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Cosa state ascoltando ? Anno 2022


Madiel
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3 minuti fa, Ives dice:

Anche qui, Honeck a mio gusto funziona veramente bene, soprattutto in questa sinfonia d'esordio. Fa un Mahler viscerale, che concentra il senso dell'aggregazione e del conflitto di più culture, nonché il senso della lievitazione interna di ogni sinfonia, secondo un percorso psicologico ben preciso. Peccato che l'integrale Exton per il mercato giapponese si sia interrotta bruscamente e costi comunque tantissimo anche singolarmente. Mancano tutte le sinfonie tarde, dalla Sesta in poi. Ma la DG dorme e preferisce il loffio canadese Seguin o Nelsons. Da sentire anche la sua Quinta con la PittsburghSO in trasferta berlinese:

Mi pare abbia detto in un'intervista che per lui, musicista dei Wiener Philharmoniker, fu un'esperienza illuminante suonare Mahler sotto la direzione di Bernstein.

@Ives non ama Rimskij come io non amo Richard Strauss, in effetti nessuno è perfetto 😉

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1 ora fa, Florestan dice:

Mi pare abbia detto in un'intervista che per lui, musicista dei Wiener Philharmoniker, fu un'esperienza illuminante suonare Mahler sotto la direzione di Bernstein.

Si, è vero. Ha sempre dichiarato che Bernstein è stata una fonte inesauribile di ispirazione per la sua successiva carriera di direttore d'orchestra e di interprete mahleriano. Anche se io non ci trovo nulla in comune, se non una certa libertà agogica. Sicuramente ha suonato nei famosi dischi DG con Quinta e Sesta (anche nelle ultime di Sibelius).

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1 ora fa, Ives dice:

 Non sono invece un ammiratore di Rimsky, ma nessuno è perfetto...

 

1 ora fa, Florestan dice:

 

@Ives non ama Rimskij come io non amo Richard Strauss, in effetti nessuno è perfetto 😉

Ah beh, a me non parlate di Mendelssohn, l'ho provato in tutte le salse, ma dopo 10 minuti nella maggior parte dei casi mi addormento! :o-_-

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9 ore fa, Madiel dice:

Peccato che non si possa condividere il video, perché vedere Kristian Jarvi che dirige il Capriccio Spagnolo è uno spasso: crede di essere in discoteca, ridicolissimo! :cat_goofy::lol:

Hai notato che lo inquadrano pochissimo? :cat_lol:

°°°

Dopo l'ascolto angosciante di ieri (su cui tornerò, perchè mi pare un lavorone), una roba più semplice, stimolato da zippie:

https://my.mail.ru/video/embed/1180832194961101182

Non si vede l'anteprima perchè è un "tubo" russo, ma trattasi di:

Christoph Willibald Gluck
ALCESTE

Gustav Mahler Chor
Les Talens Lyriques
Christophe Rousset, conductor
Wiener Staatsoper
19 June 2016

Alceste – Véronique Gens
Admète – Joseph Kaiser
Leurs enfants – Maria Nazarova, Juliette Mars
Évandre – Jason Bridges
Un Grand-Prêtre – Clemens Unterreiner
Hercule – Adam Plachetka
Apollo – Manuel Walser

Mi sono accorto che se si vuole ascoltare l'Alceste versione "Parigi" non ci sono mica così tante opzioni. Tolti un paio di dvd che solo a leggere i nomi e a guardare le copertine non mi ispiravano per niente, mi sono venute in testa solo le seguenti edizioni:

- Callas/Giulini: inascoltabile a causa di un audio pessimo.
- Gencer/Gui: stratagliata, coi primi due atti presi dalla versione parigina (ritradotta in italiano) e il terzo da quella viennese.
- Normann/Baudo: troppo lenta e romanticizzata (peccato, perche Jessye è grandissima)
- Von Otter/Gardiner: troppo pasticciata (di base è una versione Berlioz tagliata)

So che esiste una Baker/Mackerras che suona bene sulla carta, mai sentita però. 

Questa qui su mi pareva una buona soluzione, la regia sembra interessante, Rousset è un mito e la Gens (per Alceste? non sarà leggerina?) una prezzemola del settecento francese. 

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1 ora fa, Majaniello dice:

Hai notato che lo inquadrano pochissimo? :cat_lol:

ihihihihih, vero!! :cat_lol: Gli orchestrali hanno delle facce.. si vede che stanno facendo tutto loro! :cat_lol: Uno dei video più ridicoli, intendo nella mimica direttoriale, che ho mai visto finora!

