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Cosa state ascoltando ? Anno 2022


Madiel
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39 minuti fa, glenngould dice:

Ti ringrazio per la precisazione (che non conoscevo).

Tra l'altro ho fatto copia-incolla direttamente dalla descrizione del video in questione quindi credo che sia un errore abbastanza comune o magari è un tentativo dei tedeschi di germanizzare tutto. Deutschland Über Alles :D

Infatti.
Alla fine, che ne dici?
Più che altro, del secondo autore che non ho mai sentito!

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On 14/10/2022 at 10:22, Majaniello dice:

zippie che intendi qui, perchè a me sembra che Gluck sia proprio l'epitome del classicismo.

 

Riferirei di C.W. Gluck certamente come di un vero e proprio teorico classicista, a caccia di una forma, sia detto nel senso di un'estetica, in grado d'aiutare lo spirito a riconoscere la modernità della propria presenza esistenziale, e per così dire responsabile, di contro se vogliamo ai (peraltro motivati) esercizi delle fantasmagorie tardobarocche, tanto quanto agli esiti in artificiosità del (peraltro motivato) pop galante e operistico. Al punto che gli si potrebbe paradossalmente riconoscere un'essenza che fu propria dei primordi dell'inventiva barocca. 

Ma ecco, io ho di contrasto alla sua cifra inteso che, uno, il classicismo diviene piuttosto, per così dire, movimento (scena e di poi, in autentici localismi, ambiente) nella disciplina formalista, sia detto nel senso dell'organizzazione sistemica, e, due, sulla quale paradossalmente vieppiù si agiteranno moltissimo grandi personalità da repertori di ricerca psicoanalitica, che agli approdi dell'autocoscienza infine si diranno romantici.
  
E così a quel mio ascolto io ero stato preso da un'immagine di un nitore e volontà particolari davvero mirabili, nelle profondità, e con carattere di invito, nella rifondazione, quanto in tanti (in questo senso più propriamente) classicisti ribolle piuttosto una sfida bruciante scalpitante, d'uomo nella fase della civiltà con le macchine.

Se può bastare 🙂 (Le mie sono normalmente percezioni sfavillanti, per farne saggio accademico dovrei attendere agli ascolti più dedicati, ma ahimè nessuna vita umana più può bastare ormai neppure a un colpo d'occhio alle tante espressioni umane documentate intorno, si va di godimenti di gusto più sensitivo che obbligato: ma se posso assicurare il mio è sempre un evocare, volendo suggestivamente, riferimenti precisati dalla storia, non una spinta di allegra deformazione concettuale, così comunemente intrappolante e in mala fede).

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4 ore fa, Wittelsbach dice:

Infatti.
Alla fine, che ne dici?
Più che altro, del secondo autore che non ho mai sentito!

Guarda, l'intero concerto ha parecchi pregi:

1. programma non scontato con opere anche poco conosciute dai più, ad esempio la Aladdin Suite di Nielsen;

2. l'orchestra ha suonato tutti i brani in modo magistrale;

3. la soprano Hanna-Elizabeth Mueller ha interpretato bene la Sheherazade di Ravel (ma qui è campo tuo);

rimango un po' così proprio per il brano finale.

Ieri sera, come ho scritto, avevo cominciato ad ascoltare il concerto proprio durante la Christus Sinfonie e, non so il perché, ma ero convinto si trattasse della première di un compositore contemporaneo. Di conseguenza pensavo le peggio cose perché, come un ascoltatore sottolineava, il brano stava tra Wagner e Strauss quindi fuori tempo di almeno cento anni; sì, l'orchestrazione è ottima, anche se sovente tendente alla retorica (un po' trombona direbbe @Majaniello) e gli devo riconoscere una certa maestria. Poi ho scoperto questa mattina che trattasi di una composizione scritta nel '37 quando l'autore, nato nel 1907, aveva trent'anni e lì ho un po' limato il mio giudizio. Certo, rimane il fatto che siamo comunque indietro rispetto a quanto stava succedendo in Europa, però c'è di peggio.

