imperioso ma un pò vuoto nel fraseggio. Resta il coro, impegnato in pagine capitali. Il russo sceglie una formazione ridottissima (30 membri) e aggregata per la prima volta in questa registrazione. Cantano bene e in modo ammirevole e volenteroso ma non possiedono la precisione, l'accento, la compattezza e la presenza sonora dei colleghi inglesi. Registrazione perfetta con voci e complesso orchestrale molto vicini ai microfoni, ma sempre con risultati limpidissimi.

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1 ora fa, Ives dice:

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Appena inserita su Spotify, ascolto a volo d'uccello. L'oratorio (ma sovente e non a torto messo in scena, a proposito vedere lo spettacolo storico ed esemplare a Glyndebourne di Sellars diretto William Christie negli anni '90) è un capolavoro assoluto e uno dei vertici della musica barocca. Mai Handel ha scritto musica tanto bella, complessa ed emozionante, tanto per i solisti quanto per il coro. Un testamento fondamentale. Lo studio di registrazione è solo il punto d'approdo di una lunga tournèe in giro per l'Europa (ospitati anche alla Scala in forma di concerto dove quest'opera approdava per la prima volta, direi vergognosamente) del giovane e dotatissimo russo (dirige dal cembalo) con il suo ristretto ensemble di strumenti antichi. Quello che emerge e che differisce dai suoi colleghi inglesi (si senta il pur originalissimo McCreesh), è la pulsione serratissima e interna che il direttore imprime alle pagine handeliane e alla narrazione tutta, una evidente e scoperta teatralità, una timbrica favolosa e aggressiva (forse sovente con strappi un pò troppo ruvidi e minacciosi che a qualcuno potrebbero non piacere) cornice di uno struggente lirismo, sempre con decisa prevalenza degli archi, mobilissimo continuo (liuto usato moltissimo) e nitidezza nell'articolare i piani strumentali. Il cast vocale è tutto all-stars come si faceva una volta in casa DG. I cinque personaggi principali sono alle prese con una scrittura vocale ardua tanto per le note in sè quanto per l'accento che debbono infondere loro. Nessun inglese tranne John Chest, oltremodo spavaldissimo nella parte di Valens (ma è bravo a rimanere un passo indietro dalla macchietta di cattivo). La Oropesa è tra i soprani più quotati al mondo, timbro molto bello, dizione chiarissima e stupendamente omogenea nella linea di canto. Non raggiunge le vette emozionali della Gritton, ma è un bel sentire. La DiDonato spadroneggia nel ruolo di Irene, la cristiana che contempla la tragica vicenda e a cui Handel affida pagine di dolcezza lancinante (la cullante "Bane of virtue" o la celebre "As with rosy steps the mourn") affrontate con sicurezza e profonda conoscenza del ruolo. Il controtenore è un giovanissimo astro del canto francese. Manca un pò di acuti che sono spesso fissi e il personaggio è tratteggiato sommariamente, ma possiede un registro centrale bello solido e pastoso e nei duetti con la Oropesa dà il meglio di sè. Ingaggiato per il difficile ruolo di Septimius il baritenore Spyres, artefice di assolute prodezze vocali, ma anche lui generico nell'intepretare il ruolo, sembra voglia timbrare il cartellino e poco altro: grande padronanza delle colorature, bellissimo timbro, accento imperioso ma un pò vuoto nel fraseggio. Resta il coro, impegnato in pagine capitali. Il russo sceglie una formazione ridottissima (30 membri) e aggregata per la prima volta in questa registrazione. Cantano bene e in modo ammirevole e volenteroso ma non possiedono la precisione, l'accento, la compattezza e la presenza sonora dei colleghi inglesi. Registrazione perfetta con voci e complesso orchestrale molto vicini ai microfoni, ma sempre con risultati limpidissimi.

Ho capito Ives, mi hai impegnato il weekend... non ho capito però se McCreesh > Pomo d'oro o viceversa. Da chi comincio? 

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