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Stamattina ho avuto un'esperienza quasi paranormale. Parlando con mia moglie a proposito di opere incompiute di prima mattina, esce fuori la 8a di Schubert. Mentre vado in bagno mi viene il tarlo e mi metto a canticchiare il finale della Grande. Torno in cucina dove facciamo colazione, accendo come di consueto Radio Classica, e cosa stanno mandando in onda? il Finale della Grande :o (esecuzione Concertgebouw/Harnoncourt). Giuro che ero senza parole. Nemmeno il mago Otelma :D

ora ascolto il Capriccio n.4 di Zelenka con la Camerata Bern

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31 minuti fa, Wittelsbach dice:

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Appena preso da @Madiel, lo sento anch'io. Un Villa Lobos eseguito sulla tundra!

Eh, il mio è ancora in viaggio dalla Germania! Posso solo dire che dura meno di quello Bis e che sulla carta gli esecutori sono bravi, di più non so... Il Choros n.11 è difficilissimo da abbracciare nel suo complesso, dura oltre un'ora ed è formato da una selva di temi e sotto-temi, l'orchestrazione è lussureggiante e cangiante. Anche la sua costruzione è abbastanza confusa e VL non si preoccupa di essere coerente, per amare questo pezzo non bisogna farsi molte domande e lasciarsi portare dalla corrente della musica. 

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9 minuti fa, Madiel dice:

Eh, il mio è ancora in viaggio dalla Germania! Posso solo dire che dura meno di quello Bis e che sulla carta gli esecutori sono bravi, di più non so... Il Choros n.11 è difficilissimo da abbracciare nel suo complesso, dura oltre un'ora ed è formato da una selva di temi e sotto-temi, l'orchestrazione è lussureggiante e cangiante. Anche la sua costruzione è abbastanza confusa e VL non si preoccupa di essere coerente, per amare questo pezzo non bisogna farsi molte domande e lasciarsi portare dalla corrente della musica. 

Prima che editassi, avevi fatto un'altra considerazione: che pareva la pittura musicale della vita di un brasiliano! Io aggiungerei: di un brasiliano che va a farsi, di quando in quando, qualche gitarella in California! O almeno, tale è la mia impressione. L'avevo già sentito nell'edizione Bis in ogni caso, anche se mi mancava da troppo tempo.

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23 minuti fa, Wittelsbach dice:

Prima che editassi, avevi fatto un'altra considerazione: che pareva la pittura musicale della vita di un brasiliano! Io aggiungerei: di un brasiliano che va a farsi, di quando in quando, qualche gitarella in California! O almeno, tale è la mia impressione. L'avevo già sentito nell'edizione Bis in ogni caso, anche se mi mancava da troppo tempo.

Già, mi era venuto il dubbio su quale tipo di brasiliano, perché all'epoca le differenze in quel paese erano abissali: un brasiliano della città o della campagna ? 

---

Poco fa, facendo una ricerca on line, scopro che negli anni novanta era attiva in Germania una etichetta chiamata Edition Michael Frauenlob Bauer. Specializzata in ultra-avanguardia, aveva un piccolo catalogo veramente stimolante con lavori rari di Cage, Schnebel, Koechlin, Ives e altri. All'epoca erano proprio rarità disografiche, per esempio il Poème di Ligeti in due edizioni "diretto" dall'autore (e chi lo sapeva ? :cigar:), l'Offerta Musicale di Koechlin commentata dall'autore (più bonus una suite per pianoforte suonata sempre da Koechlin), la serie completa di Empty Words di Cage, prime incisioni di Schnebel ecc. Da far concorrenza alla Wergo, peccato sia durata pochi anni - ovviamente, i cd sono rarissimi perché pubblicava per lo più lp.

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17 ore fa, Majaniello dice:

Hai notato che lo inquadrano pochissimo? :cat_lol:

Anche perchè i fiati (e non solo) di quell'orchestra sono bellissime donzelle...🙃 Lui, esagitato manco fosse Celentano e con la catena al collo, è davvero inguardabile. Da denuncia penale.

