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giobar

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I successi di giobar

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Turbo user (12/21)

  1. Nicola FIORENZA Concerto per violoncello e archi in fa maggiore Gaetano Nasillo Ensemble 415 Chiara Banchini E buon anno a tutti!
  2. Anni fa un amico musicologo abruzzese mi fece sentire qualcosa del suo conterraneo ma, forse anche a causa delle registrazioni un po' improvvisate e artigianali, non mi parve niente di che e non mi è mai venuto il ghiribizzo di approfondire la conoscenza di Mascitti. C'è qualcosa che merita?
  3. Comunque, nel complesso mi sembra un'antologia formidabile del repertorio per tromba. Molto simpatici i pezzi per tromba e timpani di Valentine Snow (meno simpatico il barrito dalla stanza accanto "cambia musica!", ma sotto Natale siamo tutti più buoni e ho alzato il volume per evitare interferenze sonore )
  4. Hai smosso la mia pigrizia. Ho il box di Reinhold Friedrich da diversi mesi e, malgrado il contenuto molto interessante e vario, non avevo ancora ascoltato una sola nota. Concordo sull'ottima riuscita del primo disco, dedicato all'Inghilterra barocca e sostenuto dall'ensemble berlinese guidato dalla Schornsheim. Piacevolissimo. Ti segnalo solo un refuso. Il disco 2, dedicato ai concerti italiani, è con l'ensemble Budapest Strings diretto da Bela Banfalvy. La Cappella Istropolitana compare effettivamente, ma nel disco 3.
  5. In realtà io ce l'ho in un doppio della Vox (etichetta per cui la suite fu registrata). In effetti molto divertente, anche se non è certo un capolavoro. Come spesso capita in pezzi del genere, si apre un po' una sfida a riconoscere tutti i pezzi che vengono citati. Non sono amante della musica folk, ma diverse melodie mi erano già note. Chissà se il dedicatario Piatigorsky lo ha mai registrato (ora non ho il tempo di mettermi alla ricerca ).
  6. Darius MILHAUD Suite cisalpina su arie popolari piemontesi Thomas Blees, violoncello Orchestra di Radio Lussemburgo Bernhard Kontarsky
  7. Francis POULENC Sonata per due pianoforti Sergio Tiempo Karin Lechner Stupenda questa sonata. Opera senz'altro maggiore di Poulenc sia per durata e struttura (quattro tempi per più di venti minuti) che per per la sua natura composita e al tempo stesso organica. Offre un sapiente bilanciamento fra il richiamo a elementi classici e addirittura severi e l'uso solito, qua e là ma senza eccedere, dei temini lievi e giocosi e degli scherzi musicali tipici di Poulenc. Scopro solo ora che Sergio Tiempo e Karin Lechner sono fratelli.
  8. Johannes BRAHMS Quartetto per archi n. 3 in si bemolle maggiore op. 67 Quartetto di Tokyo
  9. giobar

    Necrologi

    E' morto, a 94 anni, il violinista ungherese Bela Dekany, per tanti anni spalla della BBC Symphony Orchestra. In precedenza fu attivo presso la Philharmonia, anche con ruoli solistici documentati nelle incisioni di Klemperer. Scampò ai campi di concentramento di Bergen Belsen e Terezin, dove era stata internata tutta la sua famiglia e dove morì la madre.
  10. Ma la cosa più incredibile è che l'associazione che ha organizzato il ciclo di concerti includendovi quello della Lisitsa abbia dichiarato di essere stata all'oscuro di ciò che, ultimamente, si agitava intorno alla pianista. Cioè, non sei l'associazione dei salumieri ma per mestiere o scopo sociale (come dice lo stesso nome dell'associazione) organizzi concerti e non ti preoccupi di sapere chi stai invitando a suonare?
  11. giobar