Piuttosto, nel riascoltare il brano, non ho potuto non notare una certa frammentarietà sia nelle idee che addirittura negli stili. Si passa all'uso della tonalità più basica a quella più estrema con toccate addirittura nel jazz per poi concludere con un inno al Signore (ovviamente, la Sinfonia si chiama Christus). Credo che il tutto sia dovuto al fatto che fondamentalmente debba trattarsi di una sorta di poema sinfonico sulla vita di Cristo. In ogni caso, non sono state due ore buttate, poi io amo questa orchestra alla follia, quindi se non altro, ho apprezzato la tecnica.

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On 14/10/2022 at 17:16, Wittelsbach dice:

Concordo con Maiacoschi.

Niello, mi raccomando, altrimenti si offende :cat_lol:

On 14/10/2022 at 17:16, Wittelsbach dice:

Il secondo movimento:

Sul tubo si trova anche diretta dal vivo da Gergiev!

@Majaniello @Madiel

Neoclassico solo in apparenza, il video di sopra cita alla lettera qualcosa che mi sembra una danza armena (o comunque popolare). Questi compositori caucasici cadono poco lontano dal loro albero :D 

Ricambio con

Devreese: Black and White, per pianoforte (1984)

Blumenthal, pianoforte

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6 ore fa, zippie dice:

Riferirei di C.W. Gluck certamente come di un vero e proprio teorico classicista, a caccia di una forma, sia detto nel senso di un'estetica, in grado d'aiutare lo spirito a riconoscere la modernità della propria presenza esistenziale, e per così dire responsabile, di contro se vogliamo ai (peraltro motivati) esercizi delle fantasmagorie tardobarocche, tanto quanto agli esiti in artificiosità del (peraltro motivato) pop galante e operistico. Al punto che gli si potrebbe paradossalmente riconoscere un'essenza che fu propria dei primordi dell'inventiva barocca. 

Ma ecco, io ho di contrasto alla sua cifra inteso, uno, il classicismo diviene piuttosto, per così dire, movimento (scena e di poi, in autentici localismi, ambiente) nella disciplina formalista, sia detto nel senso dell'organizzazione sistemica, e, due, sulla quale paradossalmente vieppiù si agiteranno moltissimo grandi personalità da repertori di ricerca psicoanalitica, che agli approdi dell'autocoscienza infine si diranno romantici.
  

Ho riletto il tuo post più volte e a me sembra, correggimi se sbaglio, che il tuo sia un confronto Gluck-Mozart non esplicitato. Se così fosse, condivido più o meno tutto: in Gluck c'è un elemento di radicalità (molto programmatico, come si sa) che richiama un certo primo barocco - che a me ad esempio, più che un Cavalli, fa venire in testa uno come Carissimi (anche se questo vale più per l'austero Gluck viennese che non per quello parigino, più drammatizzato e colorato), mentre Mozart è il pop galante trasportato nell'epoca della complessità degli sviluppi. Come pure condivido la riflessione sull'attitudine psicanalitica (laddove Mozart lo diremmo un "comportamentista"), che non nasconde, anzi enfatizza, uno spessore tragico che al salisburghese era estraneo (riascoltando di recente Ifigenia in Tauride ho notato quanto l'opera di Gluck sia costantemente intrisa di morte, anche confrontata a quella omonima di Piccinni). Il verticale Gluck e l'orizzontale Mozart, banalizzando un po'.

6 ore fa, zippie dice:

E così a quel mio ascolto io ero stato preso da un'immagine di un nitore e volontà particolari davvero mirabili, nelle profondità, e con carattere di invito, nella rifondazione, quanto in tanti (in questo senso più propriamente) classicisti ribolle piuttosto una sfida bruciante scalpitante, d'uomo nella fase della civiltà con le macchine.

