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7 dicembre 2017: Uno Chénier cinematografico


Pinkerton

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Imaugurazione della Scala questa sera con Andrea Chénier. Protagonisti Chailly e Martone che realizzano una rappresentazione dell'opera molto accurata,  conferendole unitarietà ed equilibrio nel ricondurre gli esecutori, orchestra e cantanti, a un linguaggio comune. Nessuno sopra le righe, tutti ben affiatati. Fra i protagonisti vocali primeggia la Netrebko, sia per voce che per personalità, mentre Eyvazov e Salsi si difendono bene. Il tenore compensa qualche limite vocale e interpretativo con un fraseggio abbastanza vario, una buona pronuncia  ed una lettura attenta della partitura. Nemmeno il baritono brilla per temperamento artistico ma ha voce rigogliosa e timbrata che in alto si stringe un po' e diviene quasi tenorile. 

Proibiti gli applausi a scena aperta ma ovazione interminabile a sipario calato. Grande successo di pubblico insomma, che par proprio aver gradito lo spettacolo.

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12 ore fa, Pinkerton dice:

 Il tenore compensa qualche limite vocale e interpretativo con un fraseggio abbastanza vario, una buona pronuncia  ed una lettura attenta della partitura. 

Volendo proprio fare una breve nota su Eyvazov e in particolare su ciò che io definisco "qualche limite vocale" va detto che la tecnica di questo tenore è piuttosto acerba:

 svariate note centrali sono discretamente appoggiate come discreta è la respirazione ma il timbro, già piuttosto chioccio per natura, tende a impoverirsi e a sbiancarsi tutte le volte che il cantante riduce l'intensità del suono. Inoltre tutto il settore acuto non dico sia cantato d'acchito, "di fibra", come si dice, ma certo appare piuttosto forzato. Eyvazov mi ricorda vagamente Vinay o il primo Josè Cura. Fisico imponente, voce consistente ma mediocre per timbro e limiti tecnici. Qui,nel finale di Chènier (con moglie) e nel Puccini eroico si evidenzia quanto detto sopra:

 

 

 

 

 

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Facendo zapping ieri mi è capitato di ascoltare 5 minuti di duetto... grande Annina (anche se oggi dovremmo chiamarla Annona), la Mirella Freni della mia generazione, ma soprattutto immenso Chailly, per un attimo ho pensato che fosse musica di Puccini :lol:

Certo fare lo Chenier senza applausi... cioè, un'opera che ogni quarto d'ora ha un passaggio strappapplausi, era una bella sfida, anche se io sono per un approccio meno sacrale e più partecipato del teatro (almeno l'opera italiana, e che caspita!).

PS: dai Pink ma è meglio di Cura... però insomma, sì, considerazioni tecniche a parte, il timbro è quello lì, cavernoso e baritonaleggiante.

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4 minuti fa, Majakovskij dice:

Certo fare lo Chenier senza applausi... cioè, un'opera che ogni quarto d'ora ha un passaggio strappapplausi, era una bella sfida, anche se io sono per un approccio meno sacrale e più partecipato del teatro (almeno l'opera italiana, e che caspita!).

Almeno la Annina-Annona, Maja, qualche "brava!-bis!" l'avrebbe meritato dopo il suo celebre arioso. Come ripeto, è stato uno Chènier cinematografico con la regia di Martone a dettare tempi e modi. Il giorno che Martone riuscirà a fare un Rigoletto senza applausi e grida dopo il "Sì vendetta", sarà giusto dargli l'Oscar.

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16 minuti fa, Majakovskij dice:

 

PS: dai Pink ma è meglio di Cura... però insomma, sì, considerazioni tecniche a parte, il timbro è quello lì, cavernoso e baritonaleggiante.

IL Cura degli esordi era meglio di quello degli anni successivi. In ogni caso, Maja, la "tipologia" trenorile è quella lì, magari appariscente intanto che la voce tiene, ma irrimediabilmente confinata e destinata a restare in un ambito sostanzialmente dilettantistico.

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Non potevo fare a meno di notare che il tenore teneva spesso gli occhi incollati sul direttore, anche nel grande duetto finale. M'è parsa una cosa da principianti e m'ha seccato un po'.

Non capisco l'ovazione calda e convinta che hanno ricevuto. Qualche anno fa il pubblico della Scala non era cattivissimo con gli interpreti che osavano essere "discreti" anziché "eccellenti"?

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17 ore fa, Eliogabalo dice:

Non capisco l'ovazione calda e convinta che hanno ricevuto. Qualche anno fa il pubblico della Scala non era cattivissimo con gli interpreti che osavano essere "discreti" anziché "eccellenti"?

