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Su Snorlax
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I successi di Snorlax

Essenziale (6/21)
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Trovato usato a basso prezzo e ordinato immediatamente. In discoteca ho molteplici Pelleas, ma tutti risalenti alla notte dei tempi, cercavo un'incisione che mi restituisse in maniera ottimale il particolare colore orchestrale di quest'opera - e con un cast il più possibile idiomatico - e ho optato per Dutoit e la sua sempre ottima compagine canadese. L'ho preso a scatola chiusa - senza nemmeno badare alla scheda di Giudici - e la tua approvazione mi rassicura, dato che il direttore elvetico mi aveva deluso non poco nella sua celebre incisione de Les Troyens (per inciso, una delle mie opere preferite in assoluto)...
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Allora avevo compreso bene. Il problema, da quello che rilevi, è che Patanè sovrappone tradizione e filologia, mescolando le due cose e facendo un po' di confusione. Esempio, la questione delle variazioni nelle arie... Tu sei stato chiarissimo, era proprio il testo originale a lasciarmi un po' perplesso in alcuni punti. Riassumendo in poche parole si potrebbe dire così: Patanè perviene ad alcuni risultati para-filologici in maniera inconsapevole, o meglio, non lo fa di proposito, ma solo perché certe scelte suonano più persuasive alle sue orecchie d'interprete! Perfetto, ammetto di essere da sempre un seguace inconsapevole di Patanè!
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Ti ho taggato perché avevo la certezza che questa intervista avrebbe stimolato il tuo interesse! Ti dirò la verità, pur comprendendo abbastanza bene le ragioni di Patanè, non capito bene come lui intenda il concetto di tradizione. In ogni caso, leggendo Giudici - che apprezza molto l'incisione in questione - sembra che il direttore napoletano voglia, fortunatamente, fare piazza pulita di tutte le varie "mossette, smorfiette, vocette da commedia" che spesso corrodevano le esecuzioni di trent'anni prima - come esempio estremo ricordo un live al MET con un giovane Di Stefano inascoltabile in questo senso - e presentare l'opera nella sua assoluta integralità, tant'è che è una delle poche registrazioni che sta in tre cd invece dei soliti due. Io mi aspetto un'esecuzione di grande musicalità e teatralità, staremo a vedere. Ma sono fiducioso. Al solito ti ringrazio per le tue considerazioni, che meriterebbero più approfondimento, non la banalità della presente risposta...
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Ringrazio moltissimo @Wittelsbach per l'ottima recensione de Il Barbiere di Previtali. Non ho ancora trovato un'incisione che si ponga al suo fianco per idiomaticità, freschezza e senso del teatro (forse Gui è l'unico che può competere). Tuttavia in discoteca posseggo solo incisioni molto antiche dell'opera rossiniana e da tempo vado in cerca di qualcosa di più sonicamente appagante e di conseguenza registrato in tempi più recenti. Da qualche anno inseguo questa registrazione, che proprio stamane ho ordinato su ebay, vista la spinta rossiniana del Bavarese del Forum: ...registrazione che è fuori catalogo da un bel po', e che finalmente sono riuscito a procacciarmi ad un prezzo decente. Non ho voluto sentire nemmeno un anticipo su Spotify, per non rovinarmi l'effetto sorpresa, ma la presenza di Patanè sul podio - per me uno degli artisti più sottovalutati della sua generazione - mi rassicura affatto. Testamento discografico - per alcuna critica anche piuttosto controverso - del direttore napoletano, le cui intenzioni vengono ben delucidate in un intervista rilasciata poco prima della sua prematura morte: Torniamo a questo Barbiere che sta registrando per la Decca. Quali opere di Rossini rientrano nel suo repertorio? Beh, a parte la Matilde di Shabran e simili che non ho mai sentito in vita mia, ho diretto tutte quelle del repertorio corrente: Cenerentola, Italiana in Algeri, Mosè, Barbiere, Guglielmo Tell. Per questa incisione di Barbiere quale edizione è stata scelta? Dunque, noi sappiamo benissimo che c'è una revisione 'Zedda', riportata alla partitura originale. Noi l'abbiamo evitata per due ragioni: una è che la terza edizione fedele a questa revisione sarebbe stata perfettamente inutile, non perché la partitura non sia valida, anzi devo dire che Zedda ha fatto un lavoro onorevole e lo si deve ringraziare per aver portato alla luce quelle che erano le prime intenzioni del compositore. Esistono però anche delle tradizioni da rispettare: essendo io un maestro di tradizioni, ho voluto incidere un Barbiere tradizionale, senza per questo voler andar a priori contro la versione Zedda, ma con l'intenzione di realizzarne la prima edizione 'tradizionale' in digitale. La seconda ragione sta nel fatto che la tradizione ha un senso, intendendo con questo termine tutti quegli accorgimenti che l'autore, d'accordo con il direttore d'orchestra dell'epoca, ha accettato. Per esempio nella Sinfonia è stato innestato un trombone, perché il risultato sonoro