Non so se sono d'accordo (anche perchè non so se ho capito che vuoi dire :D ) quando parli di sfida bruciante da parte dei classicisti più propriamente detti, contrapposta alla rifondazione d'uomo nella fase della civiltà con le macchine, che immagino faccia riferimento alla borghesia cittadina che citavi nel post precedente.

Mi vengono in testa le provocazioni pre-rivoluzionarie della trilogia di Da Ponte, che a me sembrano un modo per flirtare, in maniera neanche tanto inedita, tanto con la borghesia filo-massonica quanto con l'enstablishment imperiale illuminato (una sfida tanto per dire insomma). In fondo Mozart era una versione moderna e "preromantica" (nei blandimenti sentimentali più che altro) del razionalista metastasiano, e questo suo essere sul pezzo in modalità così reazionaria - un ossimoro che non so come esprimere diversamente - gli stava anche schiacciando la carriera, prima che la morte lo cogliesse anzitempo (o giusto in tempo, a questo punto!). Non dimentichiamoci che fu uno dei pochi big a non riuscire a sfondare nel maggiore centro culturale dell'epoca: Parigi.

A Gluck invece interessava interagire con la borghesia intellettuale, probabilmente perchè aveva inteso che era lì che si poteva consolidare il successo; Calzabigi gli aveva ben suggerito che a Parigi avrebbe trovato terreno più fertile che a Vienna. Voleva gli enciclopedisti dalla sua, Rousseau in testa, che notoriamente portava sulle palle sia Lully che Rameau e amava moltissimo il melos italiano (La musique ne saurait aller au coeur que par le charme de la mélodie, cito) ma odiava altrettanto certe derive "plebee". E quindi gusti letterari classici sì, semplicità e adesione al testo, ma con un'attenzione particolare alla melodia. "Vino italiano in bottiglie francesi", non è mia ma mi pare una sintesi perfetta. L'idea poi di un melodramma sovranazionale doveva stuzzicare ulteriormente l'intellighenzia parigina. Nelle opere parigine di Gluck si respira questa ricerca costante di equilibrio tra immobilità e movimento, intellettualismo e spettacolarità, melos e parola, ricerca che culminerà in Ifigenia in Tauride e che vedrà in Eco e Narciso il classico passo più lungo della gamba.  

Ho già affrontato di sfuggita questo argomento, ma mi appassiona particolarmente il ritorno in auge della tragédie lyrique e poi dell'opéra-comique sotto queste nuove vesti, perchè, di fatto, fu il vero grande evento culturale che sancì il passaggio dal razionalismo metastasiano all'illuminismo vero e proprio, un processo graduale che ebbe il centro nevralgico in Francia e nelle corti francofile (Parma, Stoccarda, S. Pietroburgo) e che di fatto fu animato, se si esclude Gluck, tutto da italiani, a partire dall'impresario Giacomo Durazzo e dai poeti Calzabigi e Coltellini, passando ovviamente per i compositori Traetta (il primo in assoluto), Jommelli, Piccinni, Sacchini, Salieri, Cherubini, Spontini... tutto 'sto pippone per dire che per me è questo il classicismo propriamente detto, e non viceversa, prima di tutto per motivazioni storiche.

PS: ritengo Mozart un musicista ben più capace di Gluck in senso tecnico, ma non è questo il punto, evidentemente. 

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2 ore fa, glenngould dice:

Ascolto serale con una composizione "minore"

Ringrazio @Keikobad per avermi fatto scoprire Manfred Honeck :D sta diventando tipo una droga

Estendo @Florestan

No dai, povero Ives, sono anni che lo sponsorizza ogni due per tre, e mo ringrazi Keikobad... :lol:

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20 ore fa, glenngould dice:

Ascolto serale con una composizione "minore"

Ringrazio @Keikobad per avermi fatto scoprire Manfred Honeck :D sta diventando tipo una droga

Estendo @Florestan

mi fa piacere, io con lui ho suonato proprio questa sinfonia (che onestamente non riesco proprio a considerare minore!) ed è sicuramente uno dei suoi cavalli di battaglia.

