Ives Posted March 13, 2022 Report Share Posted March 13, 2022 Le 105 sinfonie di Haydn. Si arriva alla numero 39, la prima delle sinfonie dette Sturm und Drang, caratterizzate da sonorità e accenti oscuri e drammatici, che preparano la stagione del primo romanticismo. Molto "moderno" il primo movimento con il tema principale enunciato piano e interrotto d apuse e ripreso sommessamente con affetti ipnotici. Più usuali gli altri tempi. Sono presenti 4 corni. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Ives Posted March 13, 2022 Report Share Posted March 13, 2022 Harnoncourt e i capolavori di musica sacra. Box Sony a prezzo contenuto con 16 CD. In sintesi, va più che bene per Bach, Mozart, Beethoven e Dvorak. Il resto è noia mortale (Handel, Haydn, Brahms e Verdi). Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Madiel Posted March 13, 2022 Report Share Posted March 13, 2022 On 12/3/2022 at 10:30, Ives dice: Il meraviglioso Skalkottas neoclassico. Il bel disco Naxos con interpreti ellenici. Io sono decisamente meno entusiasta riguardo alle esecuzioni, invece la parte tecnica mi pare ottima. Quattro Immagini (1938) è uno dei pezzi più incisi in cd, almeno finora, mi pare ci siano qualcosa come tre o quattro edizioni. Inarrivabile quella viscerale Bis con Christodoulou e la BBC Symphony Orchestra. Solo pessima questa di Tsialis, pesantissima e con tempi larghi, sotto quest'ultimo aspetto credo sia la peggiore in disco. La Sinfonietta (1948), uno dei lavori maggiori nazionalisti e neoclassici di Skalkottas, mi pare più idiomatico Fidetzis (Bis), oltre che più evocativo nei movimenti lenti. Nessuna alternativa per il resto del cd Naxos ma, ci scommetto, per la Sinfonia Classica sono certo che qualcosa di meglio si potrebbe fare. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Ives Posted March 14, 2022 Report Share Posted March 14, 2022 Grandi scoperte discografiche! Il carneade ucraino Thomas de Hartmann. Già allievo di Arensky e Taneyev, fu grande virtuoso del pianoforte ed ebbe un certo successo nel '900 trascrivendo le melodie per piano solo dettategli dal guru spiritualista George Gurdjieff. Il Concerto Andaluz per flauto fu scritto per Rampal. Poi la sua produzione cadde nel dimenticatoio. Prova a riscoprirla il bravo ucraino Theodore Kuchar con un'ottima orchestra della sua terra, la Filarmonica di Leopoli. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Madiel Posted March 14, 2022 Report Share Posted March 14, 2022 8 ore fa, Ives dice: Grandi scoperte discografiche! Il carneade ucraino Thomas de Hartmann. Già allievo di Arensky e Taneyev, fu grande virtuoso del pianoforte ed ebbe un certo successo nel '900 trascrivendo le melodie per piano solo dettategli dal guru spiritualista George Gurdjieff. Il Concerto Andaluz per flauto fu scritto per Rampal. Poi la sua produzione cadde nel dimenticatoio. Prova a riscoprirla il bravo ucraino Theodore Kuchar con un'ottima orchestra della sua terra, la Filarmonica di Leopoli. Rarità! Da quel che sento on line non, però, è sembra gran cosa: ci sono Glazunov, Rimsky e tutta quella scuola occidentalizzante. La Suite "Une fete en Ukraine" è stata scritta nel 1940 ma sembra di trent'anni prima! Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Ives Posted March 14, 2022 Report Share Posted March 14, 2022 Si, le coordinate sono quelle, pur scrivendo negli anni '30-'40. Ascoltato in giornata il concerto per flauto, archi e percussione che è addirittura del 1950. Opera dal sapore esotico, spagnoleggiante, di vena melodica facile e piacevole, ma nulla di eclatante. Un lavoro tutto trasparenza, immediatezza, semplicità. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Ives Posted March 15, 2022 Report Share Posted March 15, 2022 Splendido box con le incisioni Columbia/Rca/Sony del violista e violinista boliviano-americano Jaime Laredo. