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Cosa state ascoltando ? Anno 2018


Madiel

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1 ora fa, .Andrea dice:

Di Carlos Kleiber che ne pensi?

Ragazzi, non so se frega a qualcuno, ma colgo l'occasione per confessarvelo: trovo Kleiber jr. una delle personalità più sopravvalutate dell'ultimo secolo. Io non sono mai riuscito a scorgerne il genio, per me forse il meglio lo ha dato con gli Strauss a Capodanno. Apprezzo il suo Freischutz - ma è anche merito di una splendida Staatskapelle di Dresda - e un po' il suo Tristano. E il resto - né il suo Beethoven, né il suo Schubert - non mi sembra niente di trascendentale. Per carità, mi sembra tutto a posto, ma mi manca sempre qualcosa, qualcosa di fondamentale. Ma probabilmente è perché è un direttore lontanissimo dalle mie corde...

Vabbé, dovevo dirvelo, ora chi vuole può pure linciarmi... :girl_sad:

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2 ore fa, nachtigall dice:

Richard Strauss

Sinfonia domestica

Kempe

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Continuazione di Ein Heldenleben (riascoltata e forse non così malaccio come mi era sembrata, alla fine ha una sua coerenza) questo poema a un primo ascolto lascia un po' perplessi. Come sempre la musica è fenomenale, a parte forse il finale che risulta poco calibrato, però è l'intento o meglio il contenuto dell'opera a risultare rischioso. Veramente è la celebrazione della vita matrimoniale come porto sicuro in cui approdare ed esprimere liberamente le proprie capacità ed energie oltre che una propria visione del mondo ? Mi viene da pensare che Strauss sia stato molto fortunato nella sua vita anche in questo ambito oppure che sia un lavoro frutto di una ingenuità eccessiva, visto che il tutto risulta veramente scritto con convinzione e quindi né una presa per i fondelli né un omaggio generico.

E' così. La sua Pauline era una donna di forte personalità, e non incapace di dargli grattacapi di vario genere. Ma i due si amavano immensamente, incondizionatamente.
A una delle schermaglie con lei Strauss dedicò perfino un'intera opera lirica: Intermezzo.

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25 minuti fa, Majaniello dice:

Fa benissimo come sempre, ma mi sono ultimamente disaffezionato all'idea di un Brahms esistenzialista tutto ripiegato o viceversa fortemente appassionato (penso a Jochum), a Brahms non interessava raccontare i sentimenti umani nè parlare di concetti sovrannaturali, il romanticismo è solo un atteggiamento, una posa attraverso la quale intavolava un discorso di musica sulla musica. Il suo materialismo me lo fa apparire molto moderno, per quanto fosse il re degli accademici quindi, sulla carta, un conservatore. Questa la mia idea, almeno.

Devo ammettere che la sua è l'unica Quarta che abbia mai ascoltato (tranne un fugace ascolto di Karajan di cui non ricordo le impressioni) e mi è sembre bastata. Sarà che ci sono particolarmente affezionato. Proverò Szell e Solti.

13 minuti fa, Snorlax dice:

Ragazzi, non so se frega a qualcuno, ma colgo l'occasione per confessarvelo: trovo Keiber jr. una delle personalità più sopravvalutate dell'ultimo secolo. Io non sono mai riuscito a scorgerne il genio, per me forse il meglio lo ha dato con gli Strauss a Capodanno. Apprezzo il suo Freischutz - ma è anche merito di una splendida Staatskapelle di Dresda - e un po' il suo Tristano. E il resto - né il suo Beethoven, né il suo Schubert - non mi sembra niente di trascendentale, mi sembra tutto a posto, ma mi manca sempre qualcosa, qualcosa di fondamentale. Ma probabilmente è perché è un direttore lontanissimo dalle mie corde...