7 ore fa, Ives dice:

Vero, ma al cospetto del Maestro Keikobad faccio un passo indietro.

Ma figurati...🙃

No no,  diamo a Cesare quel che è di Cesare, mi accodo volentieri :D

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Grazie per la dedica a @glenngould , anche a me Honeck è stato fatto conoscere (come tanti altri) da @Ives. Concordo sul fatto che l'Ottava di Dvorak non sia tra i suoi lavori minori, anzi (anche se a me questa partitura ha sempre ricordato da vicino Brahms).

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Ecco cosa sto ascoltando:

615i4rTmv2L.jpg

Ho questo vecchio cd Chandos che oramai è introvabile anche sulle piattaforme, ed è un vero peccato perché l'incisione qui presente, degli anni Ottanta, letteralmente straccia tutta la concorrenza vecchia e nuova, ed è parecchia. Qui la Scottish National Orchestra suona come le migliori orchestre americane, probabilmente anche meglio, con una tavolozza vivida e trasparente che nulla fa perdere della lussureggiante timbrica dell'opera. I tempi del direttore estone sono semplicemente perfetti, briosi e caleidoscopici come la partitura richiede, il controllo assoluto. Una meraviglia.

Di recente Neeme Jarvi ha rifatto tutto Rimskij con l'Orchestra Sinfonica di Goteborg (ottima), ma curiosamente all'appello manca proprio Scheherazade, che è forse (o senza forse) il vero capolavoro del compositore russo.

La dedica va a chi non digerisce Rimskij (che, sia detto per inciso e en passant, fu il vero ispiratore di Richard Strauss) e a chi preferisce altre registrazioni più famose.

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Toh, apro ora e anch'io sto ascoltanto Scheherazade di Rimsky-Korsakov (ascolto da domenica pomeriggio? :D), ma in una delle incisioni d'esordio di Seiji Ozawa con la Chicago Symphony Orchestra (1969)

MDUtNjkwNi5qcGVn.jpeg

Non conosco l'incisione di Jarvi sr. ma non dubito che sia riuscita, viste le sue capacità con le partiture molto "colorate". Questa di Ozawa è obiettivamente bella e la CSO è brulicante di virtuosismo, ma a mio avviso non raggiunge i vertici favolosi, per passione, colori, coesione orchestrale, della più tarda incisione live con i Wiener Philharmoniker.

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2 ore fa, Florestan dice:

Grazie per la dedica a @glenngould , anche a me Honeck è stato fatto conoscere (come tanti altri) da @Ives. Concordo sul fatto che l'Ottava di Dvorak non sia tra i suoi lavori minori, anzi (anche se a me questa partitura ha sempre ricordato da vicino Brahms).

dici? io ho sempre pensato che la sua partitura più brahmsiana in assoluto fosse la 7a, sia per orchestrazione che per linguaggio, anche se formalmente ha ovviamente dei legami con Brahms (il Finale è un tema e variazioni come la 4a del suddetto). L'ottava per me è la sinfonia che più di tutte, tra le ultime tre, tradisce le sue origini boeme.

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7 ore fa, Florestan dice:

Ecco cosa sto ascoltando:

615i4rTmv2L.jpg

Ho questo vecchio cd Chandos che oramai è introvabile anche sulle piattaforme, ed è un vero peccato perché l'incisione qui presente, degli anni Ottanta, letteralmente straccia tutta la concorrenza vecchia e nuova, ed è parecchia. Qui la Scottish National Orchestra suona come le migliori orchestre americane, probabilmente anche meglio, con una tavolozza vivida e trasparente che nulla fa perdere della lussureggiante timbrica dell'opera. I tempi del direttore estone sono semplicemente perfetti, briosi e caleidoscopici come la partitura richiede, il controllo assoluto. Una meraviglia.

Di recente Neeme Jarvi ha rifatto tutto Rimskij con l'Orchestra Sinfonica di Goteborg (ottima), ma curiosamente all'appello manca proprio Scheherazade, che è forse (o senza forse) il vero capolavoro del compositore russo.