con i soli contrabbassi non veniva fuori. Sono state aggiunte due battute nel concertato del primo atto perché sembrava 'non logico' avere due battute in meno. In questo stesso brano si è deciso di affidare l'intervento di Don Bartolo a Don Basilio, anche perché «Guarda Don Bartolo! Sembra una statua! Fiato non restagli da respirar» fa sottintendere che Don Bartolo non canti. Ma i maggiori interventi si sono fatti comunque a livello orchestrale. Vocalmente ci sono stati molti cambiamenti? All'epoca di Rossini erano accettate le variazioni che i cantanti si permettevano di fare nelle riprese di una strofa, che veniva sempre variata. Anche questo fa parte della tradizione, perché un'usanza che da Rossini a Donizetti trovava tutti gli autori concordi e contentissimi è senz'altro da recuperare. Le variazioni da chi sono state scritte? Non esistono variazioni per questa o quella opera, tanto che si può trovare grosso modo la stessa cadenza sia nell'aria del baritono del Trovatore che in quella del tenore della Lucia. Generalizzando, si può dire che in quasi tutte le opere la cadenza rimanga la stessa. Di conseguenza non sono stati fatti studi particolari. Si sono evitati abbellimenti e si sono accettate alcune variazioni, soprattutto nell'aria di Rosina, scritte nel nostro caso per registro di mezzosoprano. Questa scelta è stata sua o della Decca? È stata presa di comune accordo, con l'idea precisa di realizzare un Barbiere non freddo ma quasi live, in cui dominasse lo spirito teatrale. Abbiamo di conseguenza curato molto bene i recitativi ed anche il movimento scenico, cercando di dare con il cambio dei microfoni l'effetto di lontano-vicino, interno-esterno. I tagli sono stati tutti riaperti? Si, perché oggi si usa trasferire in disco tutto quello che è stato scritto. Io mi sono adeguato a questa usanza anche se confesso di non essere del tutto convinto, perché i tagli hanno un senso, un significato più che altro teatrale, accettato dall'autore. In disco non mi danno fastidio, ma in teatro non farei mai un'edizione integrale. Verrà inclusa quindi anche l'aria finale del tenore? Noi l'abbiamo incisa, ma, se decideremo di inserirla, la posizioneremo alla fine dell'opera, come appendice. Questa è un'aria che fu tolta da Rossini dal Barbiere e innestata nella Cenerentola per il mezzo-soprano, quindi fu egli stesso che non volle che comparisse nel Barbiere, anche perché è di una difficoltà enorme per il tenore. Comunque solo l'aria è stata tolta dal contesto, mentre il recitativo tra il Conte e Don Bartolo è stato mantenuto. Ai cantanti è stata lasciata una certa libertà interpretativa? Abbiamo scelto d'accordo con i cantanti un'impostazione precisa, un'unica linea interpretativa, che è stata realizzabile grazie ad una compagnia di elementi disponibili e anche molto validi. Oltre a Nucci, alla Bartoli, a Matteuzzi, a Burchuladze, voglio ricordare Fissore, uno dei migliori Bartoli d'oggi, se non il migliore. Come si è trovato con l'Orchestra del Comunale di Bologna? Il risultato musicale è abbastanza soddisfacente, perché, nel responsabilizzare un po' tutti, l'orchestra alla fine ha reso. Sa, quasi tutte le orchestre italiane non sono abituate alla disciplina discografica e tendono per questo ad essere un po' rumorose. È questione di mentalità, che spero si cambi al più presto, in modo che le case discografiche tornino ad incidere di nuovo in Italia, perché il suono delle nostre orchestre per l'opera italiana e l'ideale. Purtroppo mancano anche le sale d'incisione e se si pensa a Santa Cecilia, che è una delle migliori orchestre europee ma che è priva di una sala da concerto e di una d'incisione, si può ben capire perché rimanga senza un'attività discografica. ...forse anche all'amico @Majaniello può interessare...
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La mia registrazione preferita della celeberrima opera rossiniana...
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Sì. non ho mai capito tutto questo entusiasmo per il Sacre di Chailly, registrazione eccezionale dal punto di vista tecnico, un vero inno al virtuosismo orchestrale, che però io ho sempre trovato interlocutoria dal punto di vista interpretativo, in quanto piuttosto fredda e pure un po' patinata, anche se l'orchestra di Cleveland lascia effettivamente a bocca aperta. Dorati con Stravinsky secondo me c'ha sempre preso, sia in casa Mercury che in Decca. L'Uccello di fuoco l'ho sempre trovato alquanto noioso, ma ammetto che in questo caso è il balletto in sé a non avermi mai appassionato - a me sembra un bel pacco - tant'è che preferisco ascoltarmi le abusatissime suites. Bartok io lo trovo eccezionale, il Mandarino Decca è sempre stata una delle mie personali references, anche se la vecchia edizione Mercury resta un classico intramontabile. Ripeto, di quel cofanetto non c'è niente che trovo poco riuscito... Forse il primo disco dedicato a Ciaikovskij, in quanto nettamente inferiore rispetto alle precedenti incisioni anni '50 con l'orchestra di Minneapolis in grande spolvero... Dai ragazzi, questa tamarrata è un classico intramontabile!