Vabbé, dovevo dirvelo, ora chi vuole può pure linciarmi... :girl_sad:

Io conosco il suo Brahms e il suo Beethoven (la Settima) e mi sono sempre piaciuti molto, così come il suo Tristan. Non ho però molti termini di paragone, sono ancora giovane (non solo di età, ma anche come esperienza di ascolti) e sono ancora nella fase di scoperta più che di confronto, quindi non so formulare un vero e proprio giudizio musicale. 

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Guest nachtigall
1 ora fa, Madiel dice:

Il problema, secondo me, sta solo nel titolo e nell'aggettivo "domestica". L'ascoltatore classico medio è, in genere, un po' moralista (come faceva notare lo stesso Strauss a suo tempo a chi lo criticava), per cui basta un titolo in apparenza sbagliato per farsi idee preconcette. La musica della Domestica è meravigliosa oltre che saldamente costruita, né più e né meno di Eine Alpensymphonie o di Ein Heldeleben, lavori che si "prendono sul serio" e quindi piacciono di più :D

Penso proprio che sia così. Oppure sarà che visti i tempi, in riferimento anche a quanto dice Wittelsbach, suscita invidia e quindi diffidenza.

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10 ore fa, nachtigall dice:

Penso proprio che sia così. Oppure sarà che visti i tempi, in riferimento anche a quanto dice Wittelsbach, suscita invidia e quindi diffidenza.

E' che la domestica ha pochi passaggi che fanno battere il cuoricino... non c'è mistero, eroismo, non c'è tensione verso l'infinito, in più è musica parecchio incasinata che va seguita, non ha l'appiglio di un plot avventuroso-fantastico che ti porti altrove con la testa tipo Heldenleben o Don Quixote, non è musica che evoca spazi, scenari, sensazioni di elevazione come la Alpen, non ci sono particolari riflessioni filosofiche dietro (Morte, Zarathustra). Solo la prevedibilità della tranquilla vita borghese, per giunta dipinta come un idillio. Più che invidia penso che susciti disinteresse, o fastidio, la ricca borghesia intellettuale è alla ricerca del tormento e dell'estasi, magari dalla "domestica" si sente anche un po' presa per il c.... 

°°°°

Fortuna che su Spotify c'è tutto lo Skalkottas della Bis (evidentemente da Spotify lucrano e da Wellesz no, la solita scarsa lungimiranza dei discografici). 

1200x630bb.jpg

Il secondo concerto parte come fosse un lavoro più aspro, ma da subito rivela la sua propensione verso atmosfere jazzate in salsa dodecafonica. Permane la stranissima sensazione a metà tra mistero e divertimento. Bellissima orchestrazione, specie l'uso dei fiati, e grande capacità contrappuntistica. Dopo se ho tempo mi riascolto un po' di Busoni. 

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17 ore fa, Snorlax dice:

Ragazzi, non so se frega a qualcuno, ma colgo l'occasione per confessarvelo: trovo Kleiber jr. una delle personalità più sopravvalutate dell'ultimo secolo. Io non sono mai riuscito a scorgerne il genio, per me forse il meglio lo ha dato con gli Strauss a Capodanno. Apprezzo il suo Freischutz - ma è anche merito di una splendida Staatskapelle di Dresda - e un po' il suo Tristano. E il resto - né il suo Beethoven, né il suo Schubert - non mi sembra niente di trascendentale. Per carità, mi sembra tutto a posto, ma mi manca sempre qualcosa, qualcosa di fondamentale. Ma probabilmente è perché è un direttore lontanissimo dalle mie corde...