°°°°°°

Tallis

Nine Tunes for Archbishop Parker's Psalter

Stile Antico

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On 17/10/2022 at 12:17, Madiel dice:

Peccato che non si possa condividere il video, perché vedere Kristian Jarvi che dirige il Capriccio Spagnolo è uno spasso: crede di essere in discoteca, ridicolissimo! :cat_goofy::lol:

Ahaha, dai di' la verità che sotto il nome dell'utente Al cuore Ramon che scrive questo commento ti nasconti tu in realtà:

"the maestro is absolutely fantastic! I love him, his movement and how he conducts the orchestra. He looks like he is dancing. Superb"

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1 ora fa, glenngould dice:

Ahaha, dai di' la verità che sotto il nome dell'utente Al cuore Ramon che scrive questo commento ti nasconti tu in realtà:

"the maestro is absolutely fantastic! I love him, his movement and how he conducts the orchestra. He looks like he is dancing. Superb"

Ci aggiungo anche un po' di cuoricini: 😍🥰🤩💘💝💖💗💓 Altri video così, Maestro Jarvi, non s'interrompe un'emozione ! 💋 ❤️🧡💕

:cat_lol:

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8 ore fa, Madiel dice:

Già, mi era venuto il dubbio su quale tipo di brasiliano, perché all'epoca le differenze in quel paese erano abissali: un brasiliano della città o della campagna ? 

---

Poco fa, facendo una ricerca on line, scopro che negli anni novanta era attiva in Germania una etichetta chiamata Edition Michael Frauenlob Bauer. Specializzata in ultra-avanguardia, aveva un piccolo catalogo veramente stimolante con lavori rari di Cage, Schnebel, Koechlin, Ives e altri. All'epoca erano proprio rarità disografiche, per esempio il Poème di Ligeti in due edizioni "diretto" dall'autore (e chi lo sapeva ? :cigar:), l'Offerta Musicale di Koechlin commentata dall'autore (più bonus una suite per pianoforte suonata sempre da Koechlin), la serie completa di Empty Words di Cage, prime incisioni di Schnebel ecc. Da far concorrenza alla Wergo, peccato sia durata pochi anni - ovviamente, i cd sono rarissimi perché pubblicava per lo più lp.

Questo signore manco lo conosco! 😮

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On 16/10/2022 at 00:13, Majaniello dice:

Ho riletto il tuo post più volte e a me sembra, correggimi se sbaglio, che il tuo sia un confronto Gluck-Mozart non esplicitato. Se così fosse, condivido più o meno tutto: in Gluck c'è un elemento di radicalità (molto programmatico, come si sa) che richiama un certo primo barocco - che a me ad esempio, più che un Cavalli, fa venire in testa uno come Carissimi (anche se questo vale più per l'austero Gluck viennese che non per quello parigino, più drammatizzato e colorato), mentre Mozart è il pop galante trasportato nell'epoca della complessità degli sviluppi. Come pure condivido la riflessione sull'attitudine psicanalitica (laddove Mozart lo diremmo un "comportamentista"), che non nasconde, anzi enfatizza, uno spessore tragico che al salisburghese era estraneo (riascoltando di recente Ifigenia in Tauride ho notato quanto l'opera di Gluck sia costantemente intrisa di morte, anche confrontata a quella omonima di Piccinni). Il verticale Gluck e l'orizzontale Mozart, banalizzando un po'.

Non so se sono d'accordo (anche perchè non so se ho capito che vuoi dire :D ) quando parli di sfida bruciante da parte dei classicisti più propriamente detti, contrapposta alla rifondazione d'uomo nella fase della civiltà con le macchine, che immagino faccia riferimento alla borghesia cittadina che citavi nel post precedente.

Mi vengono in testa le provocazioni pre-rivoluzionarie della trilogia di Da Ponte, che a me sembrano un modo per flirtare, in maniera neanche tanto inedita, tanto con la borghesia filo-massonica quanto con l'enstablishment imperiale illuminato (una sfida tanto per dire insomma). In fondo Mozart era una versione moderna e "preromantica" (nei blandimenti sentimentali più che altro) del razionalista metastasiano, e questo suo essere sul pezzo in modalità così reazionaria - un ossimoro che non so come esprimere diversamente - gli stava anche schiacciando la carriera, prima che la morte lo cogliesse anzitempo (o giusto in tempo, a questo punto!). Non dimentichiamoci che fu uno dei pochi big a non riuscire a sfondare nel maggiore centro culturale dell'epoca: Parigi.