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Ives Posted March 16, 2022 Report Share Posted March 16, 2022 Ne avevamo parlato diffusamente su questi schermi poco tempo fa. Le colonne sonore per i documentari politici rooseveltiani (peraltro considerati dei capolavori del genere dagli addetti ai lavori) con musiche di Revueltas e Copland. Disco splendido con Gil-Ordonez e il suo ensemble. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Ives Posted March 16, 2022 Report Share Posted March 16, 2022 I 10 migliori direttori d'orchestra viventi. Secondo i suoi parametri, elencati a inizio video... Manfred Honeck Esa-Pekka Salonen Herbert Blomstedt Leonard Slatkin JoAnn Falletta Theodore Kuchar José Serebrier Andrew Litton Michael Tilson Thomas Vladimir Jurowski Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Majaniello Posted March 16, 2022 Author Report Share Posted March 16, 2022 2 ore fa, Ives dice: I 10 migliori direttori d'orchestra viventi. Secondo i suoi parametri, elencati a inizio video... Manfred Honeck Esa-Pekka Salonen Herbert Blomstedt Leonard Slatkin JoAnn Falletta Theodore Kuchar José Serebrier Andrew Litton Michael Tilson Thomas Vladimir Jurowski Cioè... metti Litton e non metti Paavo. Bah. Ovviamente direttori hip non ce ne sono.. e nessun italiano Va bene che Muti è un po' bollito, ma Chailly dirige ancora bene. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Madiel Posted March 16, 2022 Report Share Posted March 16, 2022 9 ore fa, Majaniello dice: Cioè... metti Litton e non metti Paavo. Bah. Ovviamente direttori hip non ce ne sono.. e nessun italiano Va bene che Muti è un po' bollito, ma Chailly dirige ancora bene. Mette Blomstedt, che sicuramente è un grande, ma ha comunque novant'anni... MTT si è appena ritirato, mentre Serebrier e Slatkin sono ottantenni. Riguardo agli italiani, escluso Chailly non è che siamo poi messi così bene (Muti è in disarmo). Ci sono diversi ottimi "artigiani", ma per me nessuno è memorabile (finora). Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
superburp Posted March 17, 2022 Report Share Posted March 17, 2022 9 ore fa, Madiel dice: Mette Blomstedt, che sicuramente è un grande, ma ha comunque novant'anni... MTT si è appena ritirato, mentre Serebrier e Slatkin sono ottantenni. Riguardo agli italiani, escluso Chailly non è che siamo poi messi così bene (Muti è in disarmo). Ci sono diversi ottimi "artigiani", ma per me nessuno è memorabile (finora). Noseda è sicuramente lodevole per la costanza con cui propone i vari compositori della generazione dell'ottanta, ma con il repertorio più tradizionale non ho idea di come sia in effetti. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Ives Posted March 17, 2022 Report Share Posted March 17, 2022 15 ore fa, Majaniello dice: Cioè... metti Litton e non metti Paavo. Bah. Ovviamente direttori hip non ce ne sono.. e nessun italiano Va bene che Muti è un po' bollito, ma Chailly dirige ancora bene. Paavo poteva starci benissimo, e mi meraviglio non ci sia, cosi come Chailly, Ivan Fischer, Vasily Petrenko. Jurowski ha fatto qualcosa con strumenti d'epoca, ma quel tipo di direttore troppo "specializzato" non piace a Hurwitz. La Falletta è bravina in autori tardo-romantici poco frequentati (i dischi Naxos), ma quanto è fondamentale altrove? A questo punto metto Marin Alsop che fa discretamente bene anche il repertorio standard (Brahms). MTT chiuderà a breve la sua gloriosa carriera, per me ci può stare. Kuchar è bravo e sottovalutatissimo, fa rendere al massimo grado orchestre di provincia. Serebrier mai piaciuto in quel poco che conosco e Litton è un onesto mestierante, a Bergen sta producendo buone cose per la BIS, ma lui ha una mania ossessiva per questo direttore Allora includo il vecchio Dohnanyi, Slatkin perso di vista dagli anni '90. Molti utenti citano Barenboim come "vecchia volpe", tra i giovanissimi il finnico Makela (che è indubbiamente capace). Honeck, Salonen e Blomstedt ci stanno. Io citerei Christie, Jacobs, Giancarlo Guerrero (nel repertorio americano includendo tutto il continente), Roth, Nagano, Pappano (nell'Opera)...ma forse sconfiniamo dalla top ten. Di italiani credo ci sia proprio poco. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
