Dilettante nel senso che lo faceva per diletto?
Per certi versi sì, anche se era un venale di nulla.
D'altronde, un altro dilettante allo sbaraglio, tale Pierre Boulez, lo considera uno dei più grandi compositori del XX secolo.
Ascoltare anche i lavori orchestrali, ascoltare "The Yellow Shark" e poi valutare la sua preparazione musicale.
Nell'ambito rock è senz'altro un rock molto elaborato, mai scontato. Non è mai stato un tipo da hit parade. Scriveva spesso testi demenziali, volutamente demenziali, perché voleva che ci si concentrasse di più sull'aspetto musicale, su certi particolari. Altre volte voleva semplicemente provocare.
L'importante è che Zappa non si prendeva mai troppo sul serio, e anche noi possiamo evitare di farlo e vedere di goderci il suo immenso lavoro.
Per rendersi conto di cosa faceva Zappa nelle composizioni rock vi porgo un esempio tratto dal suo secondo album - Absolutely free - con questa canzone che con il mio fido chitarrista abbiamo riportato a una forma essenziale:
Tra le varie situazioni (in parte si trova scritto "Tempo di Beach Boys") c'è anche una sezione perfettamente dodecafonica, sviluppo di un valzer stile Pierrot Lunaire che aveva scritto a 16 anni, e nell'originale c'è un quartetto d'archi che suona. Di sicuro un pazzo eccentrico.
Il suo riprendere stili differenti e rimescolarli, capovolgere gli schemi convenzionali, è grosso modo un'operazione simile a quella che farà a partire dagli anni '90 un altro grandissimo, però del cinema: Quentin Tarantino.
Potrei stare qui per ore a parlare di Zappa, a portare esempi e far notare particolari. Un personaggio avanti anche da un punto di vista della registrazione in studio (molti suoi live sono montati prendendo per una data canzone la linea di basso da un concerto, l'assolo da un altro, la batteria da un altro ancora, ecc...), dell'elettronica.
Zappa è un mondo che non si finisce mai di esplorare. La prova ce l'ho avuta oggi beccando questo (ascoltate dal minuto 1:58):
Ah, come suona l'ode al Sofa!