Vabbé, dovevo dirvelo, ora chi vuole può pure linciarmi... :girl_sad:

A me le incisioni di Carlos piacciono. Credo comunque anch'io che sia un po' sopravvalutato: forse ad amplificarne un poco la fama ha concorso anche il fatto che abbia inciso col contagocce. I suoi dischi sono pochissimi, ma li trovo tutti abbastanza validi (seppur non migliori di tante altre interpretazioni), specialmente il Tristano (per me secondo solo a quello di Furt), e persino il suo Concerto di Capodanno, forse tra i tanti quello con il programma più insolito ed interessante in assoluto. :)

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@Madiel: ma cosa avrebbe di così geniale questo Skalkottas? Ho ascoltato alcune cose che avete postato in questi ultimi anni e, con tutto il rispetto, mi è sembrata musica normalissima, un neoclassicismo anche abbastanza palloso con a volte qualche svisata dissonante e qualche divagazione quasi jazzistica. Come tanta altra musica del Novecento che si trova a tonnellate sul Tubo... Ma forse sono io a non capirlo abbastanza...

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41 minuti fa, Nitriero Cavalleone dice:

A me le incisioni di Carlos piacciono. Credo comunque anch'io che sia un po' sopravvalutato: forse ad amplificarne un poco la fama ha concorso anche il fatto che abbia inciso col contagocce. I suoi dischi sono pochissimi, ma li trovo tutti abbastanza validi (seppur non migliori di tante altre interpretazioni), specialmente il Tristano (per me secondo solo a quello di Furt), e persino il suo Concerto di Capodanno, forse tra i tanti quello con il programma più insolito ed interessante in assoluto. :)

Fondamentalmente, pur avendo un giudizio più negativo, sono anche d'accordo. Penso avesse un'affinità particolare con gli Strauss viennesi - ma in fondo, chi era il padre?! - e il Concerto di Capodanno, ma anche il Fledermaus sono le cose più riuscite. Il resto non so, non ho ascoltato nulla - anche certe cose dal vivo, che non ho trovato per nulla trascinanti - sinceramente, che mi abbia fatto gridare al miracolo. Penso che il personaggio sia stato sopravvalutato in virtù, oltre che per la discografia risicata, del anche per il suo carattere, così ritroso e schivo, così lontano da certi divismi - volontari o involontari - à la Karajan (che lo stimava) o à la Bernstein (che invece lo riteneva  un grande bluff). Detto questo, per me rimane un buon direttore, ma nulla più, e, voglio dire, ricordiamoci sempre che aveva un padre come Erich, che, sia come ampiezza di repertorio, sia come originalità d'approccio - sebbene non sia sempre vicino ai miei gusti - per me lo superava di molte misure.

Sia chiaro che non voglio cominciare una polemica anti-kleiberiana, la mia è, più che altro, una confessione personale...:rolleyes:

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58 minuti fa, Snorlax dice:

Fondamentalmente, pur avendo un giudizio più negativo, sono anche d'accordo. Penso avesse un'affinità particolare con gli Strauss viennesi - ma in fondo, chi era il padre?! - e il Concerto di Capodanno, ma anche il Fledermaus sono le cose più riuscite. Il resto non so, non ho ascoltato nulla - anche certe cose dal vivo, che non ho trovato per nulla trascinanti - sinceramente, che mi abbia fatto gridare al miracolo. Penso che il personaggio sia stato sopravvalutato in virtù, oltre che per la discografia risicata, del anche per il suo carattere, così ritroso e schivo, così lontano da certi divismi - volontari o involontari - à la Karajan (che lo stimava) o à la Bernstein (che invece lo riteneva  un grande bluff). Detto questo, per me rimane un buon direttore, ma nulla più, e, voglio dire, ricordiamoci sempre che aveva un padre come Erich, che, sia come ampiezza di repertorio, sia come originalità d'approccio - sebbene non sia sempre vicino ai miei gusti - per me lo superava di molte misure.

Sia chiaro che non voglio cominciare una polemica anti-kleiberiana, la mia è, più che altro, una confessione personale...:rolleyes:

Forse Bernstein lo riteneva un grande bluff, però avevano la passione in comune per i giochi di memoria...

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che foto...:cat_lol:

Per chi l'ha sentito dal vivo, da ricordare anche il suo Otello con Domingo...e la Bohème...