glenngould Posted March 17, 2022 Report Share Posted March 17, 2022 Sarebbe davvero interessante sentire l'opinione di @Keikobad Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
giobar Posted March 17, 2022 Report Share Posted March 17, 2022 1 ora fa, glenngould dice: Sarebbe davvero interessante sentire l'opinione di @Keikobad Concordo! Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Majaniello Posted March 17, 2022 Author Report Share Posted March 17, 2022 3 ore fa, glenngould dice: Sarebbe davvero interessante sentire l'opinione di @Keikobad 1 ora fa, giobar dice: Concordo! Sarebbe interessante sentire la vostra opinione, pure io scriverò appena ho tempo. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Florestan Posted March 17, 2022 Report Share Posted March 17, 2022 5 ore fa, Ives dice: Paavo poteva starci benissimo, e mi meraviglio non ci sia, cosi come Chailly, Ivan Fischer, Vasily Petrenko. Jurowski ha fatto qualcosa con strumenti d'epoca, ma quel tipo di direttore troppo "specializzato" non piace a Hurwitz. La Falletta è bravina in autori tardo-romantici poco frequentati (i dischi Naxos), ma quanto è fondamentale altrove? A questo punto metto Marin Alsop che fa discretamente bene anche il repertorio standard (Brahms). MTT chiuderà a breve la sua gloriosa carriera, per me ci può stare. Kuchar è bravo e sottovalutatissimo, fa rendere al massimo grado orchestre di provincia. Serebrier mai piaciuto in quel poco che conosco e Litton è un onesto mestierante, a Bergen sta producendo buone cose per la BIS, ma lui ha una mania ossessiva per questo direttore Allora includo il vecchio Dohnanyi, Slatkin perso di vista dagli anni '90. Molti utenti citano Barenboim come "vecchia volpe", tra i giovanissimi il finnico Makela (che è indubbiamente capace). Honeck, Salonen e Blomstedt ci stanno. Io citerei Christie, Jacobs, Giancarlo Guerrero (nel repertorio americano includendo tutto il continente), Roth, Nagano, Pappano (nell'Opera)...ma forse sconfiniamo dalla top ten. Di italiani credo ci sia proprio poco. D'accordo su tutto. Ma sono le classiche classifiche che Hurwitz fa per far discutere. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Madiel Posted March 17, 2022 Report Share Posted March 17, 2022 5 ore fa, superburp dice: Noseda è sicuramente lodevole per la costanza con cui propone i vari compositori della generazione dell'ottanta, ma con il repertorio più tradizionale non ho idea di come sia in effetti. Noseda è senz'altro il migliore tra quelli italiani "giovani", al netto dei suoi difetti. Dovrebbe lasciarsi andare di più e mettere da parte una certa freddezza intellettuale. Quando le partiture sono più controllate sotto l'aspetto emotivo dà il suo meglio, ma non è che bisogna ridursi per forza a fare il Boulez dei poveri. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Ives Posted March 17, 2022 Report Share Posted March 17, 2022 La Sinfonia No. 15 di Shostakovich. Ultima fatica sinfonica del grande autore sovietico, sorta di testamento spirituale in codice, è una sinfonia in 4 movimenti tradizionali con numerose allusioni simboliche e riferimenti tematici a composizioni di vari autori (Rossini, Wagner) e dello stesso Shostakovich. Le migliori versioni in disco. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
