
giobar
Members-
Posts
8,438 -
Joined
-
Last visited
Everything posted by giobar
-
Luigi CHERUBINI Sinfonia in re maggiore ORT-Orchestra della Toscana Donato Renzetti
-
Benjamin BRITTEN Quattro interludi marini dal Peter Grimes Boston Symphony Orchestra Leonard Bernstein L'ultimo concerto e l'ultima registrazione di Bernstein. Un saluto struggente.
-
Johann Melchior MOLTER Concerto n. 2 in re maggiore per tromba, legni e archi Reinhold Friedrich, tromba Budapest Strings Bela Banfalvi Questo concerto ha un uno stupendo adagio con una malinconica e struggente melodia che da un lato lo apparenta al famosissimo concerto per tromba di Telemann (saccheggiato anche da Da André) e dall'altro fa capire a cosa si è ispirato spesso Morricone per le sue non dissimili melodie (ricordo, per inciso, che Morricone era trombettista e dunque conosceva bene il repertorio per il suo strumento...).
-
Se n'è parlato più volte nel forum. Prova con la capricciosissima funzione "cerca": se ne ha voglia, magari ti restituisce qualche risultato. Ad ogni modo è il maggiore compositore turco. Molto sensibile ad influenze modernistiche e agli autori (come Bartok o Kodaly) attenti alla valorizzazione del patrimonio musicale etnico. Un autore importante. Anche Hurwitz, in un suo video di pochi giorni fa, inserisce le sue sinfonie fra i cicli importanti di autori non notissimi.
-
Johann Samuel ENDLER Ouverture in re maggiore per tre trombe, timpani, oboe, violino e archi Reinhold Friedrich, Yosemeh Adjei, Laura Vukobratovich, trombe Cappella Istropolitana Holger Speck Uno dei tanti bravi compositori che nel 700 popolavano le cappelle musicali delle corti tedesche. Nello specifico, Endler lavorò molto presso la ricca corte di Darmstadt e successe a Graupner (il musicista meglio retribuito della prima metà del 700, almeno in Germania) come maestro di cappella quando quest'ultimo dovette lasciare l'incarico per motivi di salute. La sua musica si contraddistingue per la ricchezza dei colori e dei timbri, con grande risalto dei fiati, e per la fantasia strutturale delle sue composizioni strumentali.
-
Confesso la mia ignoranza. Mai sentito nominare questo signore. Come prima reazione il nome mi ha fatto venire in mente Umpa Lumpa 😄
-
Olivier MESSIAEN Vingt Regards sur l'Enfant Jésus Jean-Rodolphe Kars, pianoforte Esecuzione live straordinaria per intensità, comprensione architettonica del ciclo, dominio tecnico. Uno dei più bei dischi per pianoforte sentiti negli ultimi tempi. Lo stesso Kars, onestamente, dà conto nelle note di una piccola défaillance mnemonica nel n. 6, con l'omissione di alcune battute.
-
All'età di 86 anni, è morto il noto compositore americano David Del Tredici.