A Gluck invece interessava interagire con la borghesia intellettuale, probabilmente perchè aveva inteso che era lì che si poteva consolidare il successo; Calzabigi gli aveva ben suggerito che a Parigi avrebbe trovato terreno più fertile che a Vienna. Voleva gli enciclopedisti dalla sua, Rousseau in testa, che notoriamente portava sulle palle sia Lully che Rameau e amava moltissimo il melos italiano (La musique ne saurait aller au coeur que par le charme de la mélodie, cito) ma odiava altrettanto certe derive "plebee". E quindi gusti letterari classici sì, semplicità e adesione al testo, ma con un'attenzione particolare alla melodia. "Vino italiano in bottiglie francesi", non è mia ma mi pare una sintesi perfetta. L'idea poi di un melodramma sovranazionale doveva stuzzicare ulteriormente l'intellighenzia parigina. Nelle opere parigine di Gluck si respira questa ricerca costante di equilibrio tra immobilità e movimento, intellettualismo e spettacolarità, melos e parola, ricerca che culminerà in Ifigenia in Tauride e che vedrà in Eco e Narciso il classico passo più lungo della gamba.  

Ho già affrontato di sfuggita questo argomento, ma mi appassiona particolarmente il ritorno in auge della tragédie lyrique e poi dell'opéra-comique sotto queste nuove vesti, perchè, di fatto, fu il vero grande evento culturale che sancì il passaggio dal razionalismo metastasiano all'illuminismo vero e proprio, un processo graduale che ebbe il centro nevralgico in Francia e nelle corti francofile (Parma, Stoccarda, S. Pietroburgo) e che di fatto fu animato, se si esclude Gluck, tutto da italiani, a partire dall'impresario Giacomo Durazzo e dai poeti Calzabigi e Coltellini, passando ovviamente per i compositori Traetta (il primo in assoluto), Jommelli, Piccinni, Sacchini, Salieri, Cherubini, Spontini... tutto 'sto pippone per dire che per me è questo il classicismo propriamente detto, e non viceversa, prima di tutto per motivazioni storiche.

PS: ritengo Mozart un musicista ben più capace di Gluck in senso tecnico, ma non è questo il punto, evidentemente. 

 


(ohi anch'io dovrei rileggere un paio di volte quel che scrivo per renderlo più intellegibile quel minimo 🙂)

 

Mmh potrei ancora riassumere il senso di quella mia boutade "un Gluck neoclassico ancor prima dell'invenzione del(le estenuazioni del) classicismo 🙂" e della pezza argomentativa successiva, così: 

C.W. Gluck era là dove si fermentava il classicismo nel senso di un'estetica neoclassica, mentre i viennesi a cominciare, mettiamo una grande figura, da F.J. Haydn saranno i formalisti con passioni individualiste tali da condurre al romanticismo ma ahimè son loro l'affermazione del riferimento classicista, per non dire fino al divenire motivo d'essere considerati (con autocoscienza a fine Ottocento) fondazione d'un concetto di "musica classica". 

 

Dopodiché volendo:

Personalmente io sono cresciuto, si sarà colto tra le righe di qualche mio intervento, giusto nel rigetto dell'antonomasia primoviennese (per non dire asburgica) com'è nella frequentazione universale, ma in particolare in Italia, della "musica classica". Scoprire da un lato la squisitezza dei diversamente classicisti ( 🙂) ...da un Boccherini a un Cherubini, d'accordo due nomi italiani[1], e all'opposto magari la considerazione, per dire, di un F. Chopin come d'un genio classicista, d'accordo ormai byroniano.

Non mi dispiacerebbe se da questa conversazione, nata da un ascolto tanto casuale[2] quanto immediatamente ammirato, ne venisse proprio una capacità di distinzione formale attestabile con la creazione di termini come neoclassicismo di fine settecento, un esito Lumiéres che vestirà panni napoleonici e tramonterà con la Restaurazione, e classicismo sonatista (diciamolo così), che appassionerà le scritture dei secoli a venire ma di fatto quale lascito mitteleuropeo. Seppure nello, storicamente significante, unicum d'una intenzione caratteristicamente propria di entrambe, queste che io pure sono venuto a considerare due diverse sponde (intenzione volendo peraltro più dichiarata a Parigi, più intima a Vienna[3]): di "mettere la vita in musica" con la musica a vertici di strutture formali.

 

Beninteso non sarò io a trattare questa mia tesi debitamente, tantomeno a trovare le diciture che possano piacere alla sistematica in lingua inglese (scienza peraltro difficilmente giustificabile nella misura dell'efficacia se non disturbo in una realtà di veramente tanti musicisti al mondo e così vivaci, così che categorizzare ne fa più spesso perdere il sapore così particolare di ciascuna, così singola, opera[4]; seppure sì effettivamente a tanti può stimolare aver nomi per le tante sfumature di verde del bosco, nel mentre che il bosco le crea senza sosta).