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Cofanetto uniformemente eccellente che, confesso, ho acquistato immediatamente nonostante io abbia numerosi doppioni. Il Dorati terminale per Decca è sicuramente meno celebrato rispetto a quello del periodo Mercury, ma a torto: queste incisioni non hanno nulla da invidiare a quelle giovanili - ho pure alcune delle suddette in discoteca - anzi, talvolta, a mio parere riescono pure a superarle, soprattutto in termini di bellezza fonica, questa davvero eccezionale. Non concordo con Hurwitz per quel che riguarda il Sacre: Dorati/Detroit è da sempre una personale reference - che preferisco di molto alla blasonatissima Chailly/Cleveland, sempre per restare in casa Decca - anzi, posso dire che è proprio grazie a questa particolare incisione che ho scoperto sul serio il celeberrimo balletto stravinskiano. Pure Strauss è molto buono, anche un pezzo come lo Zarathustra, di cui non manca un certo numero di eccellenti registrazioni ne esce molto bene. Tutto questo per dire che è un boxino che consiglierei a occhi chiusi!
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Questa cosa mi fa sempre inca**are come una jena! Da un bel po' di anni alcune case discografiche (soprattutto ad alto prezzo, l'esempio della BIS che hai fatto è particolarmente calzante) tirano fuori dal cappello i packaging più stravaganti e al contempo meno pratici possibili. In pratica è quasi impossibile estrarre il CD senza graffiarlo! O, ancor peggio, i cd arrivano già graffiati in quanto non è nemmeno fattibile confezionarli, robe da matti! Io non so come possano essere immessi nel mercato prodotti del genere, un vero insulto al concetto di user-friendly...
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Io di Hahn ho solamente qualche assaggio in quest'ottimo disco: ...e in questi giorni rimettendolo sul piatto, mi sono entusiasmato a tal punto che non ho potuto fare a meno di ordinare immediatamente l'integrale! La quale, oltrettuto gode di ottime recensioni... in effetti la maggior parte delle iniziative e dei prodotti della Fondazione Bru Zane sono di ottima qualità...
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Gaetano Donizetti, Lucrezia Borgia, J. Sutherland, G. Aragall, M. Horne, I. Wixell, London Opera Chorus, National Philharmonic, Richard Bonynge Non ho mai nascosto la mia grande passione per il compositore bergamasco, che non mi stancherò mai di ascoltare, anche nelle opere ritenute minori. Sicuramente minore non è questa bellissima Lucrezia Borgia, così com'è infarcita di grande musica dall'inizio alla fine. Opera prettamente romantica nelle sue atmosfere notturne, felpate, spesso sussurrate, atmosfere che innervano impalpabilmente anche i momenti più concitati e pomposi. Cast eccellente coordinato dall'ottimo Bonynge: come c'è da aspettarsi il risultato più interlocutorio arriva dal Gennaro di Aragall, anche se per la suprema bellezza del timbro gli si perdona una caratterizzazione appena abbozzata e una linea del canto non sempre ineccepibile. Ottimi coro e orchestra, eccezionale la ripresa del suono, come da prassi Decca anni '70. ...in dedica a tutti gli amici del Forum, ma in particolare a @Majaniello, @Wittelsbach e @Pinkerton...
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Eh ma è più semplice bruciare una pagliuzza che spostare una trave...
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Scusatemi se dico la mia, ma francamente io trovo desolante l'esternazione di Uto Ughi, e vi spiego perché: 1) afferma un'ovvietà al limite del banale; 2) queste ripetute polemiche di Ughi nei confronti di personalità musicalemente irrilevanti (e sto usando un eufemismo) si possono tradurre così: ehi ragazzi, ricordatevi di me che sono stato un grande anche se adesso non mi caga più nessuno! Proprio di queste prosopopee si alimentano queste meteore del pop, di cui tra qualche anno non avremo più alcuna notizia. Più che giustamente, direi. Voi non trovereste imbarazzante, che ne so, Garrone (anche se il paragone con Ughi non è azzeccatissimo, visto che il regista romano di bei film ne sforna con una certa costanza) che si lamenta delle pellicole di Neri Parenti, affermando che queste non sono vero cinema etc.? Io, francamente, sì.