La dedica va a chi non digerisce Rimskij (che, sia detto per inciso e en passant, fu il vero ispiratore di Richard Strauss) e a chi preferisce altre registrazioni più famose.

Io Rimskij lo digerisco gran bene - come potrebbe essere indigesto un artista del genere? - e mi prendo la dedica, anche se non conosco affatto questa registrazione. In discoteca ho molteplici Scheherazade, ma il mio cuore solitamente appartiene a Stokowski (Decca Phase4), Silvestri (EMI) e al giovane Mehta (Decca). Aggiungo anche lo storicissimo Golovanov, (nientemeno che Oistrakh al violino!), con un audio più che precario, che in un pezzo del genere non è che sia proprio il massimo...

6 ore fa, giobar dice:

Toh, apro ora e anch'io sto ascoltanto Scheherazade di Rimsky-Korsakov (ascolto da domenica pomeriggio? :D), ma in una delle incisioni d'esordio di Seiji Ozawa con la Chicago Symphony Orchestra (1969)

MDUtNjkwNi5qcGVn.jpeg

Non conosco l'incisione di Jarvi sr. ma non dubito che sia riuscita, viste le sue capacità con le partiture molto "colorate". Questa di Ozawa è obiettivamente bella e la CSO è brulicante di virtuosismo, ma a mio avviso non raggiunge i vertici favolosi, per passione, colori, coesione orchestrale, della più tarda incisione live con i Wiener Philharmoniker.

Chiedo venia, ma non le conosco entrambe, mi limito solamente a quella DGG con i bostonians, che è comunque un bel sentire. Il mio ascolto della domenica pomeriggio - finalmente un momento di pausa in questi mesi per me concitatissimi - è un po' più peso (io giovanissimi dicono così):

Alban Berg, Wozzeck, B. Skovhus, A. Denoke, F. Olsen, C. Merritt. J. Blinkhof, J. Sacher, Chor des Hamburgischen Staatsoper, Philharmonisches Staatsorchester Hamburg, Ingo Metzmacher

51p6CxWz1KL.jpg

Il capolavoro operistico berghiano reca numerose incisioni all'attivo, ma questo live ad oggi rimane la mia preferita. Registrazione ingiustamente passata un po' in sordina rispetto ad altre a cui spesso si fa riferimento, ha come suo unico limite il suono: essendo la ripresa di uno spettacolo dal vivo, i rumori di scena non mancano - spesso si sente una sorta di strofinìo di cui non capisco l'origine - e talvolta le voci sono contornate da un'aura metallica un po' fastidiosa. Comunque, ben poca cosa, l'equilibrio tra cantanti e orchestra è piuttosto buono, e l'ascolto più che godibile.

Permettetemi di elogiare senza alcuna ritrosia la direzione di Metzmacher, che io ho trovato fin dal primo ascolto semplicemente perfetta. Da un direttore specializzato nel repertorio contemporaneo ci si aspetterebbe una concertazione iperanalitica, tuttavia il direttore tedesco plasma un'interpretazione che scava in profondità nei meandri dell'ambivalente scrittura berghiana, ma senza mai fermarsi alla mera analisi: anzi la lettura di Metzmacher è una delle più ariose che mi è capitato di sentire, capace di proiettare quel clima decadenza proprio degli inizi del secolo breve avanti nel tempo. La sparo grossa: probabilmente da Sinopoli mi sarei aspettato una concertazione (o meglio, concezione) simile - forse pure con agogiche meno ortodosse - anche se il suono ricercato da Metzmacher è più limpido, terso, ma comunque capace di intense colate timbriche. La scena dell'uccisione di Marie è resa in maniera terrificante, quasi cinematografica - grazie anche all'intensa partecipazione dei due protagonisti - e il crescendo sul si naturale che la conclude vibra nell'aria minaccioso come non mai.

