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Snorlax

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Essenziale

Essenziale (6/21)

  1. Ma non era con la Orpheus? E' un cd che ho a casa, ma se l'ho ascoltato una volta è anche tanto, visto il mio amore per Mendelssohn...
  2. Ma figurati Maja, esagerato... troppa grazia! Beh Madiel, negli anni in cui visse Puccini, bisognava essere piuttosto miopi - se non del tutto ciechi - per non rendersi conto che ci fossero delle epocali battaglie sociali. Mai voluto insinuare che tu avessi annusato una certa vicinanza di Puccini al socialismo - o ancor di più, al marxismo - anzi, io pure vedo malsana - mi si perdoni l'aggettivazione - simpatia del Lucchese nei confronti delle classi meno abbienti, dico malsana perché è una simpatia che sfocia in un compatimento che - per usare le parole di Gramsci riguardo al Manzoni, che cito ancora (forse) impropriamente - non è altro che un atteggiamento "di condiscendente benevolenza, non di medesimezza umana", un atteggiamento tipicamente borghese - di mentalità borghese - che in qualche modo porta a fare il possibile affinché le cose non cambino più di tanto, concedendo - perché di concessioni si tratta - pure qualche contentino a questi poveri proletari. Insomma rappresentiamo i drammi del popolino angusto, l'importante è non dare loro troppa possibilità di rivalsa. ...e tenete conto che Il Tabarro - ma tutto Il Trittico in realtà - è una delle mie opere preferite in assoluto! P.s. Il fatto che Puccini non fosse nato ricco è ininfluente... borghesi si diventa!
  3. Hai ben ragione; meglio non pensare, piegare il capo ed incurvar la schiena. Per noi la vita non ha più valore ed ogni gioia si converte in pena. I sacchi in groppa e giù la testa a terra. Se guardi in alto, bada alla frustata. Il pane lo guadagni col sudore, e l'ora dell'amore va rubata.... Va rubata fra spasimi e paure che offuscano l'ebbrezza più divina. Tutto è conteso, tutto ci è rapito.... la giornata è già buia alla mattina. Hai ben ragione: meglio non pensare. Credo che le parole di Luigi siano più che eloquenti, e lascino poco adito a interpretazioni. Quello di Puccini è lo sguardo di un borghese ben posizionato che può guardare gli strati sociali più bassi anche con una certa empatia, ma è quella empatia di chi comunque guarda dall'alto al basso, senza partecipare - né realmente né intellettualmente - a quel disagio di classe che dalla seconda metà dell'Ottocento sarà sempre più profondo. Mi scuso anticipatamente col paragone improprio, ma Puccini mi pare una sorta di Manzoni laico aggiornato all'età giolittiana (vedasi le celebri parole di Gramsci sull'autore de I promessi sposi). La lotta di classe e il marxismo sono molto lontani dalla mentalità borghese del compositore, sebbene in Italia tra l'ultimo decennio del XIX sec. e il primo del XX il materialismo storico era l'argomento del giorno intorno al cui dibattito partecipavano i maggiori intellettuali del tempo, marxisti e non (p.e. Labriola, Croce, Gentile). In un certo senso le parole con cui il giovanissimo Gentile - un giovanissimo borghese - inizia il suo primo saggio sulla filosofia di Marx riassumono molto bene un preciso tipo di atteggiamento: "A sentire qualcuno, la preminenza scientifica spetterebbe oggi alle questioni sociali, ed esse costituirebbero, quantunque trattate già in ogni tempo e non perdute mai d'occhio, il carattere proprio dell'età nostra. Conviene, io credo, fin da principio mostrare quanto vi sia di esagerato in questa asserzione [...]". L'operazione che fa il ventenne filosofo siciliano è discutibilissima - infatti come si fa ad astrarre la teoria dalla pratica del marxismo? - e non stiamo qui a discutere del rapporto che ebbe l'idealismo attuale con il pensiero di Marx, dato che non voglio andare fuori tema - ma mi pare che la citazione gentiliana sia piuttosto emblematica di un certo modus cogitandi tipico dell'Italia del periodo, anche al di fuori dell'alveo strettamente conservatore.
  4. Darius Milhaud, La Creation du Monde, New World Symphony, Michael Tilson-Thomas Bel cd, notevole esecuzione di Tilson-Thomas e della sua orchestra giovanile. In dedica a @Madiel, @Majaniello, @Ives e a chiunque gradisca...
  5. E' proprio così! Il vero protagonista de Il Tabarro è la Senna e il suo scorrere inesorabile - citando quasi letteralmente l'arioso di Michele "Scorri fiume eterno", poi espunto dallo stesso Puccini - il resto è contorno, anche la vita stessa degli uomini che ne popolano le rive. Il leitmotiv principale dell'opera infatti, non è associato a un personaggio particolare, ma proprio al seducente fiume parigino. Tra l'altro Puccini prescrive che il sipario si alzi prima che incominci la musica, notevole trovata teatrale che focalizza ancor più l'attenzione dello spettatore sullo scenario, mettendolo in primo piano rispetto a tutto il resto.
  6. Mah, sembra quasi che abbiamo sentito due dischi differenti... ma il mondo è bello perché è vario! Pur con qualche difetto, io la trovo una delle incisioni più riuscite tra la serie delle incisioni pucciniane che la Tebaldi fece negli anni '50 per Decca. Capuana, pur non essendo un mostro di fantasia, si disimpegna abbastanza bene, ha una buona cura dello strumentale - pur con tutti i limiti dell'orchestra romana - e un afflato melodico generoso, senza troppo scadere in eccessivi sentimentalismi. Forse è vero - come peraltro afferma Giudici - che nel Finale del Secondo Atto, bisognava rischiare un po' di più, così risultando l'elemento di modernità un po' smussato, ma nel suo complesso l'opera è portata a casa con una certa disinvoltura. Non mi pare nemmeno che il cast vocale sia così fuori parte, anzi: la Tebaldi mi è sembrata più in parte che qui che in tanti ruoli che ha impersonato fino allo sfinimento. Per Del Monaco prendere o lasciare - ma sicuramente era stato più convincente con Mitropoulos - mentre MacNeil è uno dei Rance meglio cantati nella discografia - non troppo ampia - di quest'opera. Mi ripeto ancora una volta: eccezionali le parti di contorno, che poi tanto "di contorno" non sono in quest'opera.