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3 ore fa, Madiel dice:

aaahh, tutti bellissimi :wub_anim:

Vero! Ho visto che sono davvero dimenticati dai pianisti. Effettivamente alcuni presentano grandi difficoltà di esecuzione (VII, XI),  ma tutto sommato i primi 15 non mi sembrano neanche così astrusi, almeno non più di altra musica contemporanea pianistica molto più eseguita e registrata. Mi sono piaciuti particolarmente la Marcia funebra (IX) e il Tango (XIV). 

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1 ora fa, Snorlax dice:

à la Bernstein (che invece lo riteneva  un grande bluff).

Fonte? Ci sono parecchie testimonianze di segno contrario, secondo le quali Bernstein avrebbe definito pubblicamente (davanti agli orchestrali della New York Philharmonic) Kleiber come il più grande direttore vivente, si sarebbe precipitato, in lacrime, nel suo camerino dopo una Bohème per abbracciarlo o addirittura lo avrebbe idolatrato (così Zeffirelli).

54 minuti fa, Ives dice:

Per chi l'ha sentito dal vivo, da ricordare anche il suo Otello con Domingo...e la Bohème...

Presente! Ultimo concerto in assoluto della sua carriera. Quarta e Settima di Beethoven da infarto. In tanti anni di musica dal vivo ho provato solo altre due o tre volte un'esperienza simile. Poi, legittimo che il suo approccio non soddisfi tutti i palati, ma per me Carlos Kleiber sta in cima all'Everest. E, perché no?, in compagnia del padre.

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3 ore fa, Nitriero Cavalleone dice:

@Madiel: ma cosa avrebbe di così geniale questo Skalkottas? Ho ascoltato alcune cose che avete postato in questi ultimi anni e, con tutto il rispetto, mi è sembrata musica normalissima, un neoclassicismo anche abbastanza palloso con a volte qualche svisata dissonante e qualche divagazione quasi jazzistica. Come tanta altra musica del Novecento che si trova a tonnellate sul Tubo... Ma forse sono io a non capirlo abbastanza...

Direi per niente, almeno dalla descrizione che ne hai fatto :D Il bello è che non è per niente "normalissima", perché un suo qualsiasi pezzo orchestrale o da camera non ha riscontri con altri compositori coevo, soprattutto seriale. Il suo modo di impiegare il sistema, formato da numerose serie integre o spezzate incrociate in una polifonia assai avanzata, è senza uguali tra gli allievi di Schoenberg e tutti i serialisti del XX secolo. Questo gli ha permesso di poter costruire pagine abbastanza complesse ed estese, mentre i serialisti accademici (Schoenberg compreso), lavoravano solo su una serie producendo una variazione continua del materiale. Questo, però, produce un prosciugamento e irrigidimento del materiale, inoltre l'applicazione precisa del sistema impediva l'impiego (o almeno lo rendeva difficoltoso) di alcune forme come il concerto e la sinfonia, basate sul contrasto tematico e tonale. Skalkottas segue la strada opposta, cercando un modo per scrivere musica rispettosa della tradizione, ma nello stesso tempo capace di superare le rigidità del sistema dodecafonico. Nei pezzi maggiori della maturità, questa ricchezza è chiaramente percepibile in lavori come il sopra citato Concerto per pianoforte n.2, il Largo Sinfonico, il Concerto per violino o per contrabbasso, e negli ultimi due quartetti. L'ingegnosità del suo modus operandi gli permette anche di allargare le durate dei singoli movimenti, perché incrementa di continuo il materiale senza fratture con la cornice. Aspetto già di per sè abbastanza singolare, perché la sua musica è per lo più caratterizzata da una polifonia "estrema": per esempio, nei concerti per pianoforte usa il solista come se fosse una piccola orchestra che combatte costantemente con l'orchestra vera e propria; nei quartetti per archi n.3 e 4 ci sono quattro voci che dialogano di continuo. Il virtuosismo è una delle cifre stilistiche che caratterizzano Skalkottas, non c'è mai niente di banale o sciatto, neppure nelle celebri e "sbracate" danze greche. A tutto questo si aggiunge una notevole capacità di far convivere elementi dissonanti, o per meglio dire cromatici, con altri consonanti provenienti dalla musica colta, popolare o leggera, ma senza mai fare del citazionismo. E' come se allargasse la tela e la riempisse di tanti colori, creando molta varietà cromatica ed espressiva, ma senza produrre delle fratture insostenibili. Nel dopoguerra la serialità prese una strada opposta, concentrando al massimo la sostanza e manomettendo la cornice che la contiene, questo ha portato al fallimento del sistema nel giro di un decennio. Schoenberg, nonostante le iniziali divergenze, a dire il vero più formali che di contenuto, continuò a citarlo come uno dei suoi allievi migliori fino in punto di morte (lo menziona ancora in un suo saggio del 1949). Le altre caratteristiche che rendono Skalkottas geniale sono citate sopra, la fusione nella dodecafonia di elementi derivati dal neoclassicismo e la musica popolare, aspetto che non era riuscito mai a nessuno dei tre grandi viennesi o ai loro maggiori seguaci, ha prodotto una terza via piuttosto interessante. Non insisterò mai abbastanza sulla genialità della sua orchestrazione, caratterizzata per lo più da cromie particolari e da contrasti, che ha pochi agganci con altri contemporanei (per ex cfr. il sopra citato Concerto per pianoforte n.1)

