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Everything posted by Florestan
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Ci metterei anche Kleiber e il Giulini di Chicago:
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Dopo vari ascolti comparati, per me è piuttosto facile scegliere la migliore semi-integrale recente di Mahler: si tratta naturalmente di quella di Ivan Fischer con la Budapest Festival Orchestra; la direzione è attentissima e personale, sempre pronta ad evidenziare il lato più decadente ed estenuato della musica del grande compositore boemo, con l'adozione di tempi a volte meno frenetici di altri maestri del podio, ma proprio per questo spesso più allucinati ed espressionistici, senza sconfinamenti ipermodernistici ma in grado di restituire appieno e analiticamente il senso profondo degli apparenti ripiegamenti nostalgici nel passato e dell'impiego massiccio di materiali e strumenti di derivazione popolare o non musicale tout court; dell'orchestra, che altro dire se non che è una delle migliori compagini attuali, peraltro supportata da registrazioni allo stato dell'arte? E' una semi-integrale perché manca l'Ottava, ma è presente uno splendido Lied von der Erde. Il fratello di Ivan, Adam, ha inciso anche lui un'integrale (completa) a Dusseldorf, ma per quanto bene il direttore intenda la musica, la Budapest Festival Orchestra rimane di un livello superiore all'ensemble da lui diretto. Per quanto riguarda le singole uscite discografiche non storiche, fra tutte si segnala come molto interessante l'Ottava di Jurowski con la London Philharmonic.
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Su Amazon Italia ho trovato questa: Il finale scelto da Chailly qui è quello di Berio, ma tra i melomani (che sono per la stragrande maggioranza dei tradizionalisti) molti preferiscono quello di Alfano.
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A un undicenne che conosco e suona le tastiere piace solo Bach. Ovviamente il Bach dei minuetti e dei pezzi più brevi per clavicembalo, ma mi pare un ottimo inizio.
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Molto belli i due concerti per piano con Lars Vogt che dirige dalla tastiera la Royal Northern Sinfonia. L'orchestra non è certo fra le prime nel mondo, ma suona bene, e comunque qui è Vogt a prendersi la scena, con il suo pianismo che sembra fatto apposta per suonare questa musica.
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Sembra interessante: poi facci sapere cosa te ne pare.
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All'epoca erano pochi in grado di suonare Mozart senza renderlo pesante: giusto Walter, Krips e qualcun altro. Il Mozart di Bohm, a lungo celebrato, io non l'ho mai digerito, e quello di Karajan era anche peggio.
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La sua integrale sinfonica di Beethoven con i Wiener è storica. Certo, rispetto a Furtwaengler Schmidt-Issersteedt era un Kapellmeister, ma anche Eugen Jochum lo era. La verità è che rispetto alle letture di Beethoven di Furt, Klemperer, Walter, Toscanini, Szell e qualcun altro dell'epoca, tutti quanti allora in quel repertorio suonavano un po' anonimi, o almeno simili. Io la Nona di S.-I. l'ho ascoltata, ed è bella certamente, ma rispetto a quelle dei nomi che ho citato, e a quella di Fricsay, c'è un bel salto.
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Concordo in toto. Fra l'altro il Bruckner tardo di Haitink va nella direzione esattamente opposta a quello di Abbado a Lucerna, orchestra ad hoc che Hurwitz proprio non riesce a digerire, ma composta da fior di musicisti: ed è senz'altro preferibile quello di Abbado (la Nona, la Prima e la Quinta, in particolare, hanno una limpidezza che le rende superiori alle sue stesse pur notevoli incisioni con i Wiener). Così come l'integrale beethoveniana di Blomstedt con la Gewandhaus, lodata da Hurwitz, non è affatto diversa nei tempi né superiore, da nessun punto di vista, a quella di Abbado con i Berliner: a questi livelli, è solo questione di gusti. Discorso diverso in Mahler: in questo autore Abbado ha avuto effettivamente dei ripensamenti dalle prime incisioni (Chicago e Wiener) alle successive di Berlino o Lucerna; per come intendo io Mahler, non sono del tutto persuaso del suo nuovo corso, mentre trovo eccellenti le prime letture. Ma senz'altro Abbado ne sapeva più di me. Per quanto riguarda Wand, Hurwitz conduce da tempo una crociata quasi solitaria contro il suo Bruckner berlinese (ad eccezione della Quarta): ovviamente si tratta invece di esiti altissimi, forse definitivi, degni della migliore discografia su questo autore.