I cantati, probabilmente galvanizzati da una direzione così riuscita, si comportano molto bene, ma permettemi una menzione speciale per i succitati protagonisti: la Denoke mi pare una Marie vocalmente in splendida forma, quasi straniante nella sua completa adesione al suo carattere. Ma il plauso più grande per me spetta a Skovhus: sulle prime una voce così chiara può lasciare perplessi, ciò nonostante non ho mai sentito un Wozzeck che riesce ad esprimersi così liberamente pur con un'aderenza quasi maniacale allo sprechgesang: ogni sillaba, ogni accendo è studiato fino alle soglie della maniera, ragalandoci un protagonista di rara profondità psicologica. Ottimi il coro, e soprattutto l'orchestra della città anseatica, che assecondano meravigliosamente la visione di Metzmacher.

In soldoni, una registrazione che per conto mio va assolutamente conosciuta: perdendosela ci si priva di un pezzo fondamentale della storia interpretativa di questo assoluto capolavoro.

...in dedica a @Madiel, @Wittelsbach, @Ives, @Majaniello, @Florestan, @Keikobad, @superburp, @glenngould e a chiunque gradisca...

 

 

 

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9 minuti fa, Snorlax dice:

Permettetemi di elogiare senza alcuna ritrosia la direzione di Metzmacher, che io ho trovato fin dal primo ascolto semplicemente perfetta.

Snorlino c'è sintonia:

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ci provo, visto che in questi giorni Henze gironzola nei miei ascolti quasi involontariamente, magari un pezzo per volta, dato che è un'opera densissima e cupissima, ma bisogna provarci. Per ora ho ascoltato la lezione di musica di Radio3 .

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4 ore fa, Keikobad dice:

dici? io ho sempre pensato che la sua partitura più brahmsiana in assoluto fosse la 7a, sia per orchestrazione che per linguaggio, anche se formalmente ha ovviamente dei legami con Brahms (il Finale è un tema e variazioni come la 4a del suddetto). L'ottava per me è la sinfonia che più di tutte, tra le ultime tre, tradisce le sue origini boeme.

Hai assolutamente ragione, ho scritto l'Ottava pensando alla Settima: neppure quella la considererei un lavoro minore. Ma l'Ottava è favolosa e per me le è superiore.

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4 ore fa, Snorlax dice:

Io Rimskij lo digerisco gran bene - come potrebbe essere indigesto un artista del genere? - e mi prendo la dedica, anche se non conosco affatto questa registrazione. In discoteca ho molteplici Scheherazade, ma il mio cuore solitamente appartiene a Stokowski (Decca Phase4), Silvestri (EMI) e al giovane Mehta (Decca). Aggiungo anche lo storicissimo Golovanov, (nientemeno che Oistrakh al violino!), con un audio più che precario, che in un pezzo del genere non è che sia proprio il massimo...

Chiedo venia, ma non le conosco entrambe, mi limito solamente a quella DGG con i bostonians, che è comunque un bel sentire. Il mio ascolto della domenica pomeriggio - finalmente un momento di pausa in questi mesi per me concitatissimi - è un po' più peso (io giovanissimi dicono così):

Alban Berg, Wozzeck, B. Skovhus, A. Denoke, F. Olsen, C. Merritt. J. Blinkhof, J. Sacher, Chor des Hamburgischen Staatsoper, Philharmonisches Staatsorchester Hamburg, Ingo Metzmacher

51p6CxWz1KL.jpg

Il capolavoro operistico berghiano reca numerose incisioni all'attivo, ma questo live ad oggi rimane la mia preferita. Registrazione ingiustamente passata un po' in sordina rispetto ad altre a cui spesso si fa riferimento, ha come suo unico limite il suono: essendo la ripresa di uno spettacolo dal vivo, i rumori di scena non mancano - spesso si sente una sorta di strofinìo di cui non capisco l'origine - e talvolta le voci sono contornate da un'aura metallica un po' fastidiosa. Comunque, ben poca cosa, l'equilibrio tra cantanti e orchestra è piuttosto buono, e l'ascolto più che godibile.