Insomma, non si riduce a qualche jazzata superficiale piazzata là tanto per... e non è neppure un neoclassico... :cat_lol:

 

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1 ora fa, .Andrea dice:

Vero! Ho visto che sono davvero dimenticati dai pianisti. Effettivamente alcuni presentano grandi difficoltà di esecuzione (VII, XI),  ma tutto sommato i primi 15 non mi sembrano neanche così astrusi, almeno non più di altra musica contemporanea pianistica molto più eseguita e registrata. Mi sono piaciuti particolarmente la Marcia funebra (IX) e il Tango (XIV). 

uhhh, che goduria quando impiega ritmi di danze popolari, crea un interessante contrasto con la cornice accademica in cui li presenta. I risultati sono sempre inaspettati e sorprendenti. Un esempio magnifico è nel primo movimento del Concerto per contrabbasso del 1942, serialità sui generis ed espressionismo mischiati con forme di danza popolare e una spruzzata dolce di neoclassicismo ^_^

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21 ore fa, nachtigall dice:

Penso proprio che sia così. Oppure sarà che visti i tempi, in riferimento anche a quanto dice Wittelsbach, suscita invidia e quindi diffidenza.

E' proprio il contenuto a doverci colpire, non il contenitore come per lo più succede. Per esempio, si potrebbero citare la dissonantissima litigata tra moglie e marito con tanto di pupo frignante (i cui spunti si ritrovano poi nelle opere liriche successive "espressioniste" ), o il magnifico "fugone" a tre voci conclusivo concepito pensando a Bach. E' musica coltissima. Secondo me, Symphonia Domestica si può ascoltare come musica assoluta, senza pensare troppo ad eventuali programmi o agli effetti descrittivi che possono al massimo aiutare la comprensione complessiva, ma alla fine vanno relegati in secondo piano. Io li dimentico proprio :D

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15 minuti fa, Madiel dice:

uhhh, che goduria quando impiega ritmi di danze popolari, crea un interessante contrasto con la cornice accademica in cui li presenta. Un esempio magnifico è nel primo movimento del Concerto per contrabbasso del 1942, serialità sui generis ed espressionismo mischiati con forme di danza popolare e una spruzzata dolce di neoclassicismo ^_^