-
Johannes BRAHMS Sei pezzi per pianoforte op. 118 Grigory Sokolov
-
Il quartetto di Gielen è stato inciso dai LaSalle insieme al quartetto n. 3 proprio di Artur Schnabel. E' un bellissimo disco, anche se la mia preferenza va al pezzo di Schabel, che (per rispondere a @superburp) era un autore "coi cabasisi". Ignoro invece chi sia il sig. Klusak
-
Johann Sebastian BACH Quattro duetti BWV 802 - 805 Evgeni Koroliov, pianoforte
-
Trasferta torinese per assistere a due concerti importanti in giorni consecutivi. Mercoledì 8 novembre, Grigory Sokolov al Lingotto. Nella prima parte Bach: i quattro Duetti BWV 802-805 e la Partita n. 2. Lasciamo perdere ogni questione sulla scelta del pianoforte per eseguire questi pezzi. A Sokolov interessa il cuore della musica, lo scavo nel profondo, con una visione che è al tempo stesso analisi della materia cruda, in cui ogni nota e ogni relazione fra le note è frutto di un esame come al microscopio elettronico per evidenziare tutta la sapienza costruttiva dell'autore, e slancio metafisico che ti fa viaggiare in alto, molto in alto. Un'abbacinante chiarezza delle linee che lascia senza fiato. Al culmine del viaggio dentro Bach, il tripudio travolgente del capriccio finale della Partita n. 2: incredibile. Nella seconda parte Mozart: sonata K. 333 e Adagio K. 540. Dimentichiamoci il '700 e qualsiasi aura di rococò. E' un Mozart pensoso, introspettivo, forse arbitrario per qualcuno. Ma, anche qui, che lezione sulla possibilità della musica di raccontare ciò che c'è dentro. Se proprio dobbiamo cercare il pelo nell'uovo, forse lo stiramento del tempo nell'Adagio può risultare eccessivo e in qualche momento si percepisce un po' di stasi. Ma l'effetto complessivo aiuta a scoprire un Mozart senza parrucca in preda alle angosce esistenziali. Terza parte i sei bis: tre preludi di Chopin, un breve pezzo di Rachmaninov e i suoi soliti cavalli di battaglia di Rameau (Le rappel des oiseaux e Les sauvages). Ancora una volta Sokolov dimostra che i bis non sono per lui soltanto una parata per godersi il trionfo ma una vera e propria proposta musicale, di livello non inferiore rispetto alle due parti "uficiali", in cui offre letture assai peculiari di brani spesso notissimi. In questa prospettiva, spiccano la rivisitazione dei due pezzi di Rameau, offerti in una esecuzione travolgente assai diversa da quelle, ben note, che si trovano anche su Youtube, e il preludio n. 15 di Chopin, forse il vertice del concerto insieme alla Partita di Bach. Qui Sokolov è riuscito a creare un clima allucinato e terribile attraverso lo studio dettagliatissimo di ogni singola nota e delle rispettive dinamiche. Ancora una volta: incredibile. Sala strapiena (bellissimo l'auditorium del Lingotto!) e nota di colore: all'inizio dei bis un anziano signore si precipita sotto il palco con una grande busta bianca e a gesti cerca di richiamare l'attenzione del pianista come per volergli dare la busta. Siccome Sokolov lo ignora, il signore insiste fino al terzo bis, quando, bontà loro, le maschere intervengono per allontanarlo. Giovedì 9 novembre, Robert Trevino alla guida dell'OSN Rai. In programma la Decima di Mahler nell'edizione Cooke, che non avevo mai sentito dal vivo (vale anche per l'Ottava, ma è un altro discorso) e che finora ho frequentato assai poco. Che dire? Concerto bellissimo. Trevino è molto bravo nel far fluire la musica, nel valorizzare al tempo stesso ogni singolo strumentista e l'insieme dell'orchestra. Il famoso adagio iniziale non è fatto oggetto di alcuna estremizzazione ma il direttore, in modo quasi pudico, lascia che i vari temi, già di per sé espressivi, parlino e si intreccio da soli. Azzeccata la scelta di eseguire gli ultimi tre movimenti senza alcuna pausa, come per non interrompere la concentrazione e il discorso nemmeno per un secondo. Il concerto si trova su RaiPlay. Sono rimasto assai sorpreso dal fatto che la sala fosse mezzo vuota, soprattutto sapendo che spesso i concerti dell'OSN Rai fanno il tutto esaurito. A confronto con quello del Lingotto, l'auditorium Rai è orrendo.
-
Soltanto un po'?
-
Anche io faccio così. I pulsanti coi pollici manco li vedo Ho una visione, come dire, molto selettiva e concentrata soltanto sul video, spesso non guardo nemmeno se i commenti sono abilitati o meno. Al limite, se voglio segnalare che qualcosa mi è piaciuto, giro il link alle persone cui può interessare.