Permettetemi di elogiare senza alcuna ritrosia la direzione di Metzmacher, che io ho trovato fin dal primo ascolto semplicemente perfetta. Da un direttore specializzato nel repertorio contemporaneo ci si aspetterebbe una concertazione iperanalitica, tuttavia il direttore tedesco plasma un'interpretazione che scava in profondità nei meandri dell'ambivalente scrittura berghiana, ma senza mai fermarsi alla mera analisi: anzi la lettura di Metzmacher è una delle più ariose che mi è capitato di sentire, capace di proiettare quel clima decadenza proprio degli inizi del secolo breve avanti nel tempo. La sparo grossa: probabilmente da Sinopoli mi sarei aspettato una concertazione (o meglio, concezione) simile - forse pure con agogiche meno ortodosse - anche se il suono ricercato da Metzmacher è più limpido, terso, ma comunque capace di intense colate timbriche. La scena dell'uccisione di Marie è resa in maniera terrificante, quasi cinematografica - grazie anche all'intensa partecipazione dei due protagonisti - e il crescendo sul si naturale che la conclude vibra nell'aria minaccioso come non mai.

I cantati, probabilmente galvanizzati da una direzione così riuscita, si comportano molto bene, ma permettemi una menzione speciale per i succitati protagonisti: la Denoke mi pare una Marie vocalmente in splendida forma, quasi straniante nella sua completa adesione al suo carattere. Ma il plauso più grande per me spetta a Skhovus: sulle prime una voce così chiara può lasciare perplessi, ciò nonostante non ho mai sentito un Wozzeck che riesce ad esprimersi così liberamente pur con un'aderenza quasi maniacale allo sprechgesang: ogni sillaba, ogni accendo è studiato fino alle soglie della maniera, ragalandoci un protagonista di rara profondità psicologica. Ottimi il coro, e soprattutto l'orchestra della città anseatica, che assecondano meravigliosamente la visione di Metzmacher.

In soldoni, una registrazione che per conto mio va assolutamente conosciuta: perdendosela ci si priva di un pezzo fondamentale della storia interpretativa di questo assoluto capolavoro.

...in dedica a @Madiel, @Wittelsbach, @Ives, @Majaniello, @Florestan, @Keikobad, @superburp, @glenngould e a chiunque gradisca...

Oddio, ne avevo parlato di sfuggita qui qualche tempo fa, mi pare l'anno passato. Se non ricordo male, l'avevo stroncato -_-  E non sono un fan di Metzmacher. Vabbeh... pensiamo ad altro... appena ascolto qualcosa ricambio. 

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14 ore fa, Snorlax dice:

 

51p6CxWz1KL.jpg

...in dedica a @Madiel, @Wittelsbach, @Ives, @Majaniello, @Florestan, @Keikobad, @superburp, @glenngould e a chiunque gradisca...

A me piace e non poco. Non raggiunge le vette "abbadiane", ma come cast e direzione è tra le più limpide, equilibrate, teatrali e ben eseguite della discografia. Assume ancora maggior punti dal fatto di essere un live. Fu davvero una serata memorabile, quella sera all'Opera di Amburgo. Non sono invece un ammiratore di Rimsky, ma nessuno è perfetto...

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1 ora fa, glenngould dice:

GUSTAV MAHLER Sinfonia n.1 Re maggiore

@Snorlax in controdedica

Anche qui, Honeck a mio gusto funziona veramente bene, soprattutto in questa sinfonia d'esordio. Fa un Mahler viscerale, che concentra il senso dell'aggregazione e del conflitto di più culture, nonché il senso della lievitazione interna di ogni sinfonia, secondo un percorso psicologico ben preciso. Peccato che l'integrale Exton per il mercato giapponese si sia interrotta bruscamente e costi comunque tantissimo anche singolarmente. Mancano tutte le sinfonie tarde, dalla Sesta in poi. Ma la DG dorme e preferisce il loffio canadese Seguin o Nelsons. Da sentire anche la sua Quinta con la PittsburghSO in trasferta berlinese:

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