giobar Posted March 17, 2022 Report Share Posted March 17, 2022 1 ora fa, Majaniello dice: Sarebbe interessante sentire la vostra opinione, pure io scriverò appena ho tempo. 31 minuti fa, Florestan dice: sono le classiche classifiche che Hurwitz fa per far discutere. Ecco, più o meno mi ha anticipato Florestan. Oltre tutto io - l'ho sempre detto - odio le classifiche in ambito artistico e non so sottrarmi dal fare tanti distinguo: in questo caso mi viene da dire, per esempio, che c'è repertorio e repertorio, che dirigere l'opera tradizionale è diverso dal dirigere il repertorio sinfonico tradizionale e quello barocco-preclassico e quello d'avanguardia, che non ha senso comparare direttori ottantenni con vastissima esperienza internazionale sul podio delle più illustri orchestre e dei più o meno giovani che hanno fatto sfracelli con orchestre di provincia e non si sa se crollerebbero per la paura davanti ai Wiener Philharmoniker. Poi non so se vi siete accorti che lo stesso Hurwitz mette dei criteri, arbitrari quanto si vuole ma pur sempre criteri: e così, per esempio, esclude i direttori più o meno hip che si dedicano alla musica barocca perché, dice all'incirca se ho ben capito, viene in gioco un'orchestra diversa da quella normale (e allora, viene da replicare, non potrebbero essere valutati quando dirigono opere del neoclassicismo novecentesco scritte per piccoli organici?), salvo dimenticarsi degli exploits di certi direttori "di anticaglie" anche con grandissime orchestre (non solo i vecchi Gardiner e Herreweghe, ma anche Manze, Minasi, Jacobs e tanti altri). Insomma, il buon Hurwitz vuol far discutere e basta, vuol sollevare un po' di polvere secondo il noto adagio per cui di certe cose è utile parlare a prescindere dal come se ne parla. E anche lui, in fondo, confessa che su certe scelte va a gusto personale: gli chiedono "perché V.Jurowski e non V.Petrenko?", e lui, più o meno, "perché sì". E allora, in discorso esclusioni-inclusioni è solo un gioco: togliamo Tilson Thomas in via di pensionamento e gli altri vecchietti ormai senza un grande avvenire davanti e mettiamo Paavo, Kiril Petrenko (lui sì un grandissimo in tutto quello che ho sentito), Chailly, Pappano, Dudamel, Currentzis, la strepitosa Grazinyte-Tyla che persegue con spirito giuliniano la filosofia del "prima la famiglia della carriera", la Malkki che trasforma in oro ciò che tocca... E gli italiani? Dopo Chailly ci sono certamente Noseda e Luisi, molto più stimati all'estero che dagli italiani sempre con la puzza sotto il naso e pronti a invischiarli in beghe politico-amministrative che giustamente li fanno scappare. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
glenngould Posted March 17, 2022 Report Share Posted March 17, 2022 2 ore fa, Majaniello dice: Sarebbe interessante sentire la vostra opinione, pure io scriverò appena ho tempo. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Majaniello Posted March 17, 2022 Author Report Share Posted March 17, 2022 3 ore fa, giobar dice: E allora, in discorso esclusioni-inclusioni è solo un gioco: togliamo Tilson Thomas in via di pensionamento e gli altri vecchietti ormai senza un grande avvenire davanti e mettiamo Paavo, Kiril Petrenko (lui sì un grandissimo in tutto quello che ho sentito), Chailly, Pappano, Dudamel, Currentzis, la strepitosa Grazinyte-Tyla che persegue con spirito giuliniano la filosofia del "prima la famiglia della carriera", la Malkki che trasforma in oro ciò che tocca... E gli italiani? Dopo Chailly ci sono certamente Noseda e Luisi, molto più stimati all'estero che dagli italiani sempre con la puzza sotto il naso e pronti a invischiarli in beghe politico-amministrative che giustamente li fanno scappare. Questa è interessante, perchè io di questo direttore non ho mai ascoltato niente in verità, almeno con un'attenzione tale da poterne dire bene o male, mentre ho letto in giro (pure qui) giudizi contrastanti. E pure della Grazinyte-Tyla ho visto solo i broncetti sfoggiati nelle copertine DG. La Malkki so