-
Col tempo, complice la possibilità di ascolti e visioni dal vivo (che per l'opera sono imprescindibili), ho rivalutato Puccini. Anche Butterfly sarebbe interessante, specie per le manifeste connotazioni politiche e anticolonialiste che innervano la storia, ma fino ad oggi non sono ancora riuscito a digerire il fastidioso cicaleccio in cui galleggiano i pezzi più celebri sul piano melodico e drammaturgico.
-
Minore Janacek???? Nel forum non riscuote grandi consensi, ma nella storia della musica non è certo un autore di secondo piano. Piuttosto, perché questa registrazione? On line si trovano a poco prezzo edizioni più prestigiose, tra cui quella eccellente di Mackerras
-
Ignoro il problema perché evito come la peste i rapporti con Poste Italiane. Ma ti suggerisco di provare una delle molte altre carte ricaricabili pressoché gratuite (come Hype e simili) che operano sul mercato internazionale. Non hanno limiti di frontiera, funzionano come conti correnti e come carte di pagamento, sono alimentabili senza spese con bonifico e sono accettate dagli ATM.
-
Comunque dalle musiche per film campava abbastanza bene. Inoltre la sua filmografia ufficiale, già piuttosto ricca, va integrata con le numerose partecipazioni non accreditate: veniva chiamato spesso per trarre dall'impaccio altri autori in ritardo con le consegne o, soprattutto, in difficoltà nel rendere certi caratteri (in particolare, il sostegno a scene in cui la musica doveva essere tumultuosa o incasinata). E fu maestro di autori come John Williams, Henri Mancini, Andre Previn e Jerry Goldsmith.
-
Stava male da tempo e aveva già abbandonato il podio. Gli devo alcuni dei concerti più emozionanti, direi addirittura sconvolgenti sul piano emotivo, della mia pur lunga carriera di spettatore.
-
Dopo decine di Seconde, io sono tuttora emozionato dall'audio di quella registrazione, con un riverbero che non so quanto sia artificiale o dovuto proprio al luogo dell'esecuzione, che però ha la capacità di trasferire la musica in una dimensione quasi mitica.
-
Tomaso ALBINONI 6 Sinfonie a cinque op. 2 Ensemble 415 Chiara Banchini, violino e direzione
-
Ieri sera recital, da me attesissimo, di Igor Levit. Come sempre per lui, programma costruito unitariamente e questa volta in larga parte ricalcato sul suo disco Tristan per illustrare, in qualche modo, i tormenti d'amore in musica. Apertura leggera con il Sogno d'amore n. 3 di Liszt, presentato in modalità "niente zucchero" ma con un fraseggio limpido e semplice per esaltare la purezza delle linee melodiche. A seguire, la trascrizione pianistica di Ronald Stevenson dell'Adagio della Decima di Mahler. Ascolto, lo confesso, un po' faticoso soprattutto per una certa farraginosità e asfitticità della trascrizione, incapace di rendere - nonostante la bravura di Levit - coi soli mezzi pianistici le sfumature timbriche e lo sfinimento esistenziale che caratterizzano la versione originale per orchestra. I momenti migliori, nei quali è emerso il genio del pianista, quelli in cui effettivamente il trascrittore prende le distanze dall'impostazione e dai modelli timbrici orchestrali e mette in luce, invece, le proiezioni nel 900 avanzato e le arditezze armoniche dell'Adagio di Mahler. In diversi momenti si avvertivano fortissimi echi dei Tre pezzi per pianoforte op. 11 di Schoenberg, opera che non a caso - credo - precedette di appena un anno la stesura dell'Adagio della Decima. Qui Levit si è dimostrato straordinario analista e divulgatore delle profondità e degli slanci modernisti della partitura. Seconda parte aperta con un'altra trascrizione: il Preludio del Tristan und Isolde reso al pianoforte da Zoltan Kocsis. Trascrizione da non confondere con quella, notissima, della Morte d'Isotta realizzata da Liszt. Qui l'esperienza del pianista lisztiano, quale era (fra l'altro), Kocsis, si fa sentire, perché assai più di Stevenson egli dà un peso orchestrale al pianoforte, senza peraltro