 

Ma anche sì, che bello sarebbe trattarne 🙂 analizzarne i tratti oggettivi: il classicista (di maggioranza 🙂) lavora sui tracciati per poi scoprire il gusto di lavorarvi in un dibattervisi esprimervisi dentro; ma di più: il suo è, o resta (in una tradizione squisitamente occidentale, a me piace ancestralizzare in indoeuropea), un bersagliare le note, semmai vi danza (e quindi recupero bauli folclorici) o magari vi canta, ma quale urgenza! da patirvi direi questo rimbalzare in cento modi interpretato ma mai riscosso (ridiscusso alle radici linguistiche)...

Nel mentre che il neoclassico tardosettecentesco prende a lavorare sulle consistenze, dove una, facciamo per semplificare, morbidezza delle linee sarà pur sostenuta da una saldezza di costrutto, ma con una geniale, perché idiosincratica e meravigliosamente sorprendente all'effetto, novità: le note si vogliono abitare, quali stanze della percezione, sviluppando una passione esistenziale per la realtà in simpatica (gustata) rappresentazione metafisica e quindi musica a programma, meteorologie 🙂 e rinnovato utilizzo del patrimonio mitico in qualche modo disponibile (sì sì a chi sta venendo in mente persino Wagner, perché no? io mi limito a dire Debussy nel sommovimento, cadenzato con un clock secolare, fin de siècle successivo, anziché citare il neoclassicismo (comunemente detto), che pure sarà lì; e poi, cent'anni dopo ancora chi? le mistiche senza più racconti, Arvo Pärt? (che sta al minimalismo, il cosiddetto, come Gluck al classicismo comunemente inteso? 🙂 ) e tutti i paesaggi d'angoscia con produzione ECM...?

 

Oddio, sto rileggendo e penso mi sarebbe piaciuto ridire solo di quale spirito gigantesco ho còlto per esempio in quel Gluck, seppure adesso oibò non ho proprio voglia di rintracciarlo in quei cinquant'anni di scavalco epocale "qui c'è, qui no", "questo è un vissuto musicale, questo drasticamente un altro".

 

Salvo post scriptum: ho molto apprezzato, se vale qualcosa dirlo, il complesso di riflessioni offerte da @Majaniello tanto a braccio (come non può che essere in questa sede) quanto attente al sostrato dei gesti dei compositori.

_

 

[1] ma a mettersi a trattare i motivi del loro espatrio s'andrebbe giusto al cuore di certe dinamiche culturali nei scenari politicoideologici d'allora, che favorivano appunto sviluppi diversi in luoghi diversi (volendo per farla breve e tranchant sui "nostri", a certuni risultava stretta una via italiana del godimento da sudditi); per non dire che dopo aver lanciato un appello in passato per una biografia sentimentalmente partecipata, come s'usa oggi, di F.X. Dussek ne solleciterei adesso una di L. Cherubini, tra Parigi Vienna i suoi rapporti con Napoleone la sua depressione che neanche Rossini 🙂

[2] ho ben poco Gluck in fonoteca, avendolo per l'appunto per tempo parcheggiato nello scaffale classicisti, per me ehm... a bassa priorità di recupero negli ascolti

[3] a Londra assimilando cifre con passione e propria inguaribile distinzione ma senza tanto far politica (senza altrettanta corrispondente attitudine politica)

[4] e a me interessa la singola partitura e poi la singola interpretazione e infine quell'incisione, o l'evento, in quella sala, com'è stato, da quella sedia, o da quella calca (che stuzzichini avevano, chi c'era 🙂).

 

 

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7 ore fa, zippie dice:

(ohi anch'io dovrei rileggere un paio di volte quel che scrivo per renderlo più intellegibile quel minimo 🙂)

zippie sei un Majaniello in lingua aulica... approfitto per ricordare a tutti che i pipponi sono la VITA del forum, e non la sua morte.

7 ore fa, zippie dice:

Personalmente io sono cresciuto, si sarà colto tra le righe di qualche mio intervento, giusto nel rigetto dell'antonomasia primoviennese (per non dire asburgica) com'è nella frequentazione universale, ma in particolare in Italia, della "musica classica". Scoprire da un lato la squisitezza dei diversamente classicisti ( 🙂) ...da un Boccherini a un Cherubini, d'accordo due nomi italiani[1], e all'opposto magari la considerazione, per dire, di un F. Chopin come d'un genio classicista, d'accordo ormai byroniano.