  7. Allora sei a cavallo! Tra l'altro, anch'io da qualche mese sto implementando la passione malsana di scovare nell'usato le edizioni nelle lessuose vesti originali come era d'obbligo negli anni '80/'90... e se si trovano a prezzi stracciati si gode ancora di più!
  8. Ma perché snobbate questa?! Lo stereo Decca di fine anni '50 è splendido e la direzione di Capuana non deve preoccupare: siamo lontanissimi da quei battisolfa anonimi che talvolta la casa discografica inglese impiegava nelle incisioni operistiche di quel decennio (il peggio di tutti, Erede). La Tebaldi aveva preso molto sul serio questa incisione, preparandosi assai - d'altronde l'impervia parte di Minnie, non può essere affrontata a cuor leggero - Del Monaco, beh, fa Del Monaco e McNeil è un Jack Rance di grande voce e drammaturgicamente molto efficace. Il meglio lo danno le parti di contorno - particolarmente presenti in quest'opera - in cui sono scritturati fior fior di cantanti. Per me un disco da non sottovalutare. Mehta è una scelta quasi obbligata, ma attenzione al remastering per la collana The Originals: come più volte mi è capitato si è agito in maniera assai discutibile sull'audio originale, pompando alti e bassi. Suono innaturale e fastidioso - la gamma alta a me scartavetra le orecchie - e che toglie molto dettaglio nei medi orchestrali. Piuttosto orientarsi verso questa ristampa: ...quasi sembra un altro disco, che restituisce in maniera eccellente i fasti dell'incisione originale. Tra l'altro fino a poco tempo fa era in offertissima su JPC. Poi ci sarebbe anche un live scaligero di Maazel, che, nonostante io sia un fan di questo direttore, non conosco molto bene. So che è molto criticato per la protagonista, una poco ortodossa Mara Zampieri.
  9. La sconvolgente lettura di Maazel - così grandiosamente nichilista, quasi apocalittica mi verrebbe da dire - avrebbe meritato non solo altre voci, ma soprattutto ben altre condizioni di registrazione: è un live non troppo godibile, pieno di rumori di scena e con una ripresa del suono così così, che non rende giustizia alla miriade di inedite sfaccettature strumentali che il direttore franco-americano riesce a far emergere. Se può interessare, esiste anche una ripresa video della medesima serata:
  10. Sarà che sono costretto a casa dal covid - mannaggia! - ma dato che si parla di Puccini provo a buttarmi su una registrazione alquanto under the radar (per citare in nostro Hurwitz):
  11. ...appena ordinati su Discogs. Diciamo che @Majaniello mi ha dato il via, poi c'ho aggiunto del mio...
  12. André Jolivet, Suite en Concert, Manuela Wiesler, Kroumata Percussion Ensemble Questo va in dedica soprattutto a @Majaniello e @Madiel, ma estendo anche a tutti gli amici del Forum...
  13. In queste settimane non ho molto tempo per scrivere, ma stimolato dal tuo recente acquisto, ho rimesso nel lettore questo disco, secondo me tra me i più grandi mai incisi, e forse il culmine del percorso pucciniano del grande direttore siculo-veneziano. Ricordo ancora la prima volta che l'ascoltai, lo stupore fu così grande che quasi mi sembrava di sentire Tosca per la prima volta (e te lo dice uno che di Tosche ne ha altre 8 in discoteca). Se poi uno la segue con la partitura davanti, gode ancora di più...
  14. Anzi, per me sei stato fin troppo moderato...
  15. Cavolo, e io che pensavo di aver fatto l'affare a ben il triplo del prezzo! Pappano te lo consigliavo perché dal punto di vista orchestrale lo trovo un must per questo capolavoro pucciniano, avendo anche per le mani due gioiose macchine da guerra come London Symphony e Philharmonia. Per me imprescindibile. Se vuoi un Tabarro il più plumbeo e abissale possibile - per riprendere le tue aggettivazioni che calzano a pennello - allora Maazel (CBS) è il tuo uomo. Trovo la sua direzione potentissima dal punto di vista espressivo, checché ne dica Giudici, il quale in tal caso mi trova in grande disaccordo. Non conosco l'edizione video, ma ti do ragione su quella EMI, in quanto il cast va dal buono (Gianni Schicchi), al decente (Il Tabarro), al dir poco mediocre (Suor Angelica, con una protagonista alquanto disastrosa). Peccato, perché vista l'ottima direzione e le grandi orchestre impiegati, poteva diventare una bella reference. Per restare in tema, vi informo che oggi ho cominciato ad approcciare questa: E' un po' uno strazio, in quanto un'esecuzione del genere meritava una registrazione in studio - o, perlomeno, un live più "controllato" - che una testimonianza piena zeppa di rumori di scena, fracasso del pubblico e applausi che interrompono spesso il flusso musicale. Anche l'orchestra non è ripresa benissimo, si perdono un bel po' di dettagli. Diciamo che la direzione di Maazel è talmente grande che si sopportano anche le precarietà del caso, però che peccato! Apprezzabile anche la nostra Katia, più in forma di quello che pensavo. Conto di potervene parlare al più presto, sperando di averne i mezzi...
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