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Oltre ai nomi già fatti, segnalerei anche questi tre ottimi dischi: Ci sono tutte le opere principali, magnificamente interpretate. Osborne ha inciso anche Ravel e Messiaen, il suo Debussy è uno dei migliori su disco. In questo momento su Amazon vengon via tutti e tre a una cinquantina di euro, contro i sessantaquattro del box di Bavouzet (che però è un'integrale e dunque contiene proprio tutto quello che Debussy ha scritto per il pianoforte).
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Ussegnur, ma che razza di pezzo serebbe Jazzmesse? 😵💫 Torniamo alla musica. Fra gli interpreti del Fauré pianistico ci sono, semplificando al massimo, quelli che chiamo gli "orizzontalisti", cioè i pianisti che danno massimo rilievo alla melodia (Thyssens-Valentin, Francois, Heidsieck), che di solito adottano tempi più rapidi, e i "verticalisti", cioè coloro che cercano di valorizzare le armonie "impressioniste" e prenovecentesche proprie dell'autore (Doyen, Collard, Le Sage). Ultimamente sono usciti molti dischi interessanti, cito fra tutti quelli di Sally Pinkas, Lortie e Dumont, che gettano nuova luce su queste pagine meravigliose. Ma l'uscita forse più interessante è l'ascolto che qui propongo. Marc-André Hamelin ha smesso da un po' i panni del supervirtuoso per dedicarsi all'interpretazione, e i risultati sono ottimi. Il pianista canadese vede Fauré non solo come un grande melodista e come un anticipatore delle armonie di Debussy e Ravel, ma anche e soprattutto come un magistrale contrappuntista: in queste sue interpretazioni si sentono con una chiarezza incredibile non solo la linea melodica principale dei tasti medi del pianoforte, ma anche quelle dei registri acuti e gravi, senza che nessuna prevalga sulle altre, ma tutte insieme formano il discorso musicale, mai così intelligibile e coerente, dai primi pezzi agli ultimi e più rarefatti. Il risultato è un disco che rende giustizia come pochi a questa musica, conciliando il meglio delle tradizioni interpretative. Notevole. Dedicato a @Ives e a chiunque altro gradisca
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Oddio, la Fialdini...
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Qual era la trasmissione e chi era in studio? Vogliamo i nomi dei trogloditi. Ma come, si invita un direttore d'orchestra sulla principale rete nazionale e non si conosce neppure Nadia Boulanger?
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Condivido: Chailly non ha dato il suo meglio nell'800 tedesco, e comunque non è famoso per quello. Neeme Jarvi dei tempi d'oro non dirigeva proprio tutto: aveva un repertorio diverso da quello di Karajan, il tuttologo per eccellenza, e molti suoi dischi erano davvero memorabili (penso al suo Rimskij, al suo Dvorak e al suo Grieg).
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Ottimo no, ma meglio del suo Mahler, che Hurwitz invece adora e io trovo tecnicamente quasi perfetto, ma singolarmente privo di profondità. Anche la sua integrale beethoveniana lascia un po' il tempo che trova.
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Pardon 😂 Comunque Paavo ha diretto parecchio Bruckner, anche un'integrale a Francoforte caratterizzata da tempi generalmente concisi (nulla di paragonabile a un Roegner, ma è sempre un anti-Thielemann e forse anche più un anti-Eschenbach: basta confrontare i tempi dell'Adagio della Sesta). Non è il mio preferito in questo autore, ma a mio avviso una sua buona prova in Bruckner non è esattamente definibile come sorprendente.