Con me sfondi una porta aperta, come si sarà colto tra le righe di qualche mio intervento :cat_lol:

7 ore fa, zippie dice:

neoclassicismo di fine settecento, un esito Lumiéres che vestirà panni napoleonici e tramonterà con la Restaurazione, e classicismo sonatista (diciamolo così), che appassionerà le scritture dei secoli a venire ma di fatto quale lascito mitteleuropeo.

Non sono tanto d'accordo sul fatto che quella stagione "parigina" si concluda con la Restaurazione mentre l'altra "viennese" vada avanti, ma in fondo mi pare non sia d'accordo neanche tu dato che, se ho ben capito, citi più avanti Wagner e Debussy come frutti di quel che tu chiami neoclassicismo di fine settecento... è certo che alcuni elementi di Wagner vengano proprio da lì, diciamo da Rameau a mezzo Gluck, e idealmente, anche se inconsapevolmente, da certe fantasticherie seicentesce di cui le epopee wagneriane mi sembrano l'equivalente romantico. Certo che in Gluck il tutto è declinato ed epurato in una chiave illuminista, ma quello era il segno dei suoi tempi, perchè al netto del razionalismo e della sobrietà gli altri elementi, formali (il melos, l'orchestra, la parola scenica) ma anche sostanziali (lo psicologismo, il nichilismo, l'idea di spettacolo totale), mi pare siano passati in perfetta continuità.

Esiste anche un filone italiano che, filtrando da lì alcune istanze, passa attraverso le opere "di mezzo" di Mercadante e arriva al tardo Verdi e si insinua ancora da qualche parte nel gruppo degli '80. Ma pure tra i francesi di nascita, che oggi raggruppiamo come "accademici" per comodità, dobbiamo distinguere tra Gounod e Thomas da un lato e Saint-saens e Massenet dall'altro, fino appunto ad arrivare a Debussy.

Per dire, anche se mi rendo conto che sono semplificazioni, i percorsi si intersecano, le influenze si compenetrano. Hai citato Cherubini, come lo possiamo descrivere? nella sua musica convivono retaggi di neoclassicismo gluckiano (a mezzo Salieri, più che altro), su impalcature chiaramente viennesi che richiamano Mozart e, soprattutto, Haydn. Senza dimenticare un lirismo tutto italiano che lo Schumann-critico sagacemente sottolinea come carattere distintivo. In Stravinsky pure, io vedo tanto neoclassicismo quanto classicismo (per attenermi alla tua nomenclatura).

7 ore fa, zippie dice:

dopo aver lanciato un appello in passato per una biografia sentimentalmente partecipata, come s'usa oggi, di F.X. Dussek ne solleciterei adesso una di L. Cherubini, tra Parigi Vienna i suoi rapporti con Napoleone la sua depressione che neanche Rossini 🙂

Beh più sentimentalmente partecipata di questa direi che non si può:

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2 ore fa, Wittelsbach dice:

Comunque, tanto per stare in tema, è in dirittura d'arrivo...

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Vashegy è quello che, tra le altre cose, incise per Hungaroton i curiosi concerti per timpani di Druschetzky

Collana stupenda di opere in lingua francese di autori europei, stupenda a livello editoriale e nei contenuti, mi sa che ne abbiamo già parlato. Non tutto mi interessa ma la varietà proposta (gran parte delle opere sono di raro o rarissimo ascolto) e la qualità degli interpreti - almeno di quelle che conosco io - ne fa davvero un modello virtuoso che sarebbe bello che qualche fondazione di casa nostra emulasse.

Il catalogo: https://bru-zane.com/dischi/?f

Abencerages appartiene al Cherubini maturo e manierista, ormai "spontinizzato", ossia piegato ai gusti imperial-napoleonici (come ricordava zippie di sfuggita). Non emblematica come le opere "della rivoluzione", ossia tra Lodoiska e Faniska per intenderci, ma pur sempre grande musica di un grande maestro. Ci sta una bella edizione aggiornata, io conosco il vecchio broadcast di Giulini con la Cerquetti.

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34 minuti fa, Majaniello dice:

Collana stupenda di opere in lingua francese di autori europei, stupenda a livello editoriale e nei contenuti, mi sa che ne abbiamo già parlato. Non tutto mi interessa ma la varietà proposta (gran parte delle opere sono di raro o rarissimo ascolto) e la qualità degli interpreti - almeno di quelle che conosco io - ne fa davvero un modello virtuoso che sarebbe bello che qualche fondazione di casa nostra emulasse.

Ne ho due o tre, di questi dischi! Hanno pure un libro allegato...

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