    Necrologi

    Mi dispiace molto. Era una voce "amica", per tanti anni cordiale anfitrione nei programmi di Radio3, competente, mai accademico, spesso animato da una ironia leggera e mai beffarda. Questi tratti della sua personalità emergono in modo forte nel suo ultimo libro, uscito solo poche settimane fa e presente, per singolare coincidenza, fra i regali natalizi della mia famiglia. Finora ho potuto dare soltanto una scorsa veloce cogliendo comunque la simpatia dell'approccio nel ricostruire in modo vivo, in una catena di fatti, fatterelli e aneddoti, una storia della musica fatta non di monumenti marmorei e idealizzati ma di persone piene di vizi, difetti e idiosincrasie.
  12. Oh, grazie . Nel consultare Discogs quello Hungaroton mi era sfuggito, mentre quello Tactus non è censito. Sempre pochissimi, comunque, rispetto all'opera di un autore di un certo rilievo.
  13. Giuseppe VALENTINI Sei concerti grossi dall'op. 7 (nell'ordine n. 11, 7, 2, 3, 1, 10) Chiara Banchini Ensemble 415 Molto interessanti. L'aria frizzante del Veneto e dei vari Vivaldi, Albinoni, Tartini è lontana. Qui siamo a Roma, dove il fiorentino Valentini andò a vivere sin da ragazzino, e appare viva l'impostazione corelliana, più severa, meno svelta: la struttura è ancora quella del "vecchio" concerto grosso, con pluralità di movimenti (anche sette in un caso) e un clima che di norma non ammette svagatezze e pazzie. Nulla di specificamente accademico, perché anzi l'ascolto è assai piacevole a prescindere dal clima tendenzialmente serio anche negli allegri. Sarebbe da approfondire, ma finora la discografia è assai carente. L'unico disco monografico che sembrerebbe uscito finora è proprio questo della Banchini e sebbene Valentini sia stato "toccato" di sfuggita da altri grandi interpreti (specialmente violoncellisti) si tratta di interessi sporadici e non sistematici. Nemmeno Naxos e Brilliant, di solito sensibili davanti a carneadi del 700, si sono mosse. Un disco così - musiche rare e importanti, interpreti eccellenti - meriterebbe un supporto editoriale almeno dignitoso. Purtroppo non è così, almeno per l'edizione che ho sotto mano. Le due precedenti uscite singole, prima per Zig Zag e poi per Alpha, sembrerebbero a posto. Invece il mio disco è inserito in un boxino della Zig Zag che riunisce alcuni dischi di Chiara Banchini e di Amandine Beyer (che della Banchini è stata allieva e ha rilevato la sua cattedra a Basilea). Ebbene, nel realizzare questa raccolta qualcuno ha perso l'orientamento o ha bevuto troppa birra. Lungi dal riprodurre, secondo un uso che non condivido molto ma che in questo caso avrebbe evitato i danni, le copertine originali, se ne sono realizzate di nuove, secondo un progetto grafico un po' criptico e si sono perse per strada molte informazioni utili e altre sono state inserite in modo errato. Già questi concerti sono indicati come provenienti dall'op. 8 (relativa invece ad opere per violoncello solista) e non dall'op 7 e ciò sia nella singola bustina che nel retro della scatola. Poi in questo disco specifico e in un altro di concerti napoletani per violoncello e archi si omette del tutto l'indicazione degli interpreti, che va trovata vagando nel web alla ricerca delle copertine originali, tanto che - complice la citata grafica che cita "CG-E415" e "AB-GI" nel frontespizio di tutti i dischi - uno pensa in prima battuta che si tratti di incisioni realizzate dai due gruppi riuniti, ma così non è. Di fatto alla Beyer e ai suoi Incogniti è lasciato solo un disco vivaldiano con le Quattro stagioni e alcuni concerti sparsi. Insomma, qualità musicale (per il momento) elevata e qualità editoriale del tutto insufficiente. Oltre tutto, che senso ha mettere insieme 6 dischi della Banchini e uno solo della Beyer?
  14. Forse non una lettura insuperata, perché ci sono altre versioni bellissime, ma l'Alexander Nevsky di Schippers è travolgente, profondo, fiammeggiante, angosciante e cinematografico quanto si deve. Poi, se ha raggiunto esiti ottimi anche in Donizetti, buon per lui...
  15. Descrizione che si attaglia a una delle sue prove più sconcertanti cui abbia assistito. Pretre fu coinvolto in un progetto di esecuzione integrale semiscenica e multimediale del Martyre de Saint Sébastien di Debussy. Una cosa importante e originale perché prevedeva anche la proiezione di disegni realizzati per la coreografia e la scenografia della prima esecuzione (se non erro lo spunto era dato dalla ricorrenza di un anniversario). Purtroppo allo sforzo produttivo non corrispose una interpretazione musicale minimamente immedesimata. A una gestione perfetta dell'orchestra, che gli procurò ammirazione da parte dei musicisti, si abbinò una noiosissima non-interpretazione col pilota automatico che fu la prima causa dello scarso successo di un'operazione che avrebbe meritato molto di più. Qualche anno prima, invece, fu protagonista di esecuzioni fiammeggianti e assai convincenti, nello stesso concerto, della Mer di Debussy e dei Quadri di Mussorgsky-Ravel alla guida della London Symphony.
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