che fa repertorio contemporaneo, di repertorio tradizionale (diciamo dove si possono fare confronti facili) che ha fatto? Luisi non mi pare niente di che, bravo nel senso di corretto, Noseda invece secondo me è qualcosa di più, non funziona sempre (ma chi funziona sempre?) ma quello che fa lo fa molto bene, osando anche parecchio. L'ho già detto, ma a me sembra un novello Boulez. In Svizzera c'è il maestro Adriano, che è vivente! ed è bravo. Un altro che mi sta simpatico perchè ha inciso un sacco di rarità è Alun Francis (Milhaud, Searle, Casella, Toch e tanti altri, fino alle opere minori di Donizetti!), oltre al grande Gerard Schwarz che, oltre al repertorio amplissimo, rivaleggia talvolta coi grandi anche nel repertorio tradizionale. Lintu è una specie di Karajan sterilizzato, ma in quello è molto bravo, e i suoi dischi Ondine di repertorio moderno e contemporaneo sono molto interessanti, mentre tra i tanti nordici, oltre all'ovvio Salonen, ricordo almeno il Sibelius di Vanska. Alan Gilbert è un altro degno di menzione (la serie su Rouse è da ricordare, ma anche il suo Mahler non è male, e ho letto bene - ma non l'ho ascoltato - del suo Nielsen). Tecnicamente è vivo anche Rattle la sua esperienza controversa coi Berliner non deve togliere merito ad un direttore che evidentemente non è in Bruckner e Mahler che trova il suo humus. Dausgaard, è vero, ogni tanto spinge così tanto da farla fuori dal vaso, ma almeno il ciclo di Langgaard bisogna ricordarlo, e a me piace tantissimo in... Brahms! Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
giobar Posted March 17, 2022 Report Share Posted March 17, 2022 1 ora fa, Majaniello dice: ho letto in giro (pure qui) giudizi contrastanti. E pure della Grazinyte-Tyla ho visto solo i broncetti sfoggiati nelle copertine DG. La Malkki so che fa repertorio contemporaneo, di repertorio tradizionale (diciamo dove si possono fare confronti facili) che ha fatto? Il problema (se di problema si può parlare perché a lui va bene così) è che Kiril Petrenko è mille miglia lontano dallo star system: non va in giro ad autopromuoversi, non rilascia interviste, non incide dischi a capocchia. Si dedica alle sue orchestre e ci lavora in modo pazzesco. Ho sentito da registrazioni non ufficiali cose straordinarie, da Ligeti a Shostakovich, da Strauss a Ciaikovsky, da Prokofiev a Schmidt... Anche della bella lituana ho sentito cose egregie in ambiti disparati...e non stare sempre a far le pulci alla DG. Anche lei mi sembra abbastanza svincolata dallo star system e finora non ha inciso né l'ennesimo Beethoven né l'ennesimo Mahler. Di recente ha mandato tutti a quel paese per godersi in pace la sua terza gravidanza! La Malkki di recente ha sparato un tris di Bartok impressionante, ricevendo entusiastici commenti dalla critica di tutto il mondo. E poi giustamente citi tanti altri bravi direttori, a dimostrazione che le classifiche in ambito artistico sono come l'aceto nel cappuccino Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Ives Posted March 18, 2022 Report Share Posted March 18, 2022 I Carmina Burana arrangiati per banda Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Ives Posted March 18, 2022 Report Share Posted March 18, 2022 Kirill non potrebbe starci comunque secondo i parametri "hurwitziani" giacchè non dispone di discografia adeguatamente ampia (quando proprio assente). La Malkki la cita e gli piace, ma ha inciso anche lei 3/4 dischi quindi non è giudicabile. Rattle è pietoso nel 90% dei CD registrati in quasi 40 anni. Andrebbe sentito dal vivo, secondo me è proprio quel tipo di direttore da ascoltare live, ma anche qui Hurwitz dice che si deve giudicare dal lascito discografico. La lituana la ignoro. Gilbert e Schwarz sono nomi interessanti. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
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