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Gran bel disco. Ricambio con una splendida interpretazione di Daphnis et Chloé:
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Paavo in Mahler non è una sorpresa per me: aveva già diretto un'ottima Sesta a Tokio. Ovviamente chi è abituato a Bernstein o Tennstedt non va su Jarvi, ma quando l'estone dirige Mahler è comunque meglio di molti altri.
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Quell'integrale non mi aveva entusiasmato: l'orchestra c'era, la direzione meno. Vedremo se la sinfonia più difficile di Bruckner gli riuscirà meglio a Zurigo che a Francoforte...
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A parte la Quinta di Jochum del 1986 (magnifica) e forse la Settima di Haitink del 2006, se stiamo parlando di incisioni live non ne conosco neanche una...
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Bel box: c'è il Bruckner della Terza con i Wiener e delle ultime due sinfonie con il Concertgebouw (seconda registrazione, quella fuori dal box bruckneriano) - ma di quel periodo (a cui risalgono anche Quarta, Quinta e Te Deum con i Wiener e una splendida Settima con il Concertgebouw) va recuperato tutto perché è una delle alternative più rigorose (e di qualità...) alle letture "tradizionali" di Jochum e a quelle "oggettive" di Wand; ma c'è anche il Mahler della Nona (che ha riscosso consensi critici quasi unanimi) e quello forse più discusso della Sesta.
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Orchestra ad hoc fondata dallo stesso Adam Fischer nel 1987 per registrare le sinfonie di Haydn a palazzo Esterhazy: e qui comincia e finisce la prassi storicamente informata di quel box, anzi, non comincia proprio, perché molte delle sinfonie di Haydn (fra cui sicuramente le Salomon, o londinesi) non furono mai eseguite in quella sede, né furono mai neanche pensate per esserlo. Leggo che annovera componenti dei Filarmonici e dei Sinfonici di Vienna, dell'Orchestra di Stato Ungherese e altre rinomate compagini: e in effetti non suonano affatto male, ma l'audio riverbera troppo (i tecnici Nimbus evidentemente avevano un problema con i microfoni: gli era successa la stessa cosa con i box di Beethoven e Schubert della Hanover Band), ed è vero che soprattutto le ultime sinfonie sembrano eseguite con il freno a mano tirato, in particolare rispetto a Dorati (ma anche a Jochum e Szell). Per tornare sulle sinfonie giovanili di Haydn: il disco di Florilegium ce l'ho ed è magnifico, come tutto ciò che ho di Florilegium, peccato che dei lavori giovanili di Haydn abbiano inciso solo le cosiddette sinfonie delle ore del giorno. Per ascoltare un approccio con strumenti originali che inserisca questi lavori nel contesto della cospicua produzione coeva dell'autore bisogna rivolgersi al solito Hogwood, che infatti ho nominato; mentre nel caso delle ultime sinfonie c'è più scelta anche hip (oltre a Kuijken c'è anche il per alcuni versi migliore Bruggen), sul versante storicamente informato per l'immenso corpus delle sinfonie precedenti bisogna accontentarsi o di qualche singola uscita (Florilegium, Orchestra Barocca di Friburgo, la stessa Petite Bande) oppure di ciò che ha inciso Hogwood con l'AAM in anni pionieristici. Aspettando Antonini...
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Era evidentemente nel contratto con Naxos di Adam Fischer, dirigere anche Haydn con la Danish Chamber Orchestra dopo le integrali sinfoniche di Mozart, Beethoven e Brahms con la stessa compagine. La stroncatura di Hurwitz me l'aspettavo ed è arrivata puntuale, di Fischer (Adam) con i danesi il vecchio David aveva trattato alla stessa maniera i cicli di Beethoven e Brahms, mentre credo abbia recensito bene quello di Mozart.