Il pubblico della Scala, da che Scala è Scala, Elio, non ha mai brillato per competenza, specie alle prime, dove, per la maggior parte, è formato da una platea di "occasione",

famiglie di rango e VIPS vari ( la cui competenza in genere è alquanto superficiale e lacunosa)   e da un loggione fazioso e comunque manovrato. Quelli che potrebbero dare un giudizio sensato, sono pochi, sparsi e , un genere, silenziosi.

Qualche anno fa era come oggi. Molti anni fa invece il discorso era diverso ma non perché il pubblico scaligero fosse migliore ma perché migliori erano gli interpreti.

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3 ore fa, Pinkerton dice:

Qualche anno fa era come oggi. Molti anni fa invece il discorso era diverso ma non perché il pubblico scaligero fosse migliore ma perché migliori erano gli interpreti.

Segnalo uno Chenier scaligero "a caso" :D :

81c6ThTNEQL._SY450_.jpg

anche se c'è da dire che Chailly batte Votto.

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2 ore fa, Majakovskij dice:

Segnalo uno Chenier scaligero "a caso" :D :

81c6ThTNEQL._SY450_.jpg

anche se c'è da dire che Chailly batte Votto.

Questo Chénier del '55, Maja, ha una genesi strana. Doveva essere un Trovatore ma sembra che Del Monaco avesse qualche problema col Do della pira e allora si ripiegò in tutta fretta sullo Chénier , che il tenore fiorentino allora cantava tantissimo e che aveva "in gola", ma che  la Callas non conosceva. Si favoleggia che la grande Maria studiò lo spartito in pochi giorni e questo fu il risultato:

 

 

Riguardo poi a Del Monaco e Protti il paragone con Eyvazov e Salsi sarebbe impietoso. Altre voci, altri temperamenti, un altro pianeta.

 

 

 

 

 

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5 ore fa, Wittelsbach dice:

Il proibire gli applausi è l'ultimo atto della trasformazione della Scala a teatro di provincia tedesco. Grazie a Dio abbiamo i dischi, come dico sempre.

Noi, Wittel, affezionati a una tradizione che amiamo e che va modernizzandosi in forme sempre più vicine al cinema e alla televisione, forme teatrali che, nei fatti, escludono la contemporaneità  tra azione scenica e spettatori, che mortificano e rendono dispensabile e facoltativa la PRESENZA del pubblico, forme teatrali, diciamo così, "a pubblico differito ", noi, dicevo, restiamo contrariati e frastornati da questa tendenza. Lo Chenier scaligero recente e', come dicevo, uno Chenier cinematografico-televisivo, di cui il pubblico presente alla Scala il 7 dicembre scorso era solo un contorno. Nemmeno tanto indispensabile.

 

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23 ore fa, Wittelsbach dice:

Il proibire gli applausi è l'ultimo atto della trasformazione della Scala a teatro di provincia tedesco. Grazie a Dio abbiamo i dischi, come dico sempre.

No dai, mica è Barenboim... almeno credo che l'intento di Chailly fosse un altro, un approccio rispettoso e "colto" ad una partitura volgarotta come Chenier per cercare di metterne in luce le qualità musicali, al di là delle sviolinate e delle frasi sparate a piena voce che di solito sono l'unica cosa che si riesce ad apprezzare in titoli come questo. Tecnicamente se si fa silenzio tra un movimento e l'altro di una sinfonia lo si dovrebbe fare anche all'opera, per lo stesso motivo. Sono gesti "forti" (come quello di Muti di togliere tutti gli acuti di tradizione) volti alla valorizzazione del dramma, io ci vedo intenti positivi.

Poi, come già detto, sono d'accordo con voi che si tratta nella sostanza di un vezzo che priva l'atmosfera del giusto calore ed entusiasmo...

17 ore fa, Pinkerton dice:

Noi, Wittel, affezionati a una tradizione che amiamo e che va modernizzandosi in forme sempre più vicine al cinema e alla televisione, forme teatrali che, nei fatti, escludono la contemporaneità  tra azione scenica e spettatori, che mortificano e rendono dispensabile e facoltativa la PRESENZA del pubblico, forme teatrali, diciamo così, "a pubblico differito ", noi, dicevo, restiamo contrariati e frastornati da questa tendenza. Lo Chenier scaligero recente e', come dicevo, uno Chenier cinematografico-televisivo, di cui il pubblico presente alla Scala il 7 dicembre scorso era solo un contorno. Nemmeno tanto indispensabile.

 

Per me la prima della Scala si dovrebbe fare a porte chiuse!! così la smetteranno di infestare il teatro tutti quei politici, uomini di spettacolo (che è la stessa cosa), e vecchie carampane vestite da lampadario.

Sull'evento televisivo... sì, anche, ma insomma... nel senso che per anni hanno dato la prima della Scala in tv, e certamente era più seguita prima che oggi (tant'è che negli ultimi anni era sparita). Certo in un mondo di streaming sul web, tv on demand ecc. la diretta su Rai1 è davvero gerontofilia...

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