Lo sto ascoltando adesso, molto interessante! Cos'altro mi consigli per conoscere un po' meglio questo compositore? Considera che, pur avendone ascoltata parecchia, il mio apprezzamento della musica moderna è spesso superficiale, cioè non ho ancora i mezzi (né parte delle conoscenze) per poterla davvero comprendere, ma è un mondo che mi interessa molto e che spero di approfondire. Tutto questo per chiederti di consigliarmi un'opera non troppo complessa o troppo difficile da assimilare. :rolleyes:

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53 minuti fa, giobar dice:

Fonte? Ci sono parecchie testimonianze di segno contrario, secondo le quali Bernstein avrebbe definito pubblicamente (davanti agli orchestrali della New York Philharmonic) Kleiber come il più grande direttore vivente, si sarebbe precipitato, in lacrime, nel suo camerino dopo una Bohème per abbracciarlo o addirittura lo avrebbe idolatrato (così Zeffirelli).

Mario Verdone, il padre di Carlo, di cui Bernstein, a quanto pare, era spesso ospite nei suoi soggiorni romani. Non ricordo le parole esatte, ma Bernstein - sono abbastanza sicuro che si parli degli ultimi anni di vita del direttore americano - spese parole piuttosto pesanti, addirittura offensive, nei confronti di Kleiber. Sostanzialmente lo reputava un direttore di plastica, perfetto tecnicamente, ma privo di alcun tipo di approfondimento e di introiezione del testo musicale. C'è da dire - per essere onesti - che tale sfogo arrivava dopo parecchi goccetti di whisky, quindi magari era un po' viziato dall'alcool, o, magari, era tutta la verità senza la filtri...

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5 minuti fa, Snorlax dice:

Mario Verdone, il padre di Carlo, di cui Bernstein, a quanto pare, era spesso ospite nei suoi soggiorni romani. Non ricordo le parole esatte, ma Bernstein - sono abbastanza sicuro che si parli degli ultimi anni di vita del direttore americano - spese parole piuttosto pesanti, addirittura offensive, nei confronti di Kleiber. Sostanzialmente lo reputava un direttore di plastica, perfetto tecnicamente, ma privo di alcun tipo di approfondimento e di introiezione del testo musicale. C'è da dire - per essere onesti - che tale sfogo arrivava dopo parecchi goccetti di whisky, quindi magari era un po' viziato dall'alcool, o, magari, era tutta la verità senza la filtri...

Dovrei recuperare il libro dove lessi questa cosa, ma in qualche modo questa intervista a Carlo Verdone confermerebbe il giudizio negativo (anche se si tratta più di un giudizio di carattere, che musicale):

Lei è rock dipendente, suona la batteria, il suo idolo è Jimi Hendrix...
«I migliori amici dei miei genitori erano musicisti classici. Boris Porena, Sergio Cafaro, Guido Turchi, Franco Ferrara, Severino Gazzelloni. Un giorno venne a casa Leonard Bernstein, accompagnato da quattro ragazzi americani, da mio fratello e da Alessio Vlad. La sigaretta in una mano, il whisky nell'altra, a cena si fece imboccare da mia moglie, carciofi alla romana. Spiritoso, colto, moderno. Parlammo di John Lennon (abitavano nello stesso palazzo, lo amava anche lui). E di Carlos Kleiber».

Il numero uno tra i direttori.
«Ma Bernstein non lo sopportava, disse che era nevrotico, scontroso, l'esatto suo opposto. Lo so che suona come una bestemmia, però è quello che mi disse».

