Giorgio1964 Inviato Marzo 30, 2013 Segnalazione Condividi Inviato Marzo 30, 2013 E' morto Enzo Jannacci all'età di 77 anni. Per me era soprattutto un ricordo d'infanzia: canzoni come El purtava i scarp del tennis o Vengo anch'io erano delle rivelazioni in un mondo in cui si ascoltavano ancora Nilla Pizzi o Claudio Villa.E' stato un musicista vero e nelle sue canzoni ha profuso passione e intelligenza ma anche ironia e un suo gusto del nonsense.Per me, un grandeR.I.P. Cita Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione ...
Pinkerton Inviato Marzo 30, 2013 Segnalazione Condividi Inviato Marzo 30, 2013 Come altri cantautori della sua generazione cantava il mondo dei moltissimi, degli anonimi, degli esclusi, un mondo di vinti, ricorrendo al dialetto milanese.Il paradosso era il suo codice, la sua nobiltà sine nobilitate, il suo vezzo borghese, lui, spostato, irrisolto,parvenu, nè immigrato nè milanese, chirurgo a mezzo servizio, cantautore idem, buffone idem, persona seria come sopra, né popolare né di nicchia ma, se proprio volete, entrambe le cose.Un cabarettista di razza, un comico di valore.Ciao Enzino. Cita Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione ...
Ives Inviato Marzo 30, 2013 Segnalazione Condividi Inviato Marzo 30, 2013 Mia mamma, della sua generazione, mi cantava El purtava i scarp de tennis e io mi mettevo regolarmente a piangere. Mi sentivo un barbòn (da pronunciare barbun) per via delle Superga. Mi ricordo quando lo vedevo passare in Via Lomellina a Milano con il suo vespino, che usava per spostarsi senza subire le regole del traffico. Mamma, è passato Jannacci...tanti ricordi. Ciao Enzo, artista poliedrico e intelligente, serio e signorile, emblema della Milano culturale e di un'Italia migliore. Si, al tuo funerale la gente piangerà davvero. Cita Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione ...
Asgarour Inviato Marzo 30, 2013 Segnalazione Condividi Inviato Marzo 30, 2013 Addio Enzo. Devo principalmente a te aver compreso ed apprezzato la "milanesità".Umanissimo, surreale all'inverosimile, sarcastico, sei stato un innovatore vero. Cita Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione ...
Majaniello Inviato Marzo 30, 2013 Segnalazione Condividi Inviato Marzo 30, 2013 Vabè io ero intervenuto in altro thread, mi fa piacere che ne abbiate aperto uno apposito. Come ho già detto, senza alcuna retorica post-mortem, forse ha scritto le canzoni più tristi e al contempo più divertenti che io conosca. Ne sono stato sempre affezionato, forse perchè sentivo vicino il suo linguaggio così lontano dall'accademismo cantautorale. Riposto quì uno dei miei brani preferiti: mi auguro che da oggi in poi si ricollochi questo genio nel posto che si merita. Cita Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione ...
Notker Inviato Marzo 31, 2013 Segnalazione Condividi Inviato Marzo 31, 2013 secondo Paolo Conte, Jannacci è l'autore più geniale che abbia mai avuto la canzone italiana.personaggio eclettico, milanese fin nel midollo, è riuscito a fondere la tipica malinconia della canzone tradizionale con l'ironia giullaresca e irriverente che i tempi richiedevano.tra una lacrima e uno sberleffo, è riuscito con invidiabile lucidità e coerenza a costruire una carriera "border-line", tra la canzone d'autore e il cabaret.Autore di grande qualità, interprete personalissimo (iniziò al piano accompagnando Mulligan, Baker, Getz), personaggio teatrale che non ha disdegnato la tv, autore di colonne sonore, Jannacci è stata certamente una delle figure fondamentali per la musica popolare italiana. sembrerà una banalità ma l'importanza di Jannacci nel panorama musicale popolare italiano è pressochè la medesima di quello di Fo nel teatro (ancor più banalmente Cochi e Renato).a parte il tratto distintamente "milanese" della poetica jannacciana, c'è nei suoi testi quella poesia disincantata e pungente che solo i grandi poeti, secondo me, riescono a esprimere.a questo si unisce una sapienza e perizia musicale secondi tra i cantautori italiani forse solo a un Conte e a un De Andrè; quello che forse è mancato a Jannacci (ma magari è stato meglio così) è l'assenza di una ricerca musicale e poetica coerente e omogenea; a Jannacci sembra essergli interessato poco metter su una discografia, nel senso canonico del termine, lasciando all'estemporaneità il governo della sua arte magiastrale.gli LP che metteva in commercio (una 15na di dischi originali in più di 40 anni di carriera! messi in giro quasi con fastidio) presentano un'artista che tende a racchiudere il suo mondo poetico e musicale nella singola cellula di una canzone; non è un caso che Jannacci si sia trovato a suo agio più nel mondo del cabaret e degli sketch (anche televisivi) che non in quello dei cantautori.dunque l'approccio alla sua produzione non è particolarmente semplice (anche perchè spesso è una fortuna trovare i suoi dischi) ma il giudizio che di lui ne dà Paolo Conte (e che ho riportato all'inizio) è ampiamente suffragato dall'intelligenza e dalla sensibilità che traspaiono quasi da tutte le sue canzoni.per farla breve: un grandissimo! Voglio ricordarlo con una delle sue canzoni più poetiche e belle, di incredibile attualità Cita Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione ...
Nitriero Cavalleone Inviato Aprile 4, 2013 Segnalazione Condividi Inviato Aprile 4, 2013 Grande Jannacci, ci mancherà. Ho sempre avuto un debole per questa sua canzone: grande maestro dell'ironia graffiante. Se n'è andato insieme al Califfo, secondo me hanno fatto il viaggio insieme e se ne sono raccontate delle belle. Cita Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione ...
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