scimmiottare l'orchestra, riuscendo a non perdere alcuni dei connotati essenziali dell'opera originale. Colpo di genio di Levit nell'aprire la Sonata di Liszt esattamente sull' (o con l')accordo finale del Preludio del Tristano. Operazione, quella di fondere senza soluzione di continuità due pezzi ben diversi, non nuova e spesso vincente (ricordo l'esito stupendo ottenuto dal duo Brunello-Lucchesini fondendo i pezzi per violoncello e pianoforte di Webern con la sonata op. 38 di Brahms) ma in questo caso assolutamente straordinaria, perché il preludio di Wagner, almeno in questa trascrizione, sembra fatto apposta per illuminare e dare un contenuto anche narrativo alla sonata di Liszt. Esecuzione superlativa, in cui anche i momenti di eccezionale virtuosismo non erano esibiti ma inquadrati in funzione di una resa musicale fluente e avvincente. Uno di quei casi in cui l'interprete ottiene come una sospensione del tempo perché l'attenzione dell'ascoltatore è totalmente catturata. Alla fine, oltre all'ammirazione per un simile prodigio interpretativo, il mio primo pensiero prosaico è stato: ma è già passata mezz'ora? Grandi applausi, anche se non entusiastici (il Mahler-Stevenson ha atterrato un bel po' di spettatori) e come bis un breve Schubert-Liszt, anche qui in modalità senza zucchero e tutto canto. Chi potesse, può sentire Levit, con lo stesso programma, fra qualche ora a Torino. Ne vale la pena.
-
Ho sentito una interessantissima intervista dal vivo a Diana Castelnuovo-Tedesco, la nipote italoamericana del compositore che gestisce, anche grazie alla sua professione di addetta alla comunicazione e alle pubbliche relazioni, tutte le questioni relative alla promozione della musica del nonno e alla pubblicazione delle opere (cura anche i rapporti con la Curci che se ne sta occupando direttamente). Intervista non banale perché curata da uno studente in procinto di laurearsi che sta approfondendo le opere pianistiche di Castelnuovo-Tedesco. Invece la conferenza di taglio musicologico che doveva aprire la serie di eventi è stata rinviata per un imprevisto occorso alla relatrice. Poco dopo c'è stato il primo concerto in programma, con la presentazione di due belle ouvertures shakespeariane e del concerto per violino n. 2, opera scritta per Heifetz e dunque di straordinaria difficoltà esecutiva, che è stata resa magistralmente dal violinista Davide De Ascaniis. A proposito di Heifetz, dal racconto di Diana Castelnuovo-Tedesco è emerso un aspetto poco noto della vita del grande violinista lituano. Infatti egli si prodigò per aiutare i musicisti, soprattutto ebrei, che fuggirono dai regimi nazifascisti, a sistemarsi negli USA e a trovare occupazioni dignitose. Fra questi c'era proprio Castelnuovo-Tedesco, già in rapporti con Heifetz dai primi anni 30. Il compositore italiano, scappato in America in coincidenza con l'emanazione delle leggi razziali, beneficiò di una raccomandazione ufficiale di Heifetz, un "affidavit" per poter trovare subito lavoro, considerato peraltro che in Italia non aveva esperienze di insegnamento in istituzioni e fino a quel momento aveva lavorato solo come libero professionista.
-
Gabriel FAURE' Sonata n. 1 per violoncello e pianoforte in re minore op. 109 Gautier Capuçon, violoncello Michel Dalberto, pianoforte
-
Tendenzialmente, mi ritrovo fra i secondi, a patto che ci sia un rispetto assoluto per l'opera. Una volta che questa sia preservata in tutte le sue componenti fondamentali (integrità e partitura, con tutte le prescrizioni accessorie), il rispetto per l'autore è salvo e l'interprete è libero di offrire la sua visione dell'opera. Il problema è, spesso, nella distorsione deliberata dell'opera, con tagli arbitrari e modifiche di ciò che ha scritto l'autore: in questo caso, evidentemente, si può discutere dell'esito estetico in sé (certe modifiche "funzionano", altre sono assurde), ma si deve parlare di pirateria e non di interpretazione.