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51 minuti fa, .Andrea dice:

Lo sto ascoltando adesso, molto interessante! Cos'altro mi consigli per conoscere un po' meglio questo compositore? Considera che, pur avendone ascoltata parecchia, il mio apprezzamento della musica moderna è spesso superficiale, cioè non ho ancora i mezzi (né parte delle conoscenze) per poterla davvero comprendere, ma è un mondo che mi interessa molto e che spero di approfondire. Tutto questo per chiederti di consigliarmi un'opera non troppo complessa o troppo difficile da assimilare. :rolleyes:

Tra le opere più "facili" ci sono i concerti per pianoforte n.1-2, les suites orchestrali "La morte e la fanciulla" e "Gli incantesimi di maggio", il concerto per contrabbasso e quello per violino, i concerti di camera per fiati e pianoforte (uno più bello dell'altro, ma da segnalare soprattutto quello per due violini e pianoforte), alcuni estratti dalla Suite per orchestra n.2 come l'Ouverture concertante, Tema e Variazioni o il Largo sinfonico, oppure ancora la Piccola Suite per archi o le Quattro immagini sinfoniche. Se ti piace la musica popolare greca, allora da consigliare le svariate Danze greche, scritte per i più diversi organici sinfonici o da camera. Tra le opere cameristiche vanno segnalati i pezzi pianistici sopra menzionati, il primo quartetto, il primo trio e l'Ottetto, ma questi ultimi tre pur presentando spunti originali sono influenzati molto da Schoenberg. In genere, con il pianoforte Skalkottas andava a nozze e pur essendo un violinista provetto, ha lasciato le opere maggiori per la tastiera.

Esistono, infine, un certo numero di composizioni che l'autore aveva pensato forse per un pubblico più colto, caratterizzate dall'estremizzazione del suo modus operandi, cioè da durate notevoli e l'impiego di una polifonia ancora più elaborata del solito, che si addensa in ogni angolo delle partiture con un effetto che potrei definire come di "saturazione". Sono lavori tipici degli anni 1940-1949 circa e sembrano concepiti per un ascolto "astratto": 3° Concerto per pianoforte, i quartetti n.3-4, Largo Sinfonico, l'Ouverture sinfonia "Il ritorno di Ulisse". Lavori impegnativi sotto tutti i punti di vista, da studiare bene solo dopo aver metabolizzato lo stile e il percorso artistico dell'autore.

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14 minuti fa, Snorlax dice:

Dovrei recuperare il libro dove lessi questa cosa, ma in qualche modo questa intervista a Carlo Verdone confermerebbe il giudizio negativo (anche se si tratta più di un giudizio di carattere, che musicale):

Lei è rock dipendente, suona la batteria, il suo idolo è Jimi Hendrix...
«I migliori amici dei miei genitori erano musicisti classici. Boris Porena, Sergio Cafaro, Guido Turchi, Franco Ferrara, Severino Gazzelloni. Un giorno venne a casa Leonard Bernstein, accompagnato da quattro ragazzi americani, da mio fratello e da Alessio Vlad. La sigaretta in una mano, il whisky nell'altra, a cena si fece imboccare da mia moglie, carciofi alla romana. Spiritoso, colto, moderno. Parlammo di John Lennon (abitavano nello stesso palazzo, lo amava anche lui). E di Carlos Kleiber».

Il numero uno tra i direttori.
«Ma Bernstein non lo sopportava, disse che era nevrotico, scontroso, l'esatto suo opposto. Lo so che suona come una bestemmia, però è quello che mi disse».

Il fatto che fosse nevrotico e scontroso trova un sacco di conferme nella biografia di Kleiber. Ma non c'entra granché col giudizio sul musicista in quanto tale. E, ripeto, ci sono parecchie testimonianze su giudizi molto lusinghieri di Bernstein a proposito di Kleiber come musicista.

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Gustav Mahler, Sinfonia n. 3, Hanna Schwarz, New London Children's Choir, Philharmonia Orchestra & Chorus, Giuseppe Sinopoli

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Una delle summe del ciclo mahleriano del grandissimo Maestro veneziano. Equilibratissima, con un'orchestra sfolgorante, che riesce a restituire tutti i caratteri, talvolta anche un po' naives di questa enorme sinfonia. Dedico a